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sabato 30 giugno 2012

L'Alzheimer si trasmette da neurone a neurone - Wired.it

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DAILY WIRED NEWS SCIENZA
L'Alzheimer si trasmette da neurone a neurone
Le proteine che causano la malattia si diffondono come un'infezione tra le cellule cerebrali. Lo spiega una ricerca pubblicata su Journal of Neuroscience
29 giugno 2012 di Chiara Chiara Di Martino
Il sospetto che agisse in modo simile a un’infezione era già emerso da alcuni studi condotti sugli animali, ma oggi da una nuova ricerca pubblicata sul Journal of Neuroscience arriva la conferma che il morbo di Alzheimer, la forma più comune di demenza degenerativa che provoca gravi deficit nella memoria e nell’apprendimento, si trasmette da neurone a neurone.

L’invalidante patologia è stata descritta per la prima volta nel 1906 e anche se oggi se ne conoscono decorso, epidemiologia e clinica, alcuni dei meccanismi alla base della sua comparsa (e quindi della eventuale prevenzione) sono ancora sconosciuti. Ricercatori svedesi della Linköping University sono riusciti a dimostrare che le proteine tossiche all’origine del morbo si trasferiscono da neurone a neurone. Ci sono arrivati conducendo esperimenti su neuroni colorati: il team, sotto la guida di Martin Hallbeck, anatomo patologo, ha descritto dunque il processo con cui queste cellule vengono invase da proteine malate che vengono poi trasmesse a quelle vicine.

“La diffusione del morbo di Alzheimer, che può essere studiato tramite i cervelli di pazienti che ne sono affetti – ha spiegato Hallbeck -, segue sempre il medesimo schema. Ma finora non era stato capito come e perché”. La malattia inizia a svilupparsi nella corteccia entorinale, parte della formazione dell’ ippocampo situata bilateralmente nelle regioni mediali dei lobi temporali, e proprio all’ippocampo viene trasmessa prima di diffondersi in ulteriori zone del cervello: entrambe le aree – corteccia entorinale e ippocampo - sono coinvolte nel funzionamento della memoria. Finora sono due le proteine identificate come connesse all’ Alzheimer: la betamiloide e la tau. La prima sembra avere un ruolo nelle sinapsi, dove i neuroni si scambiano segnali; la seconda si trova negli assoni (le fibre che collegano i neuroni) dove ricopre una funzione di stabilizzazione.

Nei pazienti affetti da Alzheimer, però, qualcosa non va per il verso giusto nei meccanismi che riguardano queste due proteine: le autopsie, infatti, rivelano accumuli eccessivi di entrambe. Il perché non è ancora chiaro, ma ciò che è noto è che non è attribuibile a questi accumuli (chiamati placche), almeno non esclusivamente, il danno provocato ai neuroni. Invece, gruppi più piccoli di betamiloidi, chiamati oligomeri, sembrano essere la forma tossica che distrugge gradualmente le cellule cerebrali. “Volevamo sapere se questi oligomeri possono trasferirsi da neurone a neurone – ha detto Hallbeck -: prima di noi ci avevano provato altri ricercatori, ma finora il meccanismo non era stato chiarito”. I ricercatori svedesi della Linköping sono partiti da colture neuronali, iniettandovi con un ago molto sottile questi piccoli gruppi di betamiloidi, colorati con una sostanza rossa fosforescente chiamata Tmr. Il giorno successivo, anche i neuroni vicini si erano tinti di rosso. Per capire come questo potesse accadere, gli studiosi hanno condotto una serie di esperimenti con neuroni umani maturi colorati di verde e poi mescolati ad altri rossi. Dopo circa un giorno, circa la metà delle cellule verdi era entrata in contatto con alcune di quelle rosse. Dopo altri due giorni, gli assoni avevano perso la loro forma e gli organelli nel nucleo cellulare avevano iniziato a danneggiarsi.

“A poco a poco si sono ammalate sempre più cellule verdi – ha chiarito Hallbeck –: quelle che non erano state accostate agli oligomeri non sono state colpite”. I risultati dello studio svedese, dunque, ampliano le speranze di migliorare la comprensione dell’ Alzheimer e quindi di individuare trattamenti più efficaci. Soltanto pochi mesi fa, a febbraio, erano stati pubblicati gli esiti di altre due ricerche, una del Taub Institute for Research on Alzheimer’s Disease and the Aging Brain della Columbia University, e uno dell’ Alzheimer's Disease Research Center at Massachusetts General Hospital: esperimenti condotti su topi geneticamente modificati mostravano la presenza della proteina tau che provocava la morte delle cellule nella corteccia entorinale e, nel giro di due anni, questa distruzione si propagava alle cellule vicine.

3 anni di aurore incredibile catturato in video - YouTube

L’aurora polare, detta in questo caso boreale perché avviene nell’emisfero nord del nostro pianeta, è un fenomeno ottico caratterizzato da giochi di luce di solito rossi o verdi. Questo video, realizzato da Chad Blakley, è un time-lapse e ritrae le atmosfere suggestive dell’Abisko National Park svedese. Quelli che nell’antichità erano considerati fenomeni magici in realtà sono fenomeni puramente fisici: particelle cariche di origine solare interagiscono con la ionosfera terrestre, eccitandone gli atomi che poi rilasciano luci con varie lunghezze d’onda.

Greenfreeze: la tecnologia del freddo che salverà il clima | Greenews.info

Frigoriferi, condizionatori, sistemi di refrigerazione a impatto climatico zero. Per scongiurare un brusco innalzamento delle emissioni di gas effetto serra provenienti dal comparto della refrigerazione, Greenpeace rilancia oggi la tecnologia Greenfreeze: un sistema di refrigerazione che, al posto dei più impattanti gas refrigeranti HCFC e HFC, utilizza refrigeranti naturali a bassissimo impatto ambientale.

Tra i più potenti gas effetto serra, gli HCFC e HFC (idrofluorocarburi) sono stati introdotti dall’industria della refrigerazione dopo che, nel 1987, il Protocollo di Montreal stabilì il divieto d’utilizzo dei CFC (clorofluorocarburi), responsabili dell’assottigliamento della fascia d’ozono in atmosfera. Per risolvere il problema del buco dell’ozono, il comparto del freddo ha aggravato quello del riscaldamento globale. Con conseguenze allarmanti. Si stima che se l’industria dei condizionatori continuerà a usare solo HFC, questi gas peseranno per il 27 per cento sul riscaldamento globale al 2050.

“La tecnologia capace di risolvere il problema esiste già – spiega Janos Maté, consulente di Greenpeace International, premiato dall’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti nel 2010 con il Premio Montreal Protocol -, sono i refrigeranti naturali. Oggi nel mondo i frigoriferi Greenfreeze superano i 650 milioni e, solo in Cina, coprono il 75 per cento del mercato. Parliamo di una tecnologia che rappresenta il 40 per cento della produzione globale e che entro il 2020 arriverà all’80 per cento”.

Se per il settore dei frigoriferi la tecnologia Greenfreeze è in crescita, per quello dei condizionatori stenta a decollare. La mancanza di standard di emissione adeguati, infatti, unita al boom del comparto del condizionamento dell’aria – specialmente in Cina dove il condizionatore è diventato uno status symbol – fa sì che il comparto incida fortemente sulle emissioni di gas serra in atmosfera.

In Italia il mercato della refrigerazione è coperto per quasi l’80 per cento da quattro grandi aziende: Whirlpool, Electrolux, Indesit e Candy Hoover. Di queste, la maggioranza utilizza R600 (butano) e R600a (isobutano), che sono refrigeranti naturali, ma alcuni marchi come Rex, Zanussi, Iberna e, in parte, Whirlpool usano ancora R134a (tetrafluoroetano), appartenente alla classe degli HFC, e R404a, un refrigerante basato su miscele di HFC. Nel settore del condizionamento d’aria, De Longhi si è avviata all’impiego di refrigeranti naturali, ma, sul totale della produzione, questo sforzo rimane ancora marginale. Nel campo della grande distribuzione, infine, le aziende più virtuose si sono dimostrate essere Coop, Auchan e Carrefour.

“Il Greenfreeze è un caso pressoché unico di come un’associazione ambientalista sia riuscita a modificare la tecnologia della refrigerazione – e interi mercati – rendendola disponibile a tutti i produttori. È ora necessario che questo standard venga imposto a tutte le tecnologie del freddo, eliminando i composti fluorurati potentissimi gas a effetto serra” – afferma Giuseppe Onufrio, direttore Esecutivo di Greenpeace Italia.

