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mercoledì 30 novembre 2011

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Studio: laptop Wi-Fi possono danneggiare lo sperma

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29 NOVEMBRE 2011DA TREVOR MOGG

Ragazzi, ascoltate. Utilizzando il vostro computer portatile con la connessione Wi-Fi per ore può essere sconvolgente alcuni organismi viventi vicino - cioè. il tuo sperma.

Padri wannabe potrebbe desiderare di prendere atto, come secondo una ricerca condotta da scienziati provenienti dagli Stati Uniti e Argentina, uso prolungato di un computer portatile posizionato sul vostro giro con Wi-Fi acceso danneggiare lo sperma.

In un esperimento, i campioni di sperma di ogni donatore sono stati separati in due pentole, un servizio della BBC ha spiegato. Uno è stato collocato vicino a un computer portatile con la funzione Wi-Fi attivato e lasciato per quattro ore, mentre l'altro è stato messo nelle stesse condizioni ambientali ma questa volta non c'era presente laptop.

Alla fine dell'esperimento, gli scienziati hanno scoperto che il 25 per cento dello sperma che era stato lasciato con il portatile aveva rinunciato alla lotta (es. nuoto fermato circa) e aveva anche subito dei cambiamenti nel loro codice genetico. Per lo sperma senza il computer portatile, il non nuotatori cifra era del 14 per cento.

Mentre gli scienziati riconoscono che il calore può danneggiare lo sperma, ma credo che non sia questa la causa del effetto negativo. Invece, essi credono radiazione elettromagnetica può essere il colpevole.

Le loro scoperte sono pubblicate nella rivista Fertility e Sterility rispettato. "I nostri dati suggeriscono che l'uso di un computer portatile connesso in modalità wireless a Internet e posizionato vicino agli organi riproduttivi maschili può ridurre la qualità dello sperma umano", hanno scritto gli scienziati nella loro relazione.

Presidente della Società per la Riproduzione Maschile e Urologia, Robert Oates, in discussione i risultati, dicendo a Reuters: "Questa non è vita reale biologia, questo è un ambiente completamente artificiale. E 'scientificamente interessante, ma a me non ha alcuna rilevanza biologica umana ".

Per mantenere sperma sano, Oates ha detto che "restare magro, mangiare cibi sani, l'esercizio, non assumere droghe e non fumare" sono i fattori più importanti.

Chiaramente, più ricerca deve essere fatto per stabilire se utilizza un computer portatile sulle ginocchia per un periodo prolungato di tempo ha alcun effetto sugli spermatozoi.

Naturalmente, alcuni di buon senso è necessaria quando si utilizza un computer portatile caldo vicino al vostro particolari. La BBC riporta il caso di un uomo sfortunato, ma che un tale incidente non piuttosto petizione di principio "bruciato il suo pene dopo l'utilizzo di un computer portatile appoggiato sulle ginocchia per un lungo periodo.": Perché non ha fatto rimuovere il computer portatile prima la sensazione di bruciore iniziare?

Consigli: Se si deve usare il portatile nel nudo, meglio tenerlo lontano dalle tue parti private.

[Fonte: BBC / Reuters ] [Immagine: Tatiana Morozova / Shutterstock ]

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Maggiori Informazioni: esperimento , laptop , computer portatili , sperma , studio

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Curiosità-Gorilla cambia paese per amore | Dal mondo

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Una gorilla, la prima nata nello zoo di Praga, ieri ha lasciato la sua città natale per volare a Madrid, dove c'è un potenziale compagno che l'aspetta. Moia, questo è il nome della gorilla, emigra per 'amore', la prima gorilla nata nello zoo di Praga, uno dei simboli della citta'. I media hanno salutato in massa, all'aeroporto, Moia, che fra due settimane compira' 7 anni, c'era anche il sindaco della capitale ceca Bohuslav Svoboda, secondo il quale Moia era diventata ''simbolo di Praga gia' al momento della sua nascita nel 2004''.

Questo Natale fai qualcosa di speciale, scegli Amnesty International!

HOMO CYBERNETICUS - Frustrazione ciibernetica

HOMO CYBERNETICUS - Frustrazione ciibernetica
LA STELLA MARINA CIBERNETICA
Post n°258 pubblicato il 30 Novembre 2011 da BROWSERIK

Tag: robotica
La hanno costruita all'università di Harvard. Soffice e snodabile, può fare movimenti che i robot normali si sognano 29 novembre 2011 di Philip Di Salvo Costruito con elastomeri e mosso dall' aria compressa, questo mini-robot è stato ispirato dai calamari e dalle stelle marine. Per via della sua morbidezza e della sua elasticità, è in grado di fare movimenti molto meno meccanici dei suoi colleghi. Striscia, si solleva da terra e si infila sotto agli ostacoli grazie a delle camere d'aria che si gonfiano per consentire il movimento. Per esempio, è in grado di scivolare sotto un piatto di vetro sollevato da terra di 2 centimetri in meno di un minuto, come se fosse un insetto.


Lo hanno progettato e costrutito George Whitesides e Robert Sheperd dell' Università di Harvard. Questo robot soft è meno esposto ai danni cui solitamente la categoria è esposta, come cadute e urti, ma hanno comunque dovuto notare come i materiali morbidi siano meno resistenti a oggetti appuntini come vetri rotti o punte. Di certo questo robottino ad aria compressa sembra meno ingessato di quanto abbiamo visto finora in fatto di robotica.

Biotecnologie: in Italia tanta ricerca ma pochi brevetti - Wired.it

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Siamo indietro. Siamo tra i più bravi in termini di conoscenza nel mondo ma non sappiamo come fare a trasferire quello che impariamo e scopriamo nei nostri laboratori di ricerca. Soprattutto per quanto riguarda il biotech. I dati presentati nel corso del convegno Bioeconomy al Maxxi di Roma, parlano chiaro: il nostro paese è quarto al mondo in termini di pubblicazioni scientifiche nel settore delle biotecnologie, ma quando poi si tratta di tradurre in brevetti queste scoperte siamo superati da altri che sono meno studiosi di noi, come, per esempio la Francia. I dati sono stati raccolti nel volume Il valore economico delle scienze della vita, il primo studio econometrico italiano effettuato da un gruppo di ricerca dell’ Imt AltiStudi di Lucca, coordinato dal direttore Fabio Pammolli.

