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Ricerca Usa conferma: i soldi non fanno la felicità
Nemmeno l’infelicità, va bene. Ma se dalla vita volete qualcosa di più della tranquillità economica, dovete puntare tutto sulle relazioni sociali. Per scoprirlo, l’Università di Berkeley ha messo a punto un indicatore sociometrico
30 giugno 2012 di Simone Cosimi
La felicità non si compra. Non dipende da quanto è farcito il portafoglio né dalla busta-paga. Insomma, non si nasconde nei soldi. Le parole-chiave per uno stato di benessere complessivo s’annidano piuttosto dalla parte opposta della scala dei valori: sono il rispetto e l’ ammirazione di amici, colleghi e famigliari. A raccontarlo uno studio della University of California-Berkeley, messo a punto da Cameron Anderson e appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Psychological Science.
Il segreto sta anzitutto “ nel disporre di alti livelli d’ autorevolezza nel proprio ambito di riferimento locale per guadagnare più rispetto, maggiore influenza e continuare integrarsi sempre meglio nel tessuto sociale”, ha detto Anderson. La ricerca è stata condotta in particolare con due sottogruppi composti da studenti del college (coinvolti nelle dinamiche del campus) e altri invece già laureati, alle prese con i cambiamenti – a volte traumatici, inclusa la trasformazione del proprio network relazionale – del mondo reale. Al centro dell’indagine, il cosiddetto status sociometrico, un indicatore messo a punto tramite un mix di voti forniti da parte dei conoscenti, auto-giudizi e il numero di posizioni di leadership occupate dai singoli soggetti, nelle varie attività, oltre a un questionario sui propri guadagni e sul livello di felicità.
La constatazione più sostanziosa del team californiano è stata quella di verificare nelle persone già uscite dal mondo universitario la correlazione sempre più forte e crescente fra il livello di rispetto guadagnato nel nuovo universo lavorativo e il proprio benessere psicofisico, soprattutto se comparato a quello registrato fra gli studenti. “ Sono rimasto sorpreso di quanto fluidi siano questi effetti – ha commentato lo scienziato – se qualche livello di rispettabilità e autorevolezza nella propria cerchia personale sale o scende, segue a ruota quello della felicità, anche nell’arco di pochi mesi”. La spiegazione fornita da Anderson è di tipo camaleontico: le persone si adattano velocemente a situazioni acquisite e messe subito a bilancio come scontate, vedi la salute e la ricchezza. Ma altrettanto velocemente smarriscono felicità e sensazioni positive a esse collegate. Un po’ come capita a chi vince una lotteria.
Al contrario, scalare la piramide sociale con i mezzi relazionali a nostra disposizione è processo assai più lungo e faticoso ma infinitamente più influente per percorrere la strada che porta alla felicità. Non a caso, a confortare l’indagine degli psicologi di Berkeley si aggiungono quelle condotte dall’ università canadese della British Columbia e da quella di Harvard: gli individui incassano più soddisfazione e felicità quando spendono i propri quattrini in regali e beneficenza destinati agli altri rispetto agli acquisti e alle spese per sé stessi. Provare per sorridere.
foto: Corbis
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