Per prevenire il caos climatico Greenpeace chiede alle aziende del freddo di eliminare gradualmente i gas HFC da qui al 2020 e chiede ai Governi di mettere in atto politiche e provvedimenti fiscali che stimolino le aziende in questo senso. Alcune aziende stanno già assumendo un ruolo di leadership nell’eliminazione degli HFC. Tutto il settore industriale può seguire sin da subito questi esempi positivi, utilizzando tecnologie già ampiamente disponibili.

Quando la tecnologia ama la casa - Tecnologia e famiglia - Donna Moderna

L’uomo robot e l’intelligenza artificiale - Genova - ilGiornale.it

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Quella del 2012 è pertanto la quinta edizione, dedicata al tema: «Può esistere l'uomo robot? Valore e limiti dell'intelligenza artificiale». I concorrenti, come sempre numerosi e qualificati, provengono da ambienti diversi, in maggioranza studiosi di filosofia e medici come Paolo Michele Erede. I saggi presentati sono tutti di notevole pregio, e i migliori sono stati premiati nel corso di una cerimonia svoltasi a Genova Venerdì 15 giugno 2012 nel Salone di rappresentanza del Comune di Genova, a Palazzo Tursi. L'apertura dei lavori è toccata, come da tradizione, alla Dott.ssa Franca Erede Durst, Presidente della Fondazione. Hanno quindi parlato i tre membri della Commissione giudicatrice: chi scrive, Ordinario di Filosofia della scienza e Pro-Rettore alle Relazioni Internazionali dell'Università di Genova, nonch´ Presidente delle Commissioni Scientifiche della Fondazione; la Prof.ssa Olga Rossi Cassottana, docente di Padagogia Generale e di Psicopedagogia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia del nostro Ateneo, e il Dott. Victor Balestreri, giornalista e già direttore della sede regionale Rai per la Liguria.
La Fondazione ha come scopo la diffusione del pensiero del Professor Erede, da un lato medico di grande notorietà, dall'altro cultore di studi umanistici e in particolare filosofici. È attualmente in corso di elaborazione una seconda raccolta di scritti inediti di Paolo Michele Erede. Mette anche conto sottolineare che, nel corso degli anni, la partecipazione dei concorrenti si è estesa dall'ambito locale a quello nazionale, con numerosi vincitori provenienti da altre regioni italiane.
I tre premi principali sono stati vinti da Maria Cristina Amoretti, Simona Paravagna e Caterina Lombardo (la più giovane vincitrice del premio, ha 17 anni e frequenta il Liceo di Alcamo in provincia di Trapani). Si sono aggiudicati i tre premi ex aequo Marco Damonte, Sanja Javor e Claudio Pestarino. Com'è accaduto nelle edizione passate, la Commissione ha inoltre attribuito premi speciali a concorrenti di chiara fama: Franca Baronio Gambino, Carlo Calcagno, Giovanni Luigi Capella, Riccardo Manzotti e Corrado Sfacteria. Tutti i contributi saranno pubblicati nel «Quaderno» N. 6/2013 della Fondazione, che verrà presentato nel corso della prossima cerimonia. Il Prof. Marsonet ha inoltre annunciato il tema della prossima edizione del Premio: «L'etica tra medicina e filosofia: il ruolo della bioetica oggi».
Quali i motivi che hanno indotto l'anno passato a scegliere quale argomento la possibilità dell'uomo robot e l'Intelligenza Artificiale? Di tanto in tanto avvengono in filosofia dei grandi mutamenti. Hanno inizio con poche e fertili idee che forniscono ai filosofi un nuovo prisma attraverso il quale guardare la realtà. Gradualmente metodi e problemi filosofici vengono affinati e compresi attraverso la luce di questi nuovi concetti; man mano che si ottengono risultati originali e interessanti dal punto di vista filosofico, l'impulso originario cresce «a ondate» che attraversano tutta la disciplina. Emerge così un nuovo paradigma filosofico: la filosofia è cambiata.
L'informatica fornisce delle nuove opportunità e pone ulteriori sfide alla tradizionale attività filosofica. Del resto, essa sta modificando l'attività professionale degli umanisti in genere, tanto per il modo in cui fanno ricerca, quanto per come collaborano tra loro. Ma - ed è questo il punto di maggiore importanza - l'informatica sta modificando il modo in cui i filosofi comprendono alcuni concetti che costituiscono il fondamento della filosofia, come quelli di mente, coscienza, esperienza, ragionamento, conoscenza, verità e creatività. Questo nuovo corso nella ricerca filosofica, che include l'informatica come oggetto di studio, come metodo o come modello, aumenta progressivamente la sua velocità.
L'intelligenza artificiale (IA) è il ramo dell'informatica che ha ricevuto maggior attenzione da parte della filosofia nel corso degli ultimi cinquant'anni.
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Possiamo costruire dei calcolatori realmente intelligenti? In un torneo di scacchi il computer Deep Blue ha sconfitto Gary Kasparov, uno dei migliori giocatori di scacchi al mondo. Una prestazione straordinaria per il calcolatore, dato che gli scacchi sono generalmente considerati uno dei giochi più impegnativi dal punto di vista intellettuale.
L'IA è alcune volte suddivisa in un programma debole e in uno forte: il primo considera le applicazioni dell'IA utili dal punto di vista strumentale, al più come interessanti simulazioni, ma mai come esempi di intelligenza reale. Il programma forte, d'altra parte, considera l'IA in corsa per la creazione di menti che hanno intelligenza e coscienza reali, alle quali semplicemente accade di essere contenute in corpi meccanici. Una delle obiezioni più diffuse alla possibilità dell'IA forte è costituita dal problema filosofico dei «qualia»: gli esseri umani hanno esperienze qualitative, fenomeniche o soggettive. Noi tutti sappiamo che questo è vero, ma sembra impossibile che le macchine possano avere dei qualia: come può un computer avere «esperienza» di qualcosa? La possibilità che i computer abbiano qualia continuerà a essere discussa man mano che i computer faranno sempre più cose e in maniera sempre più sofisticata.
Pure il tema scelto per l'anno prossimo è di grandissima attualità: «L'etica tra medicina e filosofia: il ruolo della bioetica oggi». La bioetica, disciplina di recente fondazione, si occupa dei problemi etici posti dalla scienza e, in particolare, dalla medicina.

Tempesta Surge - YouTube

Il fiume dell'essenza - YouTube

L'essenza dei vissuti umani
Non può essere contenuta dalle parole
Scorre tra le vite come l'acqua scorre in un fiume..
Tutto ciò che possiedi se n'è andato.
Devi cedere. Hai perduto..

venerdì 29 giugno 2012

Strauss: Ein Heldenleben / Nelsons · Berliner Philharmoniker - YouTube

Facebook, come seguire ogni azione di una persona - Wired.it

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Facebook ha appena deciso di lanciare il Follow per le azioni che eseguiamo sulle app, uno strumento pensato per ricevere in nella propria casella News Feed le notifiche di tutto ciò che una determinata persona compie sul social network. Senza aggiungerla agli amici. Come un perfetto stalker, in pratica.

Grazie al Follow per le app che usano la piattaforma Open Graph ora si potrà creare un o stream of updates, una corrente continua di informazioni in grado di raccogliere tutte le azioni prodotte da un soggetto all'interno di una app, anche se questo soggetto non compie esplicitamente l'azione di rendere sociali i contenuti da lui prodotti (un frictionless sharing all'ennesima potenza).

Come funziona? Semplicissimo. Basta registrarsi ad una app che sia collegata a Facebook e decidere di seguire le azioni di una persona all’interno di quella stessa app. Tutte le volte che la nostra fonte pubblicherà qualcosa, lo stesso contenuto apparirà tra le nostre notifiche. La differenza con le attuali notifiche è che si potrà scegliere di ricevere una notizia mirata: non si leggeranno tutti gli aggiornamenti provenienienti da un contatto, ma solo quelli prodotti attraverso una determinata app.

Se per esempio Instagram permetterà il Facebok Follow, come è già stato ribattezzato, tutte le foto caricate dal contatto in questione appariranno tra le nostre notifiche. Se per caso qualcuno non volesse rendere pubbliche le proprie azioni, basterà agire sulle impostazioni della app e settare il proprio profilo come privato.

C’è già qualcuno che sta avanzando l’idea che con il Follow di Open Graph inizierà a rubare i contenuti di migliaia di applicazioni sparse per il globo e che quindi non tutte decideranno per l’integrazione con il nuovo strumento. E proprio qui sta il bello, bisognerà vedere come le app (anche quelle esterne a Facebook) si integreranno con questo nuovo sistema. Ma per le social star o le persone che vogliono aumentare la propria visibilità in Rete, potrebbe essere una manna dal cielo. Moltiplicherebbe istantaneamente le visite al proprio profilo e ai propri post, ricordando costantemente ai follower quello che si sta facendo, su più piattaforme diverse e senza bisogno di utilizzare strumenti invasivi per farsi pubblicità.