L’Italia, quarta per numero di pubblicazioni e rilevanza dopo Us, Uk e Germania, produce il 6% circa delle pubblicazioni mondiali nelle scienze della vita, con capacità distintive soprattutto sul fronte medico. Il nostro Paese, tuttavia, scende al quinto posto, ampiamente superata dalla Francia, se si considera il dato riferito ai brevetti europei e gli inventori localizzati in Italia. Gli inventori italiani localizzati in Italia, infatti, producono il 3% circa dei brevetti europei nelle scienze della vita. Lo iato tra capacità di ricerca fondamentale e collocazione del Paese per capacità innovativa e di sviluppo tecnologico appare ancor più marcato se si considerano i brevetti depositati negli Stati Uniti. In questo caso, la quota italiana scende al 2%,contro il 5% della Francia. In sintesi, mentre la produzione scientifica dell’Italia nelle scienze della vita va consolidandosi e i dati recenti mostrano un sorpasso sulla Francia, non ci sono ancora segnali sufficientemente forti di ripresa sul fronte delle capacità di sviluppo industriale. Lo studio presenta dati originali anche su alcuni aspetti più controversi della ricerca nelle scienze della vita, dalle biotecnologie al settore farmaceutico.

È vero che gli anni più recenti ci consegnano una crisi di produttività della ricerca scientifica e tecnologica in campo farmaceutico? Se questa crisi di produttività è reale, come può essere spiegata? Che conseguenze produrrà sulla crescita e sul capitale umano?

Lo studio rivela che, in realtà, le nuove scoperte scientifiche nei campi della biologia molecolare e delle biotecnologie hanno contribuito all’avanzamento della frontiera della ricerca e, tuttavia, alte rimangono l’incertezza e la difficoltà da superare, soprattutto nelle aree terapeutiche più complesse. Le nuove scoperte scientifiche hanno migliorato sensibilmente la nostra comprensione dei processi biologici e dei meccanismi che sottostanno a diverse patologie, ma hanno al contempo aumentato le possibili strategie di ricerca, anche in aree relative a patologie precedentemente ritenute intrattabili.
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Una nuova direttiva Ue fa tremare Facebook (che sta pensando di quotarsi) - Wired.it

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l modo in cui gestisce i dati dei suoi utenti potrebbe essere la nuova spina nel fianco di Facebook, almeno in Europa. Una nuova Direttiva europea in fatto di pubblicità e dati sensibili potrebbe costringere i social network a un giro di vite sulla gestione a fini commerciali delle informazioni degli iscritti. E proprio il sito di Mark Zuckerberg è il primo indiziato. Facebook utilizzerebbe software sofisticati per raccogliere quanti più dati possibili dai profili con lo scopo di girare queste informazioni – preziosissime per il direct marketing e la pubblicità mirata – alle aziende, senza che gli utenti ne siano effettivamente consapevoli. La nuova direttiva, che dovrebbe essere promulgata in gennaio mira a bloccare questa pratica, a meno che l’utente non faccia esplicita richiesta o accetti di essere utilizzato come fonte di dati pubblicitari.

La stessa Viviane Reding, vice presidente della Commissione Europea, ha dichiarato che la nuova direttiva andrà a emendare la legislazione corrente in fatto di protezione dei dati, aggiornandola al progresso tecnologico e facendo riferimento esplicito ai social media: “ Mi appello ai provider, e in special modo ai social media,affinché siano più trasparenti sul modo in cui operano. Gli utenti devono essere a conoscenza di quali dati vengono raccolti, utilizzati e per quali scopi”. Le informazoni messe in magazzino da Facebook andrebbero infatti ben oltre le nostre preferenze commerciali (I nostri Like sul sito) ma interesserebbero anche i dati sensibili relativi al nostro orientamento politico o religioso, il background culturale o i mutamenti nello stile di vita. E persino il contenuto delle nostre conversazioni private. Tutto quello che facciamo online su Facebook lo faremmo, in sostanza, per Facebook e per il suo sviluppo commerciale.

L’ Article 29 Data Protection Working Party, il watchdog della Ue sui dati personali si riunirà la prossima settimana per discutere di un eventuale controllo su Facebook in Irlanda, dove hanno sede gli uffici internazionali dell’azienda. Sotto investigazione potrebbero finire cose come le condizioni di utilizzo e le loro 4mila parole date da leggere al momento dell’iscrizione ai nuovi utenti, che sarebbero fumose e poco chiare, e di certo non invoglierebbero alla lettura. A questo proposito si è espresso anche un portavoce dello Uk Information Commissioner, che fa parte per del working party Ue, dicendo che “ se i dati personali sono girati a terze parti o usati per pubblicità mirata, questo dovrebbe essere reso più noto agli utenti al momento dell’iscrizione al sito e ribadito quando gli utenti sono invitati a utilizzare un’applicazione”.

Facebook traccerebbe i nostri movimenti sul network con il classico sistema dei cookies, registrando i nostri likes o semplicemente le nostre visite a determinate pagine, facendo uno screening delle nostre attitudini, generando così buona parte dei suoi introiti, in massiccia parte generati dalla pubblicità online.
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LinkedIn arriva in Italia - Wired.it

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DAILY WIRED NEWS INTERNET
LinkedIn arriva in Italia
Siamo il paese con il tasso di crescita più sostenuto, dopo la Turchia, così il social network professionale ha aperto una sede a Milano
29 novembre 2011 di Martina Pennisi
Dopo Amazon, è la volta di LinkedIn. Il social network professionale ha tenuto a battesimo oggi l'apertura della prima sede italiana, situata vicino alla Stazione Centrale di Milano presso la BlendTower. A fare gli onori di casa Marcello Albergoni, manager appena reclutato - sembra proprio attraverso LinkedIn - dal gruppo di Palo Alto. In sede, per ora, dieci persone votate principalmente alla causa commerciale. Come avveniva già sfruttando la base di Dublino (200 dipendenti), utenti e aziende potranno chiedere supporto ai nuovi operatori tricolori e la presenza degli stessi permetterà alla società di ingolosire un numero sempre cresce di realtà.

