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domenica 1 aprile 2012

Siamo pronti alla pillola della moralità? Se si cancella il libero arbitrio - Corriere della Sera

Bioetica - Il filosofo Singer pone il dibattito in USA. Ma l sintomo di una genetomania

Siamo pronti alla pillola della moralit
Se si cancella il libero arbitrio

Un test apre nuovi scenari sull'empatia degli uomini

U n blog del New York Times , con un articolo del noto filosofo dell'etica e ambientalista Peter Singer, professore a Princeton, ritorna in questi giorni su un esperimento effettuato sui ratti all'Universiti Chicago lo scorso Dicembre dal neuroscienziato Jean Decety e dai suoi collaboratori.
L'esperimento fece molto rumore perchcome ho avuto occasione di descrivere io stesso sul Corriere della Sera , in essenza, aveva dimostrato che alcuni ratti (si noti: alcuni, non proprio tutti