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mercoledì 4 aprile 2012

Giovani e lavoro, ecco i settori più promettenti - Wired.it

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Giovani e lavoro, ecco i settori più promettenti
Uno su tre di loro non ha un'occupazione stabile, dice l'ultimo rapporto Istat. Tra Web, green economy e biotecnologie, dove dovrebbero dirigersi gli sforzi dei giovani che vogliono trovare lavoro?
03 aprile 2012 di Martina Pennisi
Il 32,6% dei 15-24enni italiani non ha un lavoro, dato Istat relativo all'ultimo trimestre del 2011 e in crescita rispetto al 29,8% dello stesso periodo del 2010. Il picco si registra nel Mezzogiorno, mettendo la lente di ingrandimento sulle giovani donne: qui è addirittura il 49,2% a non avere un impiego. È dal 2004 che non si navigava in acque così torbide e febbraio 2012, con un tasso di disoccupazione generale al 9,3% e in crescita di 1,2 punti percentuali su base annua, non sembra contenere le prerogative di una svolta. Ci siamo allora chiesti: come potrebbe avvenire cambiamento di rotta? Manovra Fornero e impegno comunitario a parte, quali dei settori di cui ci occupiamo quotidianamente sono destinati a (ri)mettersi in moto per far salire a bordo un numero consistente di giovani lavoratori?

La promessa del digitale è stata sbandierata fino allo sfinimento, nel tentativo di sensibilizzare la classe politica in chiave Agenda: lo scorso ottobre, si parlava di un contributo del 14% alla crescita del prodotto interno loro del paese negli ultimi quattro anni e della creazione di 700mila posti di lavoro, 1,8 per ogni posto perso. Se il sospirato decreto DigItalia di fine giugno fornirà al paese gli strumenti per alzarsi e camminare in questa direzione è ragionevole pensare che la tendenza aumenti in modo esponenziale e crei un contesto favorevole per l'occupazione dei nativi digitali e dei loro fratelli/sorelle maggiori.

Ericsson ha ristretto il campo d'analisi alla banda larga e quantificato in un +0,3% l'aumento del Pil garantito da un raddoppio della velocità. Per ogni nuove mille connessioni, recita il Traffic and market data, vengono creati 80 nuovi posti di lavoro. Si pensi al digital divide nostrano, che coinvolge il 38% della popolazione, e ai margini di crescita che un intervento strutturale, vedi sopra, potrebbe garantire. L'ingresso in campo dell' Lte, la più recente evoluzione della telefonia mobile, farà da ulteriore volano.

Altra faccia della medaglia digitale: secondo il Politecnico di Milano, un colpo di reni rilevante in ottica di rilancio economico è quello dell' e-commerce. Il 2011 ha registrato un +20% delle vendite effettuate da portali italiani, rispetto al +17% del 2010, e superato quota 8 miliardi di euro. Il mercato italiano del commercio elettronico vale un sesto di quello britannico e un quarto di quello tedesco, ma procede a un ritmo di crescita quasi doppio rispetto a questi paesi. E il futuro sorride.

Il fotovoltaico nostrano, recita il rapporto Cresme, ha generato invece circa 39 miliardi di euro di Pil nel 2011 e 400mila posti di lavoro negli ultimi 4 anni. Secondo il dossier dei Verdi Salvare le rinnovabili, per salvare l'occupazione, nei prossimi otto anni ci sono in ballo poco meno di 90mila nuove assunzioni (135mila nel più ampio settore delle rinnovabili). Le variabile è costituta dagli incentivi, decisivi saranno i primi passi del decreto in gestazione Quinto Conto Energia.

Occhi aperti anche sugli sviluppi della telemedicina. Nei prossimi 30 anni la popolazione degli ultra 60enni è destinata a raddoppiare nel Vecchio Continente e l'Agenda digitale comunitaria impone uno sviluppo capillare del settore entro il 2020. Si tratta di un contesto in cui sono in via di definizione nuove figure professionali: i pazienti saranno sempre di più monitorati presso il loro domicilio ed è necessaria l'individuazione di operatori del settore che siano in grado di fare da ponte con l'ospedale.

Il Rapporto sulle biotecnologie in Italia di Assobiotec pone l'accento sul rialzo del 6% di un comparto di proporzioni ancora contenute, 375 imprese biotecnologiche impegnate in attività di ricerca e sviluppo e 221 facenti parte della definizione pure biotech, che ci classifica terzi in Europa per numero di realtà dedicate e spalanca le porte a ulteriori sviluppi.

(Credit per la foto: Ciaran Griffin/Getty Images)

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