Il Belpaese si va ad aggiungere alle sedi di Parigi, Stoccolma, Londra, Monaco, Amsterdam e la già citata Dublino in virtù del sostenuto tasso di crescita degli iscritti nell'ultimo anno: su LinkedIn siamo oggi 2 milioni circa e l'anno scorso eravamo più o meno la metà, +107%. L'11%, e la propensione al mobile non è una novità, accede al social network tramite telefono cellulare. "Il tasso di crescita è inferiore solo a quello della Turchia", spiega il responsabile dell'area Emea del gruppo Ariel Eckstein, aggiungendo che l'intenzione è quella di " stringere nuove partnership". Il contributo al fatturato delle aziende che si affidano a LinkedIn per cercare e assumere dipendenti è in tutto il mondo pari al 30% (50% pubblicità e 20% utenti Premium). A fronte di 5mila clienti in tutto il mondo, la Penisola risponde con una quarantina di realtà e, come conferma a Wired.it Albergoni, " un approccio commerciale localizzato può aiutare anche le piccole e medie imprese nostrane a conoscere e sfruttare la soluzione". Le aziende italiane presenti fanno principalmente capo alle aree di information technology, telecomunicazioni, marketing e pubblicità. La crisi economica fa gioco alla causa: secondo una ricerca realizzata da Ipsos per l'occasione, il 52% degli utenti italiani di LinkedIn è pronto a fare la valigia, direzione Europa e Stati Uniti, per fare carriera e, nonostante l'aria pesante che si respira, gli internauti nostrani rimangono ambiziosi e motivati. Il 67% delle aziende, inoltre, non sembra intenzionato a mettere mano al numero di dipendenti da qui al 2012 se non per aumentarlo, quantomeno è ciò che emerge dal sondaggio di Ipsos.

Con i suoi 135 milioni di utenti in tutto il mondo, LinkedIn ha rastrellato 139 milioni di dollari nel terzo trimestre del 2011. Il dato è in crescita del 126% rispetto al 2010 e porterà in alto i calici degli investitori, essendo il social network sbarcato a Wall Street a fine maggio. Oltre alla sede meneghina, oggi è stato tolto il velo a quella brasiliana.

Arriva il chip quantistico - Wired.it

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Un chip di vetro, largo circa un paio di centimetri, con circuiti ottici scritti con il laser. Piste dove far viaggiare i fotoni, invece degli elettroni, per l’elaborazione delle informazioni (i cosiddetti qubit, ovvero quanti di informazione). È questo l’ultimo contributo italiano alla creazione dei computer quantistici: una porta logica con circuiti ottici integrati, il cuore degli elaboratori del futuro. A realizzarla (con brevetto già depositato) sono stati i ricercatori dell’ Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr (Ifn-Cnr), il gruppo di Ottica Quantistica della Sapienza Università di Roma, e il Politecnico di Milano.

Come suggerisce il nome, una porta logica è un componente informatico in grado di eseguire delle operazioni logiche (elaborando segnali binari, ovvero l’1 e lo 0). Quella sviluppata dai ricercatori italiani, CNOT (da photonic controller - controllo ottico - e NOT, ovvero del tipo che inverte il segnale in ingresso ) è dotata di circuiti ottici integrati, e permetterà ai computer nei quali verrà implementata di raggiungere elevate velocità di calcolo rispetto ai computer tradizionali.

Per scrivere questi circuiti su questo piccolo chip di vetro gli scienziati hanno utilizzato una particolare tecnica: impulsi laser di brevissima durata (appena 100 milionesimi di miliardesimi di secondo) che funzionano come una sorta di penna ottica. In questo modo i ricercatori sono riusciti a dimostrare di poter realizzare un componente miniaturizzato dei computer quantistici con estrema precisione.

Ma la scoperta dei ricercatori, pubblicata su Nature Communications, non è importante solo per lo sviluppo dei computer quantistici. La ricerca infatti apre le porte allo studio di fenomeni fisici quali il trasporto e le transizioni di fase in sistemi a stato solido, lo studio del processo di fotosintesi e l’analisi delle interazioni tra particelle elementari, come spiega Fabio Sciarrino della Sapienza Università di Roma, uno degli autori : “Utilizzando la tecnologia integrata abbiamo recentemente studiato il moto di due particelle, bosoni o fermioni, in un reticolo: un fenomeno denominato quantum walk . Questo è un primo passo verso scenari più complessi, il nostro obiettivo è quello di investigare entro pochi anni problemi che non siano simulabili con un computer di tipo classico”.

I cellulari sono cancerogeni? - Wired.it

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DAILY WIRED NEWS SCIENZA
I cellulari sono cancerogeni?
Si riaccendono le polemiche sulla pericolosità dei telefoni senza fili. Le evidenze finora raccolte sono rassicuranti, ma gli effetti a lungo termine rimangono controversi
29 novembre 2011 di Daniela Cipolloni
Cellulari nell’occhio del ciclone, all’indomani dell’ inchiesta di Report sui potenziali rischi per la salute degli apparecchi di telefonia mobile. Sotto accusa le onde elettromagnetiche a radiofrequenze, da tempo sospettate di provocare l’insorgenza di tumori celebrali. Il dibattito è di scottante attualità, dal momento che circa cinque miliardi e mezzo di persone nel mondo possiedono un telefonino e moltissimi trascorrono la giornata con lo smartphone tra le mani o incollato all’orecchio. Come stanno le cose? Difficile emettere una sentenza definitiva. Le prove finora raccolte non permettono né di stabilire, né di escludere con certezza, che parlare al cellulare faccia male alla salute. Dopo la ricostruzione di Report, però, viene da allarmarsi.

