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venerdì 27 aprile 2012

Ecco dove si trova il punto G - Wired.it

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Ecco dove si trova il punto G
Individuato, misurato e descritto nei minimi dettagli. L’organo del piacere femminile ha la forma di un sacchetto e misura otto millimetri. Ma le critiche allo studio non mancano
26 aprile 2012 di Giovanna Dall'Ongaro
Mettere la firma su una scoperta come questa è il sogno di ogni scienziato. Perché qui si tratta di avere individuato, misurato e descritto nei minimi dettagli uno degli oggetti più inseguiti ed elusivi della ricerca, sfuggito finora a ogni osservazione di laboratorio, pur avendo fornito innumerevoli prove della sua esistenza. Non parliamo del bosone di Higgs, miraggio dei fisici, ma di un suo equivalente nel campo della ginecologia e della sessuologia: il punto G, la leggendaria zona erogena femminile che si è convinti esista davvero senza sapere né dove si trovi, né come sia fatta.

Ora, infatti, Adam Ostrzenzki, chirurgo plastico dell’Istituto di Ginecologia dell' Università di St. Petersburg in Florida, è convinto di avere risolto l’annoso dilemma. E sul Journal of Sexual Medicine pubblica il risultato delle sue ricerche: il punto G esiste veramente ed è una struttura a forma di sacchetto, con qualche striatura blu, costituita da tre parti (testa, centro e coda) che misura 8,1 mm di lunghezza, da 3,6 a 1,5 mm di larghezza e 0,4 di spessore. Le pareti sembrano fatte di tessuto fibroconnettivo che, una volta rimosso dalla sede originale, sembra essere estendibile fino a oltre 30 millimetri. Già nel 20008, uno studio pubblicato sempre su Journal of Sexual Medicine e condotto da Emmanuele Jannini - docente di sessuologia medica presso L'Università dell'Aquila - su alcune donne sottoposte a ecografia transvaginale aveva mostrato la possibile esistenza del punto G: un ispessimento della parete tra vagina e uretra

Ostrzenzki avrebbe addirittura svelato le coordinate per ritrovarlo: si troverebbe tra apparato genitale e urinario. Più precisamente sulla membrana dorsale perineale, a 16,5 millimetri di distanza dalla parte superiore dallo sbocco esterno dell’uretra, con un’angolazione di 35° rispetto al margine laterale esterno dell’uretra. A rendere ancora più incredibile la scoperta di Ostrzenzki è il fatto che il ricercatore abbia trovato l’ organo del piacere femminile, semplicemente grazie alla utilissima, ma difficilmente raccontabile, procedura che fa da pilastro agli studi anatomici: la dissezione di un cadavere. Quello di anziana signora di 83 anni.

Difficile credere che finora nessuno avesse mai eseguito la stessa operazione ottenendo un risultato simile. Per oltre un secolo, dal 1900 ad oggi, gli scienziati hanno tentato di realizzare una mappa dei luoghi che custodiscono il piacere sessuale femminile basandosi sulle vaghe indicazioni delle dirette testimoni (un’area approssimativa sulla parete vaginale anteriore) e su campioni anatomici o istologici. Ma nessuno di loro si era mai imbattuto in quella “ struttura uniforme, facile da osservare e ben delineata” che ha descritto Ostrzenzki sul Journal of Sexual Medicine.

Qualcuno si era avvicinato alla meta ma era rimasto troppo in superficie, (parliamo sempre di indagini condotte nei Dipartimenti di Medicina Forense, sia chiaro…), qualcun altro, a detta di Ostrzenzki, aveva invece interpretato male ciò che aveva trovato: quelle due “ piccole masse a forma di palloncini posizionate su entrambi i lati dell’uretra”, considerate da uno studio del 2009 come sicuri punti erogeni erano piuttosto le ghiandole di Skene.

In attesa di conferme di quanto descritto da Ostrzenzki, il chirurgo statunitense si sente in diritto di autoproclamarsi come “ il primo ad avere descritto nella letteratura scientifica clinica, la collocazione, le misure e le caratteristiche del punto G”. Ma, ci tiene a dirlo, la sua carriera non può terminare qui: “ Intanto bisogna capire se questo ispessimento si trovi sul corpo di tutto le donne e nella medesima posizione. Poi ci sono ancora molte parti sconosciute dell’organo genitale femminile da trovare e studiare”. La prossima sfida potrebbe giocarsi sull’esistenza della struttura anatomica della cosiddetta prostata femminile, che, come spiega il ricercatore, aspetta ancora di essere individuata.

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