Il Follow per le azioni è l’ultima trovata di Zuckerberg e compagni per trasformare The Social Network in qualcosa di sempre più simile a un Omni News Feed. Un unico posto da cui seguire tutte le azioni prodotte da molteplici fonti sulla Rete. Più persone riceveranno le news su Facebook, più Facebook avrà contatti. E più contatti significa più soldi spesi in pubblicità, Sponsored Stories e notifiche a pagamento. Insomma, da Palo Alto continuano a lanciare un segnale unico: Facebook vuole trasformare i propri numeri in moneta contante, e vuole farlo in fretta.

Project Glass: in vendita a 1.500 dollari dal prossimo anno - Wired.it

Project Glass, gli occhiali cibernetici usciti dai laboratori segreti di Google, saranno in vendita dall'inizio del prossimo anno. Ma il primo modello, ancora un prototipo ribattezzato "Explorer Edition", sarà a disposizione dei soli partecipanti della conferenza Google I/O. Il prezzo sarà di 1.500 dollari.

L'annuncio è stato fatto direttamente dal co-fondatore di Google Sergey Brin ieri alla conferenza degli sviluppatori di Google. Gli occhiali (continuiamo a chiamarli così, ma in realtà sono una montatura con una o due mini lenti) consentono di inviare mail, leggere messaggi, ascoltare musica e vedere o registrare video direttamente tramite il sistema.

Nel video seguente la demo realizzata ieri da alcuni acrobati arruolati da Google per illustrare "uno dei possibili modi di usare" il prodotto. Gli stunt-man, utilizzando i Google Glass, hanno trasmesso le proprie acrobazie via hangout (cioè la funzione video ritrovo di Google Plus) direttamente sul video del Moscone Center, dove si tiene la conferenza. Gli sviluppatori hanno così potuto vedere l'esibizione dal punto di vista dei protagonisti.

giovedì 28 giugno 2012

Parkinson, come diagnosticarlo dalla voce - Wired.it

Parkinson, come diagnosticarlo dalla voce - Wired.it

Un nuovo minerale venuto dallo Spazio - Wired.it

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Deve il nome a Pangu, il primo essere vivente secondo la mitologia cinese. È la panguite, un minerale nuovo alla scienza ma antico di più di 4,5 miliardi di anni, che i ricercatori del California Institute of Technology hanno trovato nascosto nei frammenti del meteorite Allende precipitati in Messico nel 1969 e di cui descrivono struttura e composizione su American Mineralogist.

Gli scienziati hanno usato un microscopio a scansione elettronica per individuare la panguite che era nascosta in una cosiddetta inclusione ultra-refrattaria. In queste inclusioni i minerali vengono intrappolati dentro un meteorite man mano che questo si forma. Sofisticate analisi di laboratorio hanno poi rivelato la composizione chimica e la struttura cristallina della panguite che, secondo Chi Ma, leader dello studio, potrebbero portare alla produzione di nuovi materiali.

“ È un minerale completamente nuovo alla scienza”, ha spiegato Ma, a LiveScience: “ Finora non era mai stato scoperto in natura o creato in laboratorio”.

Il nuovo arrivato è un diossido di titanio, ma, come fa notare Wired.com, il suo nome chimico (Ti 4+,Sc,Al,Mg,Zr,Ca) 1.8O 3, rivela che contiene sia alcuni elementi familiari come ossigeno, magnesio e alluminio sia alcuni più esotici come lo scandio e lo zirconio. Quest'ultimo è un elemento studiato dagli scienziati che indagano la formazione del Sistema Solare. Lo stesso periodo in cui i ricercatori statunitensi pensano risalga il minerale da loro trovato. Infatti, la panguite è uno dei cosiddetti minerali refrattari che possono essersi formati solo in quelle condizione estreme.

Del resto anche il nome, approvato dall' Associazione mineralogica internazionale, è legato al concetto della creazione del mondo. Secondo la leggenda, infatti, Pangu avrebbe diviso lo Yin e lo Yang dando origine in questo modo al cielo e alla terra.

Allende è una delle più grandi tra le cosiddette condriti carbonacee, meteoriti primitivi che si sarebbero staccati dalla superficie primordiale dei pianeti. La maggior parte dei meteoriti trovati sulla Terra, oltre l'80 per cento, appartiene a questo gruppo. In particolare Allende sarebbe arrivato nel cielo del Messico direttamente dalla cintura di asteroidi che si trova tra Marte e Giove, e dal 2007 a oggi il team del Caltech vi ha scoperto ben nove materiali, panguite compresa.

(Credit per la foto: Chi Ma/Caltech)

mercoledì 27 giugno 2012

La guerra semantica « Bugie dalle gambe lunghe

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Il Ministero dell’Informazione dell’Autorità Palestinese (PA) ha pubblicato un libro di istruzioni per arabi palestinesi circa le parole che dovrebbero essere usare per contrastare “la diffusione israeliana e americana dei termini avvelenati”.

Gli arabi palestinesi sono incoraggiati ad utilizzare termini che indicano Israele come il risultato di “uno sforzo razzista, colonialista “, e il libro li istruisce a non usare mai il nome “Israele” da solo, ma invece usare il termine “colonialismo israeliano.” Utilizzare “Israele” da solo è dannoso, secondo la PA, perché farlo “descrive Israele come uno stato naturale.”

Mentre la maggior parte dei termini ingannevoli impiegati non sono una novità – il libro mette in evidenza l’approvazione ufficiale e l’accettazione della PA dell’uso di tali termini nella guerra semantica che è in corso negli ultimi 130 anni – a fianco del conflitto reale tra ebrei e arabi . Ad esempio – l’uso del termine “West Bank” è stato introdotto dalla Giordania nel 1950, per sostituire i nomi biblici “Giudea e Samaria” – i nomi che erano stati utilizzati nel corso dei secoli e dalle autorità del Mandato Britannico nel 1948. Questo cambiamento di nome è stato uno strumento di propaganda efficace, nel tentativo di cancellare ogni legame fra gli ebrei ed il loro diritto a queste terre, dopo che furono occupate dalla Giordania, durante la guerra d’indipendenza del 1948, e successivamente perdute dalla Giordania a vantaggio di Israele, nella Guerra dei Sei Giorni del 1967

Analogamente, l’uso del termine “combattente per la libertà” invece del termine “terrorista” ha avuto un impatto sul modo in cui il conflitto arabo-ebraico è stato percepito. Descrivere il conflitto come “arabo-israeliano” o “israelo-palestinese” suggerisce che esso sia iniziato nel 1948, ignorando completamente le tappe importanti sul piano giuridico e storico che avevano avuto luogo nei 30 anni precedenti.

Incoraggiare l’uso delle parole “razzista e apartheid” contemporaneamente alla parola “Israele”, o le parole “furto della terra” al posto di “terre statali o terre desolate”, -contribuisce all’immagine povera e negativa di Israele, il piccola Paese che ogni giorno stupisce il mondo con le sue scoperte scientifiche, agricole, mediche e intellettuali.

Questi termini scelti accuratamente e costantemente utilizzati hanno avuto notevole successo nell’allineare i paesi di tutto il mondo nel sostegno alla creazione di un nuovo stato esclusivamente arabo, fra Israele e la Giordania, per la prima volta nella storia. Non è un’impresa da poco.

Questa guerra semantica è stata uno dei principali ostacoli per la risoluzione del conflitto. Quando entrambe le parti utilizzano termini diversi per parlare del conflitto, qualsiasi tentativo di pervenire a decisioni significative nella sua risoluzione è destinata a fallire, finché non cominceranno a parlarne usando lo stesso linguaggio.

E ‘giusto dire che in questo strappo semantico della guerra – il Popolo del Libro è stato superato in astuzia linguistica dai successori degli autori delle Mille e una notte.

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Chi comanda su Facebook?
Maschi, celibi e over 30. Sono loro i più influenti nel social network di Zuckerberg. Lo rivela uno studio di Science su come si diffonde una novità all’interno di una rete sociale
26 giugno 2012 di Martina Saporiti
Le novità si propagano come le malattie: c’è chi ne innesca la diffusione e chi è più suscettibile al contagio. E su Internet non è diverso, come spiega uno studio pubblicato su Science. Seguendo oltre un milione di utenti su Facebook, Sinan Aral e Dylan Walker della New York University, hanno tracciato l’identikit delle persone più influenti all’interno di una rete sociale e quello di chi si lascia più facilmente condizionare dalle scelte altrui. I primi, tendenzialmente uomini, oltre i 30 anni e celibi, sono coloro che si lasciano subito conquistare dalla novità e la adottano, i secondi li seguono e contribuiscono alla sua diffusione.