Un breve riassunto. L’anno scorso l’ Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, per la prima volta si è sbilanciata. Sulla base di una revisione delle evidenze scientifiche, ha stabilito che i cellulari siano da considerarsi “ potenzialmente cancerogeni”. Pertanto, sono stati inseriti nel gruppo di pericolosità 2B, insieme ad altre sostanze forse rischiose, forse no, come il caffè, i sottaceti e i pesticidi. La decisione, come ha ricostruito la trasmissione di Milena Gabanelli, è stata combattuta e controversa. Solo un anno prima, il pluriennale e plurimilionario progetto Interphone, coordinato dallo stesso Iarc, era arrivato alla rassicurante conclusione opposta che “ l’uso del telefono cellulare non risulta legato allo sviluppo di tumori cerebrali”. Perché questa discrepanza? Report ha portato a galla un’oscura trama di conflitti d’interesse. Gli studi epidemiologici, infatti, sono stati cofinanziati dalle industrie dei telefonini, in deroga ai principi d’indipendenza dell’Oms. Il classico caso del controllato che finanzia il controllore. Non è l’unica critica mossa contro Interphone. I risultati della vastissima indagine, condotta su oltre diecimila utenti in 13 paesi diversi, Italia compresa, risultano clamorosamente datati e parzialmente inattendibili: si riferiscono infatti agli anni Novanta, quando l’utilizzo dei cellulari era molto meno diffuso (è considerato “ grande utilizzatore” chi trascorre più di mezz’ora al giorno al cellulare) e i protocolli di radiofrequenza erano diversi da quelli attuali (i telefonini Gsm di seconda generazione e quelli di terza Umts dovrebbero essere meno dannosi).

Prima però di azzardare parallelismi tra sigarette e cellulari, e immaginare già l’iPhone 5 con la scritta “ nuoce gravemente alla salute”, conviene puntualizzare alcune cose. Innanzitutto, di quali onde elettromagnetiche stiamo parlano? “ I cellulari emettono microonde, come i forni, in una banda di frequenza variabile tra circa 900 e 2200 MHz, ma a potenze molto inferiori”, spiega Alessandro Polichetti, direttore del Reparto di radiazioni non ionizzanti del Dipartimento di tecnologia e salute dell'Istituto superiore di sanità.

La scienza del fotoritocco - Wired.it

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Sono i protagonisti indiscussi della moda e della pubblicità: donne e uomini bellissimi che sfoggiano corpi mozzafiato sulle copertine delle riviste o sui cartelloni pubblicitari che soffocano le nostre città. Ma dietro quelle silhouette da far invidia c’è un trucco neanche troppo nascosto: il fotoritocco. Grazie alle moderne tecniche di photo editing, ormai non è più un problema tagliare un po’ di ciccia dove sembra essercene di più o tirare la pelle del viso per farla sembrare quella di un bambino. Un fenomeno frivolo? Non solo. Il mondo patinato e perfetto fa nascere nelle persone (adulti e adolescenti) uno stato psicologico di insofferenza verso sé stessi e il proprio corpo, che spesso conduce all’insorgere di disturbi alimentari.

Ecco perché molte nazioni - tra cui Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Stati Uniti - invocano leggi sul foto ritocco, chiedendo di etichettare le immagini modificate come fossero prodotti alimentari contraffatti. La stessa American Medical Association, a giugno, aveva esortato i pubblicitari a lavorare con gli esperti per definire gli standard di ritocco oltre i quali non bisogna spingersi. Ma qual è il limite invalicabile? Prima di stabilirlo, è bene costruire una scala di misurazione dell’alterazione dell’immagine. Lo hanno fatto Eric Kee e Hany Farid, due ricercatori del Dartmouth College (UK) esperti nell’analisi forense delle immagini digitali.

Spinti dal dibattito scoppiato in Gran Bretagna sul tema, i ricercatori hanno sviluppato un modello computerizzato in grado di assegnare a ogni foto un punteggio in base all’entità del ritocco. “ Il legislatore inglese è stato criticato per il tipo di strumento che vuole introdurre: un’etichetta che dica se la foto è o no ritoccata - ha spiegato Farid - ma tutti ormai sanno che le immagini della moda e della pubblicità lo sono. Il problema è capire quanto”. Ecco perché i ricercatori hanno elaborato una vera scala di valutazione compresa tra uno a cinque, cioè da innocui ritocchi come il bilanciamento del bianco a interventi più massicci come la riduzione della silhouette tagliando qua e là.

La scala, come si legge nello studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è stata creata analizzando 468 coppie di foto pre- e post- ritocco. Il modello matematico elaborato per l’analisi si basa su otto variabili che descrivono forma, colore e trama dell’immagine. Quattro si riferiscono all’alterazione dei pixel del viso e del corpo dei soggetti fotografati, mentre altri quattro alle correzioni eseguite per rendere le immagini più nitide o ad aggiustamenti nel colore. Per validare la scala così ottenuta, i ricercatori hanno reclutato 390 persone attraverso Amazon's Mechanical Turk, il sito dove è possibile cercare volontari per svolgere compiti di ricerca in cambio di un piccolo compenso.
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La memoria storica della rivoluzione egiziana - Wired.it

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La memoria storica della rivoluzione egiziana
Sono un gruppo di giornalisti, cameramen e attivisti, si firmano Mosireen e stanno raccogliendo tutto il materiale video sulla rivoluzione del Cairo
29 novembre 2011 di Alessandra Cardinale
Ci sono diversi modi di fare una rivoluzione. Gli egiziani ne hanno dato prova in questi nove mesi, dalla caduta di Hosni Mubarak alle prime elezioni libere iniziate il 28 novembre e che termineranno nel marzo 2012. Ci sono ragazzi e ragazze che combattono in prima linea, 42 di loro hanno perso la vita negli ultimi scontri con la polizia e più di 3mila sono stati feriti; altri credono nell’occupazione del territorio e hanno piantato una decina di tende in piazza Tahrir, simbolo ed epicentro della rivoluzione, dove vivono, mangiano e dormono da undici giorni; centinaia di migliaia di manifestanti presidiano pacificamente la piazza, appendono striscioni contro il governo militare in carica e urlano slogan contro il Generale Hussein Tantawi, capo delle forze militari; infine, decine di milioni di persone si stanno recando ai seggi, nonostante code infinite e attese snervanti, e anche per loro si parla di rivoluzione.

