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giovedì 19 aprile 2012

Come si calcola l'Imu? - Wired.it

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Come si calcola l'Imu?
Rendite catastali, rivalutazioni e aliquote. Ecco come calcolare quanto si dovrà spendere per i propri immobili. E ci sono già diversi strumenti online
18 aprile 2012 di Andrea Curiat
Cominciano a delinearsi più chiaramente le regole e modalità di pagamento per la nuova Imu, l’Imposta municipale unica che andrà a sostituire la vecchia Ici interessando, però, anche le prime case di proprietà. Nelle ore passate la norma ha terminato il proprio passaggio presso la commissione Finanze della Camera, che ha approvato l’emendamento proposto dall’ Udc per permettere il pagamento dell’imposta in due o tre rate, secondo le preferenze dei proprietari degl immobili. Bisogna però decidere in fretta: al 18 giugno, infatti, è già stata fissata la scadenza per versare il primo acconto dell’Imu, pari al 50% dell’importo totale, se si sceglie la soluzione in 2 rate, o al 33% per chi preferisce pagare in 3 soluzioni. Stando a stime dell’associazione dei consumatori Asso-Consum, il costo medio dell’Imu potrebbe attestarsi a circa 200 euro per la prima casa e a oltre 650 euro per la seconda casa. I margini di variazione rispetto alla media, però, sono ampi: ecco allora come calcolare l’importo dell’imposta.

Il punto di partenza è la rendita catastale dell’immobile. Il dato può essere reperito dal rogito catastale o dalla dichiarazione dei redditi, e indica in pratica quanto renderebbe teoricamente l’immobile se fosse dato in affitto. Il valore va poi rivalutato del 5% e moltiplicato per un coefficiente fisso pari a 160 (aumentato del 60% rispetto al coefficiente della vecchia Ici). Supponiamo ad esempio che la rendita catastale di un immobile sia pari a 1.000 euro. La rivalutazione è quindi di 1.000 euro più il 5% di 1.000 euro (vale a dire, 50 euro): fanno 1.050 euro in tutto. Moltiplicando per 160, il risultato finale è pari a 168mila euro.

Niente panico, ovviamente non è questo il valore dell’Imu. C’è un passaggio successivo da effettuare. L’importo ottenuto, infatti, è quello sul quale si applica l’aliquota fissata dal decreto Salva Italia e modificata dai singoli comuni. L’aliquota di base è dello 0,4% (il 4 per mille) per l’abitazione principale (quella in cui ogni cittadino ha la propria residenza fiscale e in cui dimora abitualmente) e dello 0,76% per la seconda casa. Le amministrazioni comunali possono modificare queste percentuali a livello locale, alzandole o abbassandole dello 0,2% (per le abitazioni principali) e dello 0,3% (per le seconde case). Poichè lo Stato si riserva la metà del gettito derivante dall’Imu, e vista la necessità dei Comuni di raggranellare risorse, è facile prevedere che la maggior parte degli enti locali si terrà comunque su valori di aliquota vicini ai massimi. Nell’esempio, quindi, un’aliquota dello 0,4% su 168mila euro (per una rendita catastale di 1.000 euro) implica un eborso di 672 euro. C’è però la possibilità di detrarre 200 euro sulla prima casa (il totale dell’esempio scenderebbe così a 472 euro) e altri 50 euro per ogni figlio.

Per chi non vuole perdersi in calcoli, comunque, è facile reperire online dei calcolatori automatici di Imu che applicano automaticamente le regole di cui sopra. Una semplice ricerca con Google restituisce dozzine di risultati attendibili, come questo e questo. In ogni caso, però, bisogna conoscere la rendita catastale dell’immobile e l’ammontare dell’aliquota fissata dal comune in cui è situato. Per pagare è possibile utilizzare il modello F24, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, effettuando il versamento tramite la propria banca (anche via home banking) o tramite intermediari abilitati come i Centri di assistenza fiscali (Caf) dislocati sul territorio.

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