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venerdì 17 settembre 2010

Trovi l'amore, perdi due amici scoperta l'equazione dei rapporti - Repubblica.it

Trovi l'amore, perdi due amici scoperta l'equazione dei rapporti - Repubblica.it

Dei ricercatori di Oxford hanno misurato il costo di una relazione sentimentale sulla cerchia degli affetti più cari. Quando ci si innamora, il network di supporto passa da cinque a tre persone. Duplicato il ruolo del partner, a meno che non spunti l'amante...
di GIULIA BELARDELLI

"NON SEI più quello di un tempo", oppure "Ti stai creando il vuoto attorno". Frasi da amici, forse un po' gelosi, che in molti si sono sentiti dire dopo l'avvento di un nuovo amore. Come insegna l'esperienza e come cantano Elio e le Storie Tese in "Servi della Gleba", spesso anche le cose più belle possono costare caro: in questo caso, la rete di amici e persone fidate pronte a gettarsi nel fuoco per noi. A tradurre in numeri il costo dell'amore sono stati dei ricercatori dell'Istituto di Antropologia Cognitiva dell'Università di Oxford, che hanno presentato il loro studio al British Science Festival di Birmingham. A quanto pare, chi trova l'amore "perde" in media due persone del cuore, un amico e persino un parente.

Il costo dell'amore. "La nostra ricerca è partita da un'osservazione molto semplice", spiega Maxwell Burton-Chellew, co-autore dello studio, a Repubblica. it. "Essere impegnati in una relazione sentimentale richiede un notevole sforzo dal punto di vista energetico e temporale. L'obiettivo era misurare, secondo le leggi della scienza, l'impatto di questo impegno sulla vita sociale". Per farlo, i ricercatori hanno passato al setaccio le relazioni di 540 persone dai 18 anni in su, con un'età media di circa 28 anni. "I risultati - aggiunge Maxwell, ricercatore presso il Dipartimento di Zoologia di Oxford - parlano chiaro: quando ci si innamora, la cerchia degli affetti più stretti perde dei pezzi. Da una media di cinque individui, si passa a quattro, di cui uno è la persona amata".

Una questione di numeri. La ricerca è stata diretta dal professor Robin Dunbar, capo dell'Istituto di Antropologia Cognitiva di Oxford, già famoso per il "numero" che porta il suo nome e autore del libro "How many friends does a person need?" ("Di quanti amici ha bisogno una persona?"). Fu lui il primo a dare un limite di "sostenibilità cognitiva" a quanti amici si possono avere su social network come Facebook: 150 e non di più. Il suo modello delle relazioni sociali, elaborato negli anni Novanta e riadattato in chiave 2.0, fissa a 150 il numero di persone con cui un essere umano riesce ad avere a che fare. Tale soglia sarebbe determinata dal funzionamento della nostra neocorteccia, la parte del cervello responsabile del linguaggio e del pensiero cosciente. La rete sociale di ognuno, secondo Dunbar e Burton, può essere vista come un circolo concentrico. "Al centro - spiega Dunbar - c'è l'Ego, vale a dire il soggetto. Subito dopo si trova il cosiddetto network di supporto, formato da una media di cinque persone: coloro a cui andiamo a chiedere aiuto quando ci troviamo in difficoltà emotiva o finanziaria. Poi c'è il gruppo di simpatia o solidarietà, di solito composto da 12-15 membri con cui entriamo in contatto almeno una volta al mese".

Se non c'è posto per tutti. Secondo il nuovo studio, a pagare le spese di un amore novello è soprattutto il cerchio più importante, il network di supporto, fatto di amici e parenti più stretti. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario in tre parti: stato sentimentale, lista delle persone che avrebbero chiamato in caso di "seria crisi emotiva o finanziaria" e indice di probabilità del contatto. Da queste tre variabili i ricercatori hanno derivato un "coefficiente di relazione". Nei single, il network di supporto è formato in media da cinque individui, senza particolari differenze tra uomini e donne. "Le cose cambiano quando si è in coppia", commenta Burton. "Chi si dichiara impegnato in una relazione di tipo amoroso mostra una rete sociale intima decurtata di due elementi: un posto viene preso dal partner, l'altro rimane vacante". Da notare che nemmeno i parenti più prossimi sembrano essere esonerati da questo meccanismo: uno dei due esclusi, infatti, è spesso un membro della famiglia.

L'amante? Non fa la differenza. Posto che il fattore determinante è la minore disponibilità di tempo, ci si potrebbero aspettare effetti catastrofici nel caso di relazioni sentimentali "extra". I numeri, a sorpresa, dicono che non è così. Tra quanti hanno ammesso la presenza di un amante, la maggior parte non nota particolari differenze nella rete di amici prima e dopo la comparsa della new entry. "La consistenza del network di supporto - spiegano i ricercatori - rimane la stessa che per le persone fedeli". Le ragioni, aggiungono, possono essere diverse: da un lato è possibile che il "vecchio partner", seppur ancora attuale, perda il posto nella cerchia del cuore; dall'altro è verosimile che il maggiore stress generato da bugie e sotterfugi aumenti la necessità dell'individuo di confidarsi con soggetti esterni alla vicenda.

"Doppio lavoro". "Dal punto di vista della vita pratica - aggiunge Burton - lo studio può servire a darsi delle risposte. Il fatto che quando ci innamoriamo il nostro network si faccia più esiguo non vuol dire che le nostre esigenze siano cambiate. Chiaramente ci appoggiamo di più su una persona in particolare, che è appunto il nostro compagno o la nostra compagna. Se la matematica non è un'opinione, il soggetto in questione avrà il compito di fare il lavoro di due persone. E' questa la ragione per cui, in molti casi, ci sembra di non ricevere abbastanza supporto dal partner". In fondo, sembra suggerire lo studio, siamo pur sempre esseri umani.
(16 settembre 2010) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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