Poi ci sono quelli di Mosireen. Il nome Mosireen nasce dall’unione di due parole arabe, Egitto e determinazione. Sono 25 ragazzi, il più giovane ha sedici anni e il più anziano 27. Cameramen, giornalisti, attivisti politici, vengono da esperienze diverse ma hanno un unico obiettivo: creare una memoria storica della rivoluzione che, come gli ultimi fatti ci dimostrano, gode di ottima salute. L’idea è nata a febbraio, in piena rivoluzione, quando hanno deciso di unirsi e fondare un media center no-profit che ha sede in un appartamento vicino a piazza Tahrir. “ Scendiamo in strada e filmiamo quello che succede”, racconta con un forte accento british Omar Richard Hamilton, 27 anni, cameramen: “ dopo l’editing mettiamo in Rete qualche video mentre tutti gli altri andranno a formare un archivio”. Un archivio che nelle ultime settimane è stato utile anche alle televisioni egiziane che non sono riuscite a arrivare nelle zone più calde degli scontri e hanno acquistato le immagini da Mosireen. “ E’ successo spesso che qualche network televisivo ci abbia contattato perché non aveva materiale sufficiente. La nostra idea di base però non è quella di fare business con i media ma quella di creare una memoria di quello che è successo e sta ancora succedendo in Egitto”.

I video delle aggressioni e degli abusi della polizia egiziana sono i più cliccati. Da alcuni giorni Mosireen ha deciso di mettere in piedi un piccolo cinema all’aperto proprio a piazza Tahrir dove vengono proiettati alcuni di questi video. “ Siamo aperti a chiunque voglia inviarci del materiale video e fotografico. In questo senso il citizen journalism può fare veramente molto”. Sul sito di Mosireen, la cui sede in queste ore si è temporaneamente trasferita in un appartamento aperto ai rivoluzionari che si trova al nono piano di un palazzo a Tahrir, arrivano congratulazioni e sostegno da tutto il mondo.
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martedì 29 novembre 2011

Creato in laboratorio virus letale, potrebbe scatenare pandemia - Scienze e tecnologie - Virgilio Notizie

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Roma, 28 nov. (TMNews) - Creato in laboratorio un virus letale che potrebbe causare una pandemia. Bastano cinque modificazioni genetiche per trasformare il virus dell'influenza aviaria H5N1, che finora ha ucciso 500 persone nel mondo, in un agente patogeno altamente contagioso che potrebbe scatenare una pandemia, trasmettendosi facilmente a milioni di persone. La notizia arriva dall'Erasmus Medical Centre di Rotterdam (Paesi Bass), dove un gruppo di ricercatori guidato dal virologo Ron Fouchier ha dimostrato le capacità di diffusione del virus modificato in esperimenti condotti sui furetti, animali dotati di un sistema respiratorio molto simile a quello umano.
Le ricerche di Fouchier fanno parte di un più ampio programma mirato a una maggiore comprensione dei meccanismi di funzionamento del virus H5N1. Ed è stato lo stesso virologo ad ammettere che la variante geneticamente modificata è uno dei virus più pericolosi che siano mai stati prodotti, sollevando dubbi sulla legittimità di esperimenti di questo tipo. Gli stessi scienziati, infatti, sono preoccupati che, in mani sbagliate, il virus potrebbe trasformarsi in un'arma biologica. Attualmente questa e un'altra ricerca, riguardante sempre H5N1, ma condotta dagli esperti dell'Università del Wisconsin (Usa) e dell'Università di Tokyo (Giappone), sono in attesa di pubblicazione.

Le città con la migliore tecnologia al servizio del cittadino - Wired.it

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WIRED LIFE CLASSIFICHE
Le città con la migliore tecnologia al servizio del cittadino
Ericsson rende note le capitali che vantano le migliori ICT (Information and Communicatuon Technologies) per i loro abitanti
28 novembre 2011 di Wired.it Staff
Immaginate di poter scegliere in quale città nascere, crescere, metter su famiglia e avviare una professione. Si tratta di una scelta impossibile, lo sappiamo, come scegliersi i genitori, ma nel caso fosse attuabile, prima di nominare una qualsiasi metropoli del mondo fareste meglio ad informarvi. I fattori di vivibilità sono tanti. Tuttavia un fattore molto importante, per il nostro tempo, è l' ICT (Information and Communication Technologies), ovvero le tecnologie di informazione e comunicazione che una città mette a disposizione del singolo cittadino.

Secondo il Networked Society City Index ICT pubblicato da Ericsson insieme a Arthur D. Little, società di ricerca e consulenza tecnologica, che analizza le 25 migliori città sotto questo profilo (nessuna italiana è in classifica), le prime tre posizioni sono coperte da Singapore (nella foto), Stoccolma e Seoul. Tutte e tre hanno investito nell’ICT con buoni risultati. Ad esempio Seoul sta realizzando progetti hi-tech per migliorare l’ambiente mentre Singapore sta scommettendo molto sull’e-health ed è all’avanguardia nella gestione del traffico.

Stanno crescendo anche le città appartenenti all’area BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). In particolare San Paolo, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti per iniziative a favore dell’alfabetizzazione digitale, e Delhi dove si stanno espandendo iniziative come Eko che permette piccole transazioni monetarie attraverso dispositivi mobili e oggi serve oltre 1,3 milioni di clienti e ha processato transazioni per un totale di 500 milioni di dollari. Una funzione importante dell’ICT è quella di regolatore delle emissioni di CO2 di cui, le economie in via di sviluppo e con un PIL pro capite alto, rischiano di diventare buoni produttori. Secondo il Networked Society City Index ICT la tecnologia aiuta a monitorare le emissioni serra e a bilanciare la crescita di una città e il suo rischio di inquinare.