Quando si parla della diffusione di qualcosa di nuovo all’interno della società, non importa si tratti di un’opinione, un comportamento, un’innovazione o un prodotto commerciale, bisogna tener conto di due variabili: la presenza di individui influenti che catalizzano il processo, accelerandolo, e la suscettibilità delle persone al contagio. Conoscere il peso dell’una o dell’altra variabile, così come identificare i profili delle persone che appartengono alle due categorie, è importante per tenere sotto controllo la diffusione di nuovi comportamenti, per esempio per frenare l’uso di droghe o promuovere l’adozione di stili di vita più sani.

Data l’insufficienza di studi empirici sull’argomento, Aral e Walker si sono affidati a Facebook, dimostrando che i social media sono davvero un potente strumento d’indagine per definire le proprietà delle reti sociali. Nello studio, i ricercatori hanno monitorato la diffusione di una nuova applicazione per la recensione di film e attori seguendo un gruppo composto da 1,3 milioni di utenti. Per prima cosa hanno individuato chi scaricava per primo la app, poi hanno osservato chi si lasciava contagiare dalla scelta.

È venuto fuori che le persone più influenti, quelle che per prime utilizzano l’applicazione, sono generalmente uomini, di età superiore ai 30 anni e celibi. I giovani, al contrario, sono i più suscettibili, mentre le donne hanno maggiore influenza sugli uomini che non su altre donne.

Lo studio, inoltre, dimostra che non si può essere allo stesso tempo influenti e influenzabili: le persone più influenti tendono a essere le meno suscettibili, le persone più suscettibili le meno influenti. Resta però da capire, ammettono i ricercatori, se i risultati ottenuti possano essere generalizzabili e utilizzabili per descrivere le modalità di diffusione di nuove idee, comportamenti o prodotti commerciali all’interno delle società reali.

(Credit per la foto: GOIABA (Goiabarea) @flickr)

"Taj Mahal, India" - (©) AIRPANO.COM - Project by Oleg Gaponyuk

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martedì 26 giugno 2012

Facebook cambia la mail agli utenti, è polemica | Quotidiano Net - Multimedia Center

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Con la Scuola di Palo Alto arriva in Italia il movimento “POSITIVE BUSINESS” (lbsn)

BMW M5 - "Bullet" - Art High Performance - YouTube

RoboCup, ecco i mondiali di calcio per robot - Wired.it

Non sono esattamente come Cristiano Ronaldo, Lionel Messi o Wayne Rooney, ma i robottini della RoboCup, il torneo internazionale di calcio tre contro tre riservato solo agli automi, ce la mettono tutta per emularli.

Nata nel 1997 in Giappone la competizione prevede diverse leghe a seconda dei robot e delle dimensioni. Ci sono infatti calciatori su quattro zampe, su ruote, ma i più affascinanti fanno parte della Humanoid League, cui possono partecipare solo macchine umanoidi completamente autonome. Di altezza variabile tra i 30 e i 150 centimetri, questi calciatori cibernetici devono essere in grado di raggiungere la palla e tirare ma anche di rialzarsi in caso di caduta accidentale o di un fallo intenzionale vecchio stile.

Percepire la palla, rimanere in equilibrio ed essere capaci di costruire un gioco di squadra sono le maggiori sfide affrontate dai numerosi team partecipanti ma è lo scopo finale della competizione ad essere quanto mai ambizioso: costruire entro il 2050 una squadra di androidi capace di battere i campioni del mondo in carne e ossa.

Certo, a giudicare dallo spettacolo offerto dall'edizione 2012 che si è chiusa a Città del Messico ce n'è ancora di strada da fare ma da profani è impossibile non stupirsi. I robottini si muovono ancora con passo lentissimo, tirano la palla quasi a casaccio ma pensare che facciano tutto da soli ci proietta immediatamente nel futuro.

Fa specie poi non trovare l'Italia tra i 37 team coinvolti quest'anno. Le squadre dell'Università di Palermo e dalla Sapienza di Roma hanno abbandonato ormai il gioco e sono Cina, Stati Uniti, Taiwan, Giappone, Francia, Paesi Bassi e Germania a dominare anche se non mancano vere scoperte come l' Iran, che ha schierato quattro team e l'Indonesia, con un rappresentante

Glancee, e trovi gli amici di Facebook nella vita reale [test] - Wired.it

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Glancee, e trovi gli amici di Facebook nella vita reale
Questa applicazione ti avvisa quando un tuo amico è nei tuoi paraggi e ti aiuta a conoscere persone con i tuoi stessi interessi
20 marzo 2012 di Silvio Gulizia
Prezzo gratis
Piattaforma: Android, iOS e Facebook
Produttore: Glancee
Genere: social utility

Glancee è un’app che permette di ritrovare nella vita reale gli amici digitali. Il suo obiettivo è mescolare identità on line e reale, portare Facebook agli eventi a cui partecipi. Se per esempio sei a un concerto e c’è anche un tuo amico, Glancee ti avvisa. E ti dice anche se la persona seduta di fianco ha interessi simili ai tuoi. Per farlo traccia la nostra posizione 24 ore su 24, a meno che non la disattiviamo.

Per funzionare richiede l’ iscrizione via Facebook. A quel punto Glancee scandaglia l’elenco dei nostri amici e dei nostri interessi. I nostri amici che usano Glancee vengono aggiunti automaticamente fra i preferiti (sarà poi possibile però depennarli). Immediatamente nei “matches”, gli incontri di interessi che l’app propone, troviamo altre persone con passioni uguali e simili alle nostre. È questa la funzione che maggiormente contraddistingue l’app: l’algoritmo interno consulta le pagine di Wikipedia relative ai nostri interessi e a quelli delle persone che ci sono vicine fisicamente in cerca di connessioni latenti. Nel nostro test ci è capitato di trovare interessanti persone suggeriteci perché a noi interessavano i social media e loro erano fan di Spotify o Mashable.

Come fa Glancee tutto questo? Registra la nostra posizione tramite Gps e wireless e ci invia una notifica push che ci informa della presenza nei nostri paraggi di persone aggiunte nei nostri preferiti. Glancee però non rivela la nostra esatta posizione ad altri, ma si limita a rivelare che “ siamo vicini”, raggiungibili in pochi passi, una o dieci miglia.

Dal profilo (rigorosamente pubblico) di un utente possiamo aggiungerlo ai preferiti e iniziare subito a chiacchierare con lui attraverso la chat interna dell’app. Una volta che siamo amici, possiamo anche chiamare l’altra persona attraverso il voip interno. Aggiungere un amico ai preferiti di Glancee non significa però aggiungerlo su Facebook, ma solo dimostrare di essere interessati al suo profilo. I messaggi scambiati in chat vengono archiviati nella inbox di Glancee.

Quando viene chiusa, l’applicazione continua a lavorare in background consumando poca o nulla batteria, ci ha spiegato in un’ intervista Andrea Vaccari, ceo italiano di Glancee che ha lanciato l’app al Foo Camp di O’Reilly Media e suscitato l’interesse di diversi power user americani, a partire da Robert Scoble che ha definito Glancee una delle rivelazioni del South by Southwest.

Nelle impostazioni è possibile aggiungere nuovi interessi, gestire i favoriti, cambiare lo status (di default impostato sulla nostra attività) e bloccare il tracciamento per evitare che l’app riveli dove siamo.

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Chi è O'Dwyer e perché il guru di Wikipedia vuole salvarlo? - Wired.it

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Chi è O'Dwyer e perché il guru di Wikipedia vuole salvarlo?
Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, si schiera in difesa dello studente britannico accusato dal governo Usa di violazione del copyright. Ecco perché
25 giugno 2012 di Tiziana Moriconi
Richard O'Dwyer, 24 anni, è uno studente inglese della Sheffield Hallam University, e ha un problema con il governo Usa. Questo problema si chiama TVShack.net – una sorta di motore di ricerca che O'Dwyer ha creato nel 2007 e che linka a siti per la visione di film e dei programmi tv online, legali e non. Potrebbe costargli l'estradizione e 10 anni in una prigione statunitense.

È la prima volta che accade una cosa del genere e il significato di questa azione è tale che Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, ha deciso di scendere in campo in difesa del giovane e di quello che rappresenta.

Wales ha lanciato una petizione online su Change.org indirizzata a Theresa May, il segretario di stato britannico, per bloccare il processo di estradizione. Infatti, dopo l'arresto di O'Dwyer nel 2010 e il proscioglimento dalle accuse in Gran Bretagna, lo scorso marzo May aveva infatti accordato a Washington l'estradizione dello studente.