“Nel momento in cui i bisogni fondamentali dell’uomo vengono soddisfatti, l’attenzione si sposta per esempio verso uno stile di vita più equilibrato, una scena culturale ricca, la qualità dei trasporti, agevolazioni nelle transazioni, salute e appagamento in termini di livello di istruzione e pulizia dell’ambiente urbano”, dichiara Erik Almqvist, direttore di Arthur D. Little. “L’ICT ha il potenziale di migliorare la qualità della vita in molti di questi settori e la connettività stessa, disponibile sempre e ovunque, è considerata sempre più spesso un diritto fondamentale per il cittadino”.

foto: Corbis

Gunnar, gli occhiali per i gamer [foto] - Wired.it

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Ore e ore incollati allo schermo del computer, a lavorare, perdere tempo e soprattutto a giocare, possono certamente affaticare gli occhi. Così, per prevenire il mal di testa da gamer accanito l’azienda americana Gunnar si è specializzata nella produzione di occhiali molto particolari, battezzati Optiks Advanced Gaming Eyewear.

Le lenti sono progettate per ottimizzare e proteggere l’esperienza visiva, mitigando lo stress degli occhi. La tinta ambrata è pensata appositamente per spostare lo spettro cromatico delle immagini che arrivano dallo schermo, arricchendo il contrasto, il comfort e la messa a fuoco.

A garantire la qualità dell’ultima uscita della Gunnar sono scesi in campo quelli di Destructoid, il blog dedicato ai divoratori di videogiochi. Di solito c'è da fidarsi.

Dove li trovo? Online su gunnars.com
Quanto costano? Da 79,99 a 99 dollari in base al modello

La videocamera pronta all'azione - Wired.it

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Buone le prestazioni, visto che registra in Full HD a 1080p, scatta foto a 8 Mpixel ed è subito pronta all'azione: registra infatti anche i tre secondi precedenti allo scatto vero e proprio, così da agire prima del pensiero. Puoi anche scegliere di registrare in QVGA, un formato più compatto adatto all'e-mail o per essere condiviso senza pesare troppo sulla connessione.

Un alpinista italiano se l'è portata fin sull'Himalaya, ma non c'è bisogno di esagerare: per sfruttarne le potenzialità basta una ripresa dalla seggiovia di Marilleva o nelle quiete acque dei tanti splendidi laghi italici. Tra l'altro, qui trovi qualche consiglio per girare il tuo prossimo capolavoro mentre in questa pagina c'è il nostro test approfondito.

Facebook, 21 milioni di iscritti in Italia - Wired.it

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Facebook, 21 milioni di iscritti in Italia
Nel nostro paese quasi una persona su due ha un account. 13 milioni accedono ogni giorno (più di 7 milioni da cellulare). Tutti i dati in un'infografica
28 novembre 2011 di Wired.it Staff
Il blogger Vincenzo Cosenza (autore dell' Osservatorio Facebook) ha tirato fuori una delle sue famose infografiche sul mondo dei social media. Questa volta si parla di Facebook (vedi sotto). In Italia gli iscritti sono arrivati a 21 milioni. Un numero notevole se si pensa che i navigatori abituali sono 27 milioni, secondo l'ultima rilevazione Audiweb.

Scrive Cosenza sul suo blog: "Addirittura più della metà, 13 milioni, accedono ogni giorno. Il dato è impressionante se si pensa che Audiweb dice che nel giorno medio sono 13.9 milioni gli italiani che usano Internet (da considerarare le diverse metodologie di rilevazione: Audiweb usa un panel di navigatori, Facebook traccia gli utenti attraverso i suoi server).

Infine dei 9 milioni che usano la rete da dispositivo mobile, ben 7,5 entrano anche nel luogo di aggregazione digitale più grande d’Italia (erano 4 a gennaio)".

Luca: identikit di un antenato primordiale - Wired.it

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Luca: identikit di un antenato primordiale
Last Universal Common Ancestor è l’organismo da cui derivano tutti gli esseri viventi. E viveva in acqua tra 3,6 e 4,1 miliardi di anni di anni fa
28 novembre 2011 di Martina Saporiti
C’era una volta Luca. Non è l’inizio di una fiaba ma, secondo alcune teorie, quello della nostra storia evolutiva. Perché Luca non è un personaggio in carne e ossa ma un acronimo che sta per Last universal common ancestor. In altre parole, l’ultimo ipotetico antenato dal quale discenderebbero tutti i moderni esseri viventi. Vecchio tra i 3,6 e i 4,1 miliardi di anni, Luca sembrerebbe essere una gigantesca cellula che viveva negli oceani e dalla quale, circa 2,9 miliardi di anni fa, si sono originati i tre domini della vita: gli archeobatteri, i batteri e gli eucarioti. Un articolo sul New Scientist passa in rassegna tutti gli studi sul tema, aiutandoci a disegnare un identikit del nostro più vecchio antenato.

Considerata la sua età, ricostruire il profilo di Luca è complicato ma non impossibile. Per farlo, i ricercatori cercano tracce nel presente: passano in rassegna gli organismi viventi (i più disparati, dalle piante agli animali ai batteri) per cercare strutture condivise che, proprio perché universali, è molto probabile siano comparse per la prima volta in Luca. Ma siccome le sequenze nucleotidiche cambiano velocemente e non è possibile risalire a geni troppo vecchi, i ricercatori si affidano alla struttura tridimensionale delle proteine, che, mantenendosi più a lungo, è un indizio più affidabile del passato. Come spiega Gustavo Caetano-Anollés dell’ Università dell’Illinois (Usa), se i moderni organismi viventi producono proteine dalle forme simili, è molto probabile che tali proteine fossero presenti anche in Luca. E visto che la forma di una proteina determina la sua funzione, i ricercatori possono ipotizzare cosa Luca fosse o non fosse in grado di fare.

“ La struttura si conserva anche quando la sequenza genetica non lo fa”, conferma Anthony Poole dell’ University of Canterbury in Nuova Zelanda. Anche se il ricercatore sottolinea che individuare due proteine simili in organismi molto diversi non significa necessariamente che siano state ereditate da un comune antenato. In effetti, potrebbero essersi sviluppate indipendentemente dopo Luca. Comunque, alla ricerca di queste proteine universali, Caetano-Anollés ha passato in rassegna 420 organismi, scoprendo che un 5-11% delle proteine presenti sono comuni a tutti. Ecco le candidate ideali per Luca, come spiegato nello studio pubblicato su BMC Evolutionary Biology. Si tratterebbe di enzimi capaci di ottenere energia dai nutrienti, il che dimostra che Luca era in grado di mangiare per vivere.