Sono due i motivi che muovono Jimbo. Innanzitutto Wales crede all'innocenza del giovane: “ Richard O'Dwyer ha sempre seguito le leggi e solo in poche occasioni ha ricevuto la richiesta di rimuovere i contenuti dai possessori dei copyright. Cosa che ha fatto. Il suo sito ospita link, non contenuti coperti da diritti”. E c'è una differenza tra ospitare materiale illecito e dire agli altri dove si trova. Il punto è che chi offre questo tipo di servizio deve essere tutelato e non può essere ritenuto responsabile di quello che altri utenti pubblicano in Rete.

L'altro motivo è ideologico: “ Il copyright è un'istituzione importante, utile per fini morali ed economici. Ma questo non significa che i diritti dovrebbero essere illimitati e permettere la limitazione della nostra libertà civile in nome del dio Hollywood”.

A quel dio, il ragazzo avrebbe sottratto 147mila dollari di pubblicità in tre anni. “ Non credete a chi vi dirà che chi difende O'Dwyer difenda anche la violazione dei diritti d'autore e la pirateria”, scrive Wales in un articolo apparso ieri sul Guardian. Per Jimbo, O'Dwyer è il volto umano del conflitto tra gli interessi dell'industria e quelli dei cittadini online. “ Con azioni di lobbying e grazie ai soldi profusi ai politici, fino a poco tempo fa questa industria ha vinto ogni battaglia. Gli utenti di internet si sono difesi per la prima volta quest'anno, con la protesta contro i progetti di legge Sopa e Pipa. Questa potrebbe essere la seconda vittoria”. A oggi, la petizione è stata firmata da 25mila persone.

Scienza: è una cosa Girl! - YouTube

Cagoulé - YouTube

T O R T U R A

Richard Dawkins sul creazionismo, evoluzione e religione - YouTube

★MEGAFABBRICHE - LA BUGATTI VEYRON - NATGEO CHANNEL - ITALIANO (ANDREA BETA)★ - YouTube

lunedì 25 giugno 2012

Ravel: Le Tombeau de Couperin / Rattle · Berliner Philharmoniker - YouTube

Francesco Antinucci, Cosa pensano gli americani - 3. Filantropia - YouTube

Home - IEEE 2012 BioRob

Media_httpwwwbiorob20_kigeg

IEEE Conferenza internazionale sulla robotica biomedica e della biomeccatronica
24-27 giugno 2012 Roma, Italia

Evryon progetto

L'obiettivo del progetto EVRYON è quello di sviluppare un nuovo approccio per la progettazione di robot indossabili (WRS), che possono essere utilizzati per applicazioni come la riabilitazione, l'assistenza, l'aumento umano e più. Tali sistemi dovrebbero mirare al compromesso ottimale tra prestazioni, vale a dire il livello di assistenza da fornire all'utente, e alcuni requisiti fondamentali, come il peso e di ingombro minimo, basso consumo energetico e diversi altri fattori che possono influenzare l'efficacia del WRS. Sotto questo riguardo, migliori WR possono essere sviluppate se 'l'intelligenza incarnata', e in particolare 'intelligenza strutturale', sono adeguatamente sfruttate. A questo scopo, EVRYON svilupperà un open- ended processo di progettazione in cui sia la morfologia robot e controllo sono co- evoluti e ottimizzato in un ambiente di simulazione, dove anche sono presi le proprietà dinamiche del corpo umano in considerazione. La metodologia di progettazione EVRYON darà origine strumenti avanzati per la progettazione assistita meccatronica, che verrà convalidato da sviluppare una ortesi attiva per gli arti inferiori. L'ortesi comprenderà un modulo nuovo hip per una migliore ergonomia e un apparato sensoriale che sarà distribuito anche monitorare i movimenti della parte superiore del corpo per una migliore individuazione intenzione dell'utente. La WR EVRYON integrerà soluzioni cinematiche, dinamiche e di controllo prodotti dalla co- evolutiva ottimizzazione dei processi. Moduli personalizzati impedenza variabile consentirà la messa a punto delle proprietà dinamiche del robot in modo che i pedoni si porrà come un comportamento dinamico emergente. WR Il prototipo sarà testato su un gruppo di soggetti anziani con età- correlata decadimento del motore in modo da valutarne l'accettabilità e la sua capacità di ripristinare la corretta camminata e aumentare l'autonomia personale.

La città di Samba - YouTube

domenica 24 giugno 2012

Som Sabadell flashmob - YouTube

Skye Kelly: Creep, First Site Gallery

10 Lesser Known Natural Wonders - YouTube

Dalle meraviglie antiche come i Giardini Pensili di Babilonia, alle tante meraviglie ancora esistenti come il Colosseo o la Muraglia cinese, o ancora alle meraviglie del mondo naturale come la Foresta Amazzonica. Ma ci sono molte altre meraviglie al mondo che sono quasi sconosciute. Questo video è una sorta di classifica delle 10 meraviglie naturali che bisognerebbe aver visto ma che non si conoscono. Alcuni esempi sono la Door to Hell o la Salar de Uyuni.

Concetti A1 Andiamo Pizza - YouTube

Dynamo camminare sull'acqua HQ - YouTube

Katherine Jenkins - Adagio 1080p HD - YouTube

sabato 23 giugno 2012

Un Muro Infinito per Scrivere Testo anche con Parti Personalizzate: Your World of Text

Inserire Elementi Interattivi nei Video: Clickberry Interactivity Creator

Adriana Cavarero: il potere tra i sessi

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Il plico telematico e la nascita della scuola 2.0 - Wired.it

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Il plico telematico e la nascita della scuola 2.0
Grazie alle tracce di maturità online, l'istruzione italiana si è lanciata nell'era digitale. Sarà davvero l'alba di un nuovo inizio? Ce lo racconta la Barbara di Wired.it
22 giugno 2012 di Barbara Lazzari
Al gioco delle associazioni mentali “ scuola” porta alla mente “ antiquata”. Dei nostri anni alle superiori ricordiamo vecchi gli insegnanti, ingiallito l'intonaco delle pareti, ingobbiti i bidelli e rovinate anche le mappe inchiodate al muro.

Certo “ scuola” è anche i magnifici compagni di classe, la gita dell'ultimo anno a Parigi, le pizzette rosse mangiate a ricreazione e, non ultimo, il terribile ricordo della maturità. Lo studio matto e disperatissimo, la paura, la tensione, le gaffes, i vuoti di memoria. Tutto questo con la parola digitale spuntata in questi giorni, stona. Se poi ci mettiamo il “ plico” pare uno scherzo. Il plico digitale a scuola. È come pensare a una bici volante. Magnifica! Solo che per prendere quota bisogna lanciarsi da uno strapiombo e pedalare a più non posso.

Per noi sopravvissuti all'esame di Stato, attempati osservatori, ascoltare il Ministro Profumo spiegare la nascita del plico è stato più avvincente di un viaggio spaziotemporale. Si è passati da una preparazione di sei mesi per scrivere i testi, duplicare i testi, imbustare i testi, portare il tutto ai carabinieri e poi distribuire ogni cosa alle scuole, a una mail criptata. Ci è voluto poco, solo 89 anni.

Il plico digitale ha viaggiato in Rete coperto da un alone di mistero così fitto che neanche il più esperto nei pronostici da maturità è riuscito a penetrare. Un supereroe, il plico, che ha meritato gli onori della diretta televisiva. La scena madre, di quelle che la gente commenta con un “ see, vabbe'”, trasmessa niente meno che al Tg1, con la sovraimpressione del codice alfanumerico di 25 cifre. Pura fantascienza.
Il codice Da Vinci. Uguale uguale alla password del router, quella infinita, stampata minuscola dietro al modem che non capisci se è una lettera o un numero, quella che sembra inviolabile ma il tuo dirimpettaio l'ha già carpita.

In quella segreteria scolastica illuminata al neon, la scena deve essere stata così. Un addetto, anziano, alla dettatura del codice spiazzato di fronte alla tv, un altro, di mezza età, incaricato di inserire le cifre e sbloccare l'invio delle tracce. L'anziano scandisce una lettera alla volta con il terrore che il codice scompaia a breve. L'attempato al computer trattiene il tremolio delle mani. I presenti ammutoliti dalla tensione, Tutti tranne uno, che, polemico, interviene a sproposito, e crea il caos. Il momento è delicato, la tensione a mille. La bomba potrebbe scoppiare da un momento all'altro, il sistema potrebbe andare in pappa e la figuraccia fare il giro dello stivale in un nanosecondo.

Un esame di maturità tecnologica anche per i prof. E invece questo action movie all'italiana, con ladri di tracce d'esame, codici segreti e sistemi di criptaggio militare, ha funzionato quasi alla perfezione. È stato un bel film, oppure abbiamo assistito all'upgrade 2.0 della scuola? Io mi sono fatta prendere dalla sceneggiatura e ho pensato di cambiare la mia password wifi con una a prova di vicino di casa aka braccino corto. Ne ho pensata una che se mai dovessi rivelarla mi farà sentire una mentecatta: LachitArrAHasEICoRDe2012.