Ciò è in linea con quanto sostenuto da Wolfgang Nitschke del Mediterranean Institute of Microbiology di Marsiglia (Francia) all’ Ucl Symposium on the Origin of Life che si è tenuto a Londra lo scorso 11 novembre. Nitschke ha ricostruito la storia evolutiva degli enzimi necessari al metabolismo e sostiene che Luca, grazie al suo apparato proteico, fosse in grado di digerire l’azoto e il carbonio per ottenere energia.
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Mai pensato di tatuarti un frattale?
Un libro raccoglie centinaia di tatuaggi scientifici per il vero geek
28 novembre 2011 di Alessio Lana
I tatuaggi scientifici di Science Ink
(Photo Credits: Sterling Publishing)




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Il teschio? Banale. La stellina già vista e il codice a barre ormai ce l'hanno tutti. Il vero tatuaggio geek lo puoi trovare in Science Ink: Tattoos of the Science Obsessed, libro del divulgatore Carl Zimmer dal taglio originale ma serio, svagato ma scientificamente ineccepibile.

Nella lunga rassegna di 288 pagine pubblicata dall'americana Sterling a 24,95 dollari si trovano centinaia di pitture corporali che miscelano scienza e arte come non si era mai visto prima.

Si va dalla matematica alle neuroscienze, passando per biologia e informatica tra dna e frattali, equazioni complesse e l'ormai comunissimo e= mc 2. Perché c'è chi la scienza ce l'ha nella pelle.

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Dizionario della crisi economica
Una parola per lettera: per non perdersi tra hedge fund, spread e default
28 novembre 2011 di Martina Pennisi
Giorni, ore, decisivi per la sopravvivenza dell'Euro. In agenda questa settimana una serie di incontri per i vertici del Vecchio Continente, a partire da quello odierno a Washington con il presidente degli Stati Uniti, per cercare una soluzione all'affanno economico comunitario e globale. Sulla stampa statunitense i riferimenti alla possibile dismissione dell'Euro Zona, mentre Francia e Germania provano a buttare giù un Patto di stabilità dell'Ue. L'imperativo è " agire con rapidità", per evitare che la frana in atto travolga zone, come il Nord Europa, in salute. Stare dietro all'evolversi della situazione e ai cambiamenti di fronte non è facile e Wired.it ha realizzato in quest'ottica un dizionario della crisi, evidenziando i termini ricorrenti e clou.

A di A: risale a inizio ottobre il doppio declassamento dell'Italia da parte di Standard&Poor e Moody's. Il nuovo rating del Belpaese, A per S&P e A2 per Moody's, fa riferimento a una situazione a " rischio di shock finanziari" e " vulnerabile".

B di Bce: è la Banca centrale europea ed è in un posizione particolarmente delicata, venendo chiamata in causa quando servono risorse per mettere un freno alla situazione attuale.

B di Btp: sono i titoli di stato italiani, Buoni del Tesoro Poliennali letteralmente, e oggi (28 novembre) sono acquistabili su iniziativa dell'Associazione bancaria italiana da qualsiasi impresa o privato cittadino senza dover pagare commissioni e nell'ottica di un (segnale di) auto-finanziamento del debito tricolore.

C di Credit crunch: in italiano stretta del credito, fa riferimento a una situazione in cui le vengono inasprite le condizioni dell'offerta di credito a causa della diffidenza di banche e investitori.

D di Default: è il termine con il quale si definisce uno Stato non in grado di intervenire, totalmente o in parte, sul pagamento del proprio debito.

E di Ecofin: l'insieme dei ministri dell'Economia e delle Finanze dei 27 Stati membri dell'Ue.

E di Eurogruppo: i ministri dell'Economia e delle Finanze degli Stati membri dell'Ue che hanno adottato l'Euro.

E di Eurozona: è l'insieme dei 17 stati membri dell'Ue che adotta l'Euro come moneta ufficiale.

F di Fed: è la Banca centrale degli Stati Uniti ed è attualmente impegnata in una serie di test sulla capacità di resistenza delle banche a stelle e strisce.

F di Fondo Esfs: si tratta di un fondo per la stabilità finanziaria dell'Europa, creato nel 2010 per sostenere la Grecia e con una capacità di 440 miliardi di Euro.

H di Hedge fund : nati negli Stati Uniti, sono i fondi di investimento ad alto rendimento e ad alto rischio.

I di Inflazione: è il termine che fa riferimento alla diminuzione del potere d'acquisto della moneta causato dall'aumento dei prezzi di beni e servizi in un determinato lasso di tempo.
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Simon Reynolds: Ci piacciono molte cose ma non amiamo più nulla
Video-incontro con il critico musicale più famoso del mondo e autore del recente Retromania
28 novembre 2011 di Andrea Girolami & DUDE

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La strana anomalia della musica in Rete: crolla il mercato dei dischi eppure non ce n’è mai stata così tanta in giro. Tutti suonano, producono e cantano qualcosa. Come è cambiato il nostro consumo nel corso degli anni? E i musicisti? Anche per loro le cose non sono più quelle di una volta.

Ne abbiamo parlato con Simon Reynolds, faccia da ragazzino ma vera e propria leggenda vivente del giornalismo musicale (e non solo) mondiale. Collabora regolarmente con il Village Voice, The Rolling Stone, New York Times, The Guardian e ha scritto una manciata di saggi incredibilmente influenti: da quell’Energy Flash (da noi tradotto con il terrificante Generazione ballo/sballo) divertente studio sociologico sulla musica tecno fino all’ultimo chiacchieratissimo Retromania pubblicato in Italia da ISBN.