Italia, come si usano i social network? - Wired.it

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Italia, come si usano i social network?
Ecco come stiamo Facebook e Twitter, secondo i dati presentati a State of the net da Vincenzo Cosenza
22 giugno 2012 di Silvio Gulizia
"Indipendentemente da quando si svolgeranno, le prossime elezioni saranno le elezioni della Rete". Sembra banale a dirlo e in fondo può dirlo chiunque, ma dati alla mano il peso di questa affermazione è diverso. Specie perché chi l'ha appena fatta, questa mattina a State of The Net ( qui la diretta streaming), è Vincenzo Cosenza, aka Vincos, uno degli analisti più credibili della Rete che abbiamo incontrato durante il coffee break.

Cosenza ha raccontato al pubblico di State of the net quale sia la realtà degli italiani in Rete, scegliendo Twitter come strumento principe per le proprie analisi, "sdoganato da Fiorello e ora usato non più solo da early adopter , ma anche per esempio dai politici che sono diventati consapevoli del peso della Rete che non può essere più lasciata da parte. Sulla base dei dati che ho analizzato è verosimile che nei prossimi mesi i partiti investano tempo e risorse per rispondere alle richieste dei cittadini che provengono dalla Rete".

Cosenza ha spiegato come solo il 28% dei tweet contenga un link, a dimostrazione che "Twitter non è solo un posto dove si rilanciano notizie, ma è più un punto di discussione e di distribuzione delle proprie opinioni, come confermano gli hashtag, per altro nati dalla gente, e che vengono usati nel 23% dei tweet". L'analisi di Cosenza, attualmente social media strategist di Blogmeter, è stata condotta per tre mesi ( qui le sue slide) e ha evidenziato una pubblicazione media in Italia di 426mila tweet al giorno, dalle 5 del mattino in poi, con picchi fra le 12 e le 13 e fra le 18 e le 21, in particolare nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì e durante programmi tv di grande richiamo, a dimostrare come la gente abbia cominciato a utilizzare Twitter come strumento per chiacchierare mentre guarda la tv. Non a caso gli hashtag più usati, oltre a quelli legati alle pratiche sociali (ff, sapevatelo, lol, fb, news) sono quelli dedicati agli eventi di cronaca e attualità.

Che il dialogo faccia la differenza, quando si parla di Rete, Cosenza l'ha dimostrato con un paio di diapositive dedicate ad amore dichiarato (like sulla pagina Facebook) e amore praticato ( engagement dei fan). Così emerge che il brand che meglio si relaziona con il proprio pubblico è il free press Leggo, che nel mondo dell'informazione rappresenta un piccolo pesce, "in grado però di capire quali sono i contenuti che piacciono al proprio pubblico".

Parlando di Twitter hai introdotto il concetto di mood, mostrando come durante i tuoi tre mesi di analisi atteggiamenti positivi e negativi si sovrapponessero, salvo in occasioni di eventi come l'attentato di Brindisi o il terremoto, durante i quali il mood negativo finiva per prevalere nettamente all'interno del social network. Significa che le emozioni positive le condividiamo su Facebook e le negative su Twitter?

"No. Su Twitter sono gli eventi a catalizzare il sentimento e quello che è emerso dalla mia analisi è che gli eventi negativi sono in grado di catalizzare l'attenzione più di quelli positivi".

Hai dato molti numeri: in Italia ci sono 40 milioni di persone che potrebbero essere connesse, ma solo 27 milioni si collegano una volta al mese, solo 14 milioni tutti i giorni. La maggior parte lo fa con Facebook (22,4 milioni ad aprile, 10 milioni dei quali da mobile), ma poi c'è una galassia di social network che attira la nostra attenzione: Twitter (3,6 milioni di persone lo visitano almeno una volta al mese), Linkedin (2,8 milioni), Google+ (2,6 milioni), Badoo (2,3 milioni) e poi gli emergenti Tumblr (1 milione) e Pinterest (500 mila). Che significato dai a questi dati?

"Tutti i social network sono in crescita rispetto al precedente anno. L'ascesa di Pinterest non è valutabile, ma si tratta di un fenomeno mediaticamente sovraesposto perché i giornalisti sono alla ricerca della next big thing. Insieme però a Tumblr, che ha raddoppiato i propri utenti, ha avuto la capacita di introdurre la possibilità di organizzare i contenuti che ci piacciono, cosa che Twitter e Facebook non sono in grado di offrire. Così la content curation è arrivata anche da noi".

Hai detto che i politici sono come le aziende. Cioè in perenne ritardo sull'adozione di questi strumenti. È cambiato qualcosa nell'ultimo anno?

"È anche normale tutto questo, perché le persone possono prendere uno strumento, sperimentarlo e modellarlo secondo le proprie esigenze, mentre le aziende, e i politici intesi come brand, devono andarci cauti. Come ti ho detto però i tempi, visto l'atteggiamento che aziende e politici stanno assumendo on line, sono maturi per un cambiamento. È sorprendete per esempio vedere come le aziende più veloci a rispondere ai propri utenti sui social network siano PosteMobile, Banca Intesa e Poste Italiane. Su Facebook e Twitter ci sono team più Smart e che sanno che quando rispondono a una persona stanno parlando a tutti".

Tutti pazzi per il bosone di Higgs - Wired.it

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Tutti pazzi per il bosone di Higgs
Si avvicina la conferenza sulla sfuggente particella in cui verranno divulgati i nuovi dati. E in Rete si scatenano le indiscrezioni
22 giugno 2012 di Tiziana Moriconi
Altro che prova di matematica dell'esame di maturità. Se c'è qualcuno che in questi giorni sta sudando dietro a conti e diagrammi, sono i fisici del Large Hadron Collider, l'acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, sempre alle prese con il bosone di Higgs. E le tracce più ricercate sono quelle sulla famosa particella. I rumor riguardo all'Higgs, infatti, spuntano come funghi da blog e siti, perché si avvicina una data fatidica: quella dell' International Conference on High Energy Physics ( Ichep, 4-11 luglio) di Melbourne, in cui verranno divulgati i nuovi, attesissimi dati.

Le porte dei due esperimenti in corso all' Lhc sull'Higgs, Atlas e Cms, sono sigillate come le bocche dei ricercatori. Intanto, però, in Rete si sparano cifre, si fanno commenti e si lasciano trapelare indiscrezione affidabili. New Scientist parla di una nuova ondata di higgsteria, mentre, dal New York Times, Fabiola Gianotti – a capo dell'esperimento Atlas – fiata solo per dire “ Per favore, non fidatevi di quello che riportano i blog”. Lo stesso fa Joe Incandela – portavoce di Cms – assicurando che “ i risultati finali che saranno presentati a Ichep non saranno visti da nessuno prima degli ultimi giorni di giugno”.

Facciamo un breve riepilogo. Dopo quasi mezzo secolo di ricerche, lo scorso dicembre è stato finalmente rilevato un primo segnale della possibile esistenza della particella prevista – e mai osservata – dal Modello Standard. Cioè, come ci ricorda il Cern, la teoria più accreditata “ che descrive i componenti primi della materia e le loro interazioni”. L'Higgs serve ai fisici perché, secondo questo modello, è la particella che conferisce la massa a tutte le altre.

Bene, dopo innumerevoli scontri tra fasci di protoni all'interno dell'Lhc, alla fine del 2011, sia Atlas sia Cms hanno trovato le prime possibili tracce del bosone intorno a un valore di energia di 125 gigaelettronvolt (che ricade nel range dei valori possibili per l'Higgs, cioè non ancora esclusi da precedenti esperimenti, e che equivale a circa 130 volte la massa di un protone). Nel corso dei mesi, nuovi indizi sono giunti anche dall'acceleratore Tevatron di Batavia (Usa), e il Cern ha spinto sull'acceleratore in vista della prossima conferenza. Si pensa che, comunque vada, il responso sull' Higgs arriverà entro il 2012.

Il che, però, non vuol dire necessariamente tra due settimane. In ogni caso, scrive il New York Times, “ i nuovi dati mostreranno se [quello di dicembre] era un abbaglio o se siamo sulla strada giusta per individuare l'elusivo bosone. Se il segnale non c'è, dovremo arrenderci al fatto che la particella, almeno come è stata immaginata finora, non esiste; se, invece, il segnale è ancora lì, il lavoro è appena all'inizio”.

Uno dei blog cui non bisognerebbe prestare attenzione è quello del fisico teorico Peter Woit della Columbia University di New York, secondo il quale i due esperimenti stanno osservando gli stessi dati di dicembre. E questa volta con una ben più alta significatività statistica. Il nome di chi gli avrebbe fatto queste rivelazioni, ovviamente, non viene divulgato.

Woit parla di una significatività di 4 sigma contro il precedente di 3 sigma. Come spiega Wired.com, questo sigma è una misura della probabilità che quel picco a 125 gigaelettronvolt sia solo frutto del caso, e non dovuto alla reale formazione del bosone di Higgs. Con 3 sigma questa probabilità è dello 0,13% (per questo si parla di indizi); con 4 è ovviamente inferiore, ma non siamo ancora al 5 sigma (0,000028%) richiesto per trasformare l'indizio in scoperta.

Nel frattempo, però, come riporta anche l'Istituto nazionale di fisica nucleare, dall'esperimento BaBar, presso lo Slac National Accelerator Lab in California, emergono dei dati che, Higgs o non Higgs, potrebbero far vacillare il Modello Standard. La faccenda è un po' complicata: secondo la teoria, particelle chiamate mesoni B decadono producendo altre particelle, tra cui i bosoni W; questi, a loro volta, decadono in particelle tau e neutrini tau. Ecco, l'esperimento BaBar avrebbe osservato che si formano un po' troppe particelle tau rispetto a quelle attese. “ Sembra che nel Modello Standard ci sia qualcosa che non capiamo”, ha detto il portavoce dell'esperimento, Michael Roney, a New Scientist. Per ora, comunque, possiamo stare abbastanza tranquilli: i risultati non sono ancora statisticamente significativi.

(Credit per la foto: Peter Ginter/ATLAS collaboration/CERN)

Voorlichting werkwijze zakkenrollers Gemeente Den Haag / Politie Haaglanden - YouTube

Trucchi e raggiri...occhi aperti !!

Filosofia sui Navigli - Gianni Vacchelli - 1 - YouTube

venerdì 22 giugno 2012

Dirt is Good -- The making of "Futures" print campaign - YouTube

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INTERESSANTE

Untitled

Maturit0121 - Liceo psicopedagogico - primo tema

La pedagogia attraverso i classici

Aristotele come maestro: un modello educativo che punta ai valori, non al profitto

La prima traccia parte dal filosofo per eccellenza Aristotele e ci richiama un'idea della pedagogia come ancella della filosofia. Come oto a studenti con una formazione in filosofia, Aristotele vede nella metafisica la pia delle scienze perchon ha nessun pragmatico. Per il filosofo l sapere per il sapere che va ricercato da chi vuole una formazione elevata. E' nota anche l'avversione aristotelica nei confronti del lavoro manuale, considerato appannaggio degli schiavi.

Il modello di educazione che cos tracciato olto a formare ed educare l'uomo, come valore assoluto, pi il lavoratore in funzione di una societolta alla produzione. Lo studente, rispondendo alle domande che articolano la riflessione dovrebbe cogliere la portata di apertura e di innovazione pur nel riferimento allo stagirita. L'uomo non deve essere in funzione di un profitto, l'uomo non n mezzo, ma un fine.

Batilde Bacci
Istituto Virgilio, Milano
21 giugno 2012 | 15:29 RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 21 giugno 2012

Schubert: Symphony No. 7 "Unfinished" / Rattle · Berliner Philharmoniker - YouTube

Blue Marble 2012 - "How To"

Aborto, la legge 194 è salva - Wired.it

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Aborto, la legge 194 è salva
La Corte Costituzionale ha decretato come inammissibile il ricorso del Tribunale di Spoleto. La legge sull'interruzione volontaria di gravidanza non è incostituzionale
20 giugno 2012 di Wired.it Staff
La legge sull’ aborto è salva. Per la Corte Costituzionale, infatti, è “manifestamente inammissibile” la questione di legittimità, sollevata da un giudice di Spoleto, sull’art. 4 della legge sull’aborto, cuore della normativa che regola da oltre trent’anni l’interruzione volontaria della gravidanza che riguarda l'embrione umano. La decisione dei giudici costituzionali non ha dunque rivoluzionato la legge attuale con buona pace di quanti temevano un attacco al diritto all’aborto. La Consulta era stata chiamata in causa, lo scorso gennaio, da un giudice del Tribunale di Spoleto che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale ( qui il ricorso) in seguito alla richiesta di una minorenne di abortire senza l’obbligo di coinvolgere i genitori.

Il caso aveva iniziato a far discutere, anche se il punto cardine non riguardava l'età della ragazza. Per i minori, infatti, la legge già prevede un preciso iter. Per interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni, in Italia una minorenne ha bisogno del consenso di entrambi i genitori o di chi esercita la tutela. Tuttavia, quando per vari motivi ciò non sia possibile, il giudice tutelare può dare il consenso all’interruzione della gravidanza. La minorenne prima deve rivolgersi al Consultorio Familiare dove una ostetrica, una ginecologa e una psicologa compiranno gli opportuni accertamenti medici e valuteranno insieme alla ragazza e al suo partner (se lei lo consente) le circostanze che hanno portato alla decisione di interrompere la gravidanza, consigliandola sulle possibili alternative, sui suoi diritti e sulle strutture di sostegno sociali e sanitarie a cui può fare ricorso, sia durante la gravidanza sia dopo il parto. In seguito, il Consultorio Familiare è tenuto ad emettere, entro sette giorni dalla data della richiesta, una relazione corredata del proprio parere al giudice tutelare. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la ragazza e tenuto conto della sua volontà e delle sue ragioni, nonché della relazione del consultorio, può autorizzarla, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’interruzione della gravidanza.

Il giudice di Spoleto ha invece deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale esponendo i suoi dubbi sull’articolo 4 della legge 195, alla luce anche di una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 18 ottobre 2011 che stabilisce l’impossibilità di brevettare “le utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali”. Dunque, una sentenza che nulla a che vedere direttamente con l’ aborto.

Oggi la Consulta ha rigettato il ricorso. Ma per saperne di più bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, che saranno scritte dal giudice Mario Rosario Morelli, che, nel novembre 2008, fu relatore della sentenza con cui la Cassazione disse sì all’interruzione dell’alimentazione per Eluana Englaro.

Maturità digitale, come se l'è cavata la scuola - Wired.it

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Tutto pronto questa mattina per il plico telematico. Almeno nella mia scuola, dove sono stata investita dell'incarico di Referente di Sede, colui che, insieme al Presidente della Commissione, sotto lo sguardo attonito dei Colleghi e, ufficialmente anche alla presenza di almeno due studenti, riceve la chiave Ministero, decripta la traccia di italiano, la manda in stampa e la consegna perché possano avere inizio le danze.

In sintesi è successo questo.

A scuola già dalle 7.45, apri computer, verifica se funziona, assicurati che la stampante sia in funzione e che stampi (anche se la prova l'hai rifatta ieri, non si sa mai). Tutto pronto. Apri il SIDI (la intranet del Miur, per capirci), a cui il referente di sede accede con la sua personale password, verifica gli avvisi recenti, nulla di nuovo per fortuna. Attendiamo le 8.30. Momento in cui il Ministro Profumo divulga pubblicamente la Chiave Ministero (cioè la chiave pubblica che serve a decriptare i famigerati e tanto attesi temi di italiano).

Serviva Internet stamattina? No. È da ieri che lo dico, tutto era a prova di attacco hacker davvero. Infatti i canali utilizzati per comunicare la chiave pubblica sono stati:

1) La Diretta tv su Rai Uno alle 8:30 del Ministro Profumo (chiave rimasta in sovraimpressione per alcuni minuti), il Televideo Rai alla pagina 101; e poi, Internet (ma in caso non funzionasse Internet, come ben capite, in ogni sede si poteva a questo punto operare e mandare in stampa);
2) Portale SIDI;
3) Posta elettronica: una e-mail a tutti i Referenti di Sede, a tutte le scuole sedi d’esame (sulle caselle di posta certificata e sulle caselle istituzionali;
4) Home Page di www.istruzione.it;
5) Pagina riservata;
6) Service-Desk al Numero Verde 800 903 080.

Insomma, ora sarà finalmente chiaro a tutti che nessuno poteva aprire le tracce prima del tempo, dato che erano richiesti ben tre passaggi di sicurezza: l'eseguibile su pc proprio della Commissione (codice referente, codice commissione, codice istituto e ben tre codici per scaricarlo e testarlo Cod1, Cod2 e Cod3), la Chiave commissione tenuta sotto chiave da ogni commissione, e infine la chiave ministero.