Tra un disco e l’altro si è parlato un po’ di tutto: cosa accadrà ai nostri filmini delle vacanze da qui a 50 anni? Il vero motivo delle rivolte urbane in Inghilterra è forse più futile di quanto pensavamo? Simon è l’unico a poter avere una risposta…

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Prima legge della robotica: un robot non può arrecare danno a un essere umano. Fin qui ci siamo, ma se oltre a non farci male ci fanno anche divertire è ancora meglio. E visto che l’universo robotico affascina più o meno tutti, non c’è occasione migliore della EuRobotics Week (dal 28 novembre al 4 dicembre) per conoscere da vicino i centri di ricerca che sfornano meraviglie tecnologiche degne dei migliori film di fantascienza.

Durante la settimana robotica saranno ben 125 i laboratori e scuole europee che apriranno le loro porte al pubblico proponendo eventi molto interessanti. E pensare che molti di questi sono proprio dietro l’angolo: su un totale di 340 eventi, più di un centinaio si terranno in Italia. Un’occasione da non perdere. Ecco le giornate più interessanti del calendario italiano.

Si inizia il 28 novembre con l’ Istituto di BioRobotica presso il polo Valdera di Pontedera, dove si terrà un evento articolato in due parti. Fino al 3 dicembre sarà possibile visitare una mostra audiovisiva sui lavori di ricerca svolti presso i laboratori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, mentre il giorno conclusivo dell’esposizione si chiuderà con la premiazione di un contest fotografico rivolto alle scuole.

Sempre il 28 novembre a Napoli, ci sarà l’open day del Prisma Lab, la struttura di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi dell'Università di Napoli Federico II. I docenti del centro di ricerca accoglieranno studenti e visitatori per accompagnarli nel corso di diverse dimostrazioni con robot manipolatori e velivoli robotizzati.

Dal 28 novembre al 4 dicembre fate un salto a Catania per Etnarobot 2011, ci troverete molte iniziative coordinate con la Facoltà d'Ingegneria. I numerosi workshop, seminari, tour guidati e open space dimostrativi e didattici all’insegna della robotica non vi deluderanno.

Si continua il 29 novembre a Treviso, dove il laboratorio della Fondazione Collegio Pio X realizza un progetto di robotica educativa dedicato agli studenti delle scuole medie inferiori: “Robot primi passi”. Si tratta di un primo approccio alla robotica dove imparare a costruire un robot ispirato dalla natura e a programmarlo per muoversi ed interagire con l’ambiente circostante tramite sensori di contatto, ultrasuoni e luce.

Se vi capita di passare da Genova, dal 29 novembre in poi dovete fare visita al BerioCafé. Lì troverete una esposizione di prototipi realizzati dagli studenti di architettura e robottini creativi realizzati dai pazienti della Scuola in Ospedale “G. Gaslini”. Il 6 dicembre ci sarà addirittura un pranzo animato da sciami di piccoli robot che intratterranno il pubblico seduto ai tavoli.

Tutti a Bologna il 3 dicembre con Start, Laboratorio di Culture Creative.

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Anteprima Kindle Fire, l'oggetto del desiderio
Il tablet di Amazon non arriverà in Italia e non si può acquistare neanche online. Ecco perché lo abbiamo testato negli Usa: ecco le prime impressioni
26 novembre 2011 di Eric Kim
Kindle Fire




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Con le prime spedizioni in Usa ai clienti che l'avevano prenotato online, è ufficialmente iniziata l'era del tablet low cost di Amazon. Il Kindle Fire, presentato lo scorso settembre dal Ceo di Amazon in persona, promette prestazioni competitive a un prezzo irrisorio: restare sotto i 200$, in America, vuol dire svincolarsi dalla soglia psicologica oltre la quale serve discutere la spesa con la propria moglie. Vuol dire rientrare nella categoria degli acquisti d'impulso. In Italia non arriverà, almeno per ora. Anche tentando di acquistarlo online, la spedizione oltre oceano non è prevista e la transazione viene bloccata. Riceverlo a San Francisco, invece, è una questione di un paio di clic.

Una volta scartato, il Fire ha già i dati del tuo account Amazon precaricati, per cui il set-up è molto semplice. Anzi, quasi molto semplice: il mio indirizzo email, infatti, è registrato su Google Apps e il Fire non ne vuole sapere di riconoscerlo. Il Kindle Fire permette di inserire facilmente un account GMail, ma per qualche motivo non accetta Google Apps. Per accedere ai contenuti, comunque, basta l'account Amazon, tanto che una volta inserita la password ho trovato già installati i libri che stavo leggendo sull'app di Kindle per iPad. Non c'era, invece, Angry Birds. Ma è la prima cosa che ho scaricato.

Il livello delle applicazioni sembra inferiore a quelle di iOS e Android: Twitter, per esempio, non è una vera app, ma una web-app. Anche lo stesso store online di Amazon è orrendo: ironicamente, l'app Kindle per iOS è fatta molto meglio. Un esempio? Dal Fire non sono riuscito ad accedere alla sezione di sconti Cyber Monday, cosa semplicissima da fare da iPad e persino iPhone.

Fisicamente, il Fire è massiccio. In realtà, nonostante le dimensioni - circa la metà di un iPad - sembra pesare proprio come un iPad. A dirla tutta, ricorda molto il BlackBerry Playbook: stessa taglia, forma e peso e anche stesso materiale gommoso sul retro. Se - come me - hai avuto a che fare con un iPad, comunque, apprezzerai le dimensioni, come quelle di un libro tascabile, molto più adatte alla lettura, tanto che puoi tenerlo facilmente con una mano. È proprio nella lettura, che il Fire dimostra tutte le sue potenzialità e si dimostra superiore all'iPad.

In posizione orizzontale, lo schermo si rivela particolarmente adatto per la visione dei film. Ho affitttato Ip Man 2 con Amazon Prime e me lo sono gustato nelle sue proporzioni originali 1.85:1 con sottilissime bande nere aggiuntive sopra e sotto. Anche la batteria sembra avere abbastanza autonomia: dopo circa tre ore di lettura e un intero film, ho ancora un terzo di batteria a disposizione. Con Prime, si può accedere gratuitamente a tonnellate di film e serie tv più vecchie, mentre quelle nuove sono a pagamento e mancano quelle andate in onda da qualche giorno.
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