Nessuno se non il referente di sede poteva essere in possesso di tutto e comunque anche io referente di sede, fino alle 8.30 di stamane, non avevo il terzo pezzetto di puzzle utile. Insomma ansia a mille, perché so bene che in questi casi, una delle tecnologie ti abbandonerà anche se fino al momento primo funzionava tutto. Infatti. Dovevamo procedere alla stampa direttamente dalla veloce laser in dotazione, almeno nella mia scuola. Testata più volte.

Ma ecco l' inghippo: una coda di stampa lentissima. Ogni foglio sembrava partorito, non messo in coda di stampa. Panico della Commissione, panico negli occhi della mia Presidente. Preso atto, si fotocopi! Imprevisto risolto sul nascere, meno male che avevamo dovuto prevedere il piano B. Insomma alle 9.00 noi abbiamo cominciato la prova. Un ottimo tempo, nonostante l'imprevisto stampante.

La scuola italiana era pronta a questa innovazione? Io dico di si. Il procedimento, la sperimentazione e la comunicazione di tutti i passaggi del Plico Telematico sono stati fatti bene dal Miur. Noi referenti di sede siamo stati sempre puntualmente informati via mail riservata di tutti i passaggi, le incombenze, le scadenze, le operazioni da compiere perché tutto funzionasse al meglio.

Chiave vincente: il fatto che il plico telematico non ha realmente viaggiato in Rete, ma era in possesso delle varie sedi di Commissione da qualche giorno, in locale. Certo, tutto da decriptare al momento giusto, ma tutto perfettamente funzionante anche in caso di attacco hacker e di malfunzionamento del network. Questa la paura principale che da giorni si leggeva sui media. Sicuramente ci saranno scuole che avranno riscontrato problemi, ma non diamo la colpa alla tecnologia, vi prego.

Mai come nel plico telematico tutto è stato pensato, comunicato, definito, a prova di dummies. Bastava seguire esattamente le istruzioni. Ogni problema poteva essere prevenuto semplicemente seguendo tutti i passaggi. Già dalla sperimentazione.

Secondo le statistiche diffuse a noi referenti di sede, la sperimentazione è stata un successo (pochissime, meno di una decina di scuole su oltre 4mila non sono riuscite nelle operazioni di simulazione). Sempre secondo le statistiche diffuse, tutte le scuole hanno regolarmente effettuato download e test del plico telematico. Insomma eravamo tutti pronti!

Un appunto voglio farlo, però. L'altra faccia della medaglia è la Commissione Web: l'applicazione online che ogni Commissione deve utilizzare in sostituzione di registri e verbali è in ritardo sui tempi. Non si sa il motivo, ma anche la comunicazione di tutto non è stata fatta adeguatamente alle commissioni.

Non c'è stata adeguata formazione/informazione (eppure il manuale d'uso è chiarissimo e le procedure sono semplici). I docenti italiani hanno bisogno di prenderci la mano, non si può pensare di immergerli in una situazione nuova senza disagi. Al momento l'applicazione è molto lenta e a tutti non sono ben chiare le attività da svolgere. Infatti, io referente di sede del plico telematico, anche se non mi compete, sto qui ad aiutare a capire come funziona tutto su Commissione Web. Perché?

Perché qualcuno il lavoro di formazione, training deve pur farlo, altrimenti le commissioni sono nel pallone. Come spesso accade nella scuola italiana, ci si mettono con pazienza le persone di buona volontà come me. Ovviamente senza retribuzione alcuna per il disturbo di sostituire chi doveva formare e abilitare tutti al compito comune.

martedì 19 giugno 2012

Energia, ecco le tecnologie del futuro - Wired.it

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Un nuovo algoritmo che permette di monitorare da satellite gli spostamenti millimetrici del terreno, ottimizzando l’estrazione di petrolio e gas dai giacimenti sotterranei. Catalizzatori che convertono idrocarburi in combustibili meno inquinanti e più efficienti. Celle solari ultrasottili. Batterie al lito di ultima generazione. E ancora, tecniche innovative per il monitoraggio delle acque e nano particelle per la depurazione delle falde acquifere contaminate. Sono i sei progetti vincitori degli Eni Award 2012, premiati venerdì scorso al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il premio, giunto alla sua quinta edizione, seleziona le ricerche più promettenti in campo energetico, spaziando dal settore degli idrocarburi, alle fonti rinnovabili e non convenzionali, alla protezione dell’ambiente.

Paolo Scaroni, l’ad del Cane a sei zampe, nel corso della cerimonia di premiazione, ha ricordato che Eni ha speso quasi due miliardi di euro in R&D dal 2005 al 2011 e depositato circa 300 domande di brevetto tra il 2009 e il 2011, un terzo in più rispetto al triennio precedente: “ Eni Award non è solo un riconoscimento alla ricerca. È diventato il momento d’incontro internazionale delle eccellenze nel campo dell’energia. Dal 2007 a oggi abbiamo raccolto quasi 4 mila contributi scientifici, facendo di questo premio un collettore straordinario di scoperte sull’energia e sull’ambiente. Questa iniziativa è forse il nostro miglior investimento”.

Tra i ricercatori premiati quest’anno, selezionati su oltre 1100 candidature, in quattro (di cui tre italiani) provengono dai Politecnici di Milano e Torino. Ecco nel dettaglio le migliori idee per il futuro dell’energia.

Premio “Nuove frontiere degli idrocarburi – Upstream”
Fabio Rocca, professore emerito di Telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano, e Alessandro Ferretti, ad di Telerilevamento Europa, spin-off del Politecnico di Milano, hanno sviluppato una metodologia originale per la misurazione dei movimenti millimetrici del suolo attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dai radar satellitari, come la costellazione italiana COSMO-SkyMed o quella canadese Radarsat-1 e 2. “ La tecnologia ha diverse applicazioni nel caso di terremoti, frane, progettazione di grandi opere”, spiegano gli scienziati: “ Nel settore Oil&Gas, la tecnica è stata utilizzata per quantificare i minimi spostamenti verticali del terreno nei giacimenti petroliferi, grazie ai quali si possono dedurre i movimenti dei fluidi interni durante l’estrazione o l’iniezione di acqua, ottimizzando il processo di produzione”.

Premio “Nuove frontiere degli idrocarburi – Downstream”
Il premio è stato assegnato a Enrique Iglesia, professore di ingegneria chimica presso l’Università di California a Berkeley, per lo sviluppo di catalizzatori per la sintesi di idrocarburi in grado di migliorare l’efficienza dei processi, riducendo gli scarti tossici e l’impatto ambientale. Tra i principali interessi di Iglesia ci sono gli studi delle reazioni chimiche per realizzare carburanti, lubrificanti e polimeri a partire non solo dal petrolio, ma anche dal gas naturale, dalle biomasse e dal carbone.

Premio “Energie rinnovabili e non convenzionali”
È il solare la più promettente tra le fonti rinnovabili, secondo l’Eni. In questo settore, sono stati premiati Harry Atwater, professore di fisica applicata presso il California Institute of Technology, e Albert Polman, direttore del Fom Institute Amolf di Amsterdam, che insieme hanno realizzato celle solari ultrasottili, più economiche e performanti. Merito di nanostrutture metalliche che permettono di assorbire meglio i diversi colori della luce. In questo modo, aumenta l’efficienza di conversione dei raggi solari in elettricità, attualmente il principale limite della tecnologia fotovoltaica (insieme agli ingenti costi dei materiali). Una simile tecnologia, secondo gli scienziati, potrebbe contribuire ad accelerare lo sviluppo del fotovoltaico verso la scala del tera-watt.

Premio “Protezione dell’ambiente”
Ad aggiudicarselo è stata Barbara Sherwood Lollar, titolare della cattedra di geologia presso l’Università di Toronto. Ha messo a punto una tecnica per stabilire il grado di inquinamento delle acque sotterranee in base all’analisi degli isotopi stabili di carbonio. Questo metodo evidenzia se un intervento di bonifica sta funzionando correttamente o se, piuttosto, la riduzione del contaminante è solo apparente, dovuta ad altri processi come la diluizione o la dispersione.

Premi “Debutto nella ricerca”
I premi riservati a ricercatori under 30 sono stati assegnati a Silvia Comba e Jijeesh Ravi Nair, entrambi del Politecnico di Torino. Silvia Comba ha sviluppato una tesi di dottorato sulla depurazione delle falde acquifere contaminate per mezzo di una tecnica innovativa basata sull’utilizzo di nano e micro-particelle di ferro. Jijeesh Ravi Nair, di nazionalità indiana, ha sviluppato una metodologia per la preparazione di membrane elettrolitiche per batterie al litio in grado di fornire energia elettrica in modo efficiente e rispettoso dell’ambiente. Un avanzamento promettente per lo stoccaggio delle energie rinnovabili.
(Credit per la foto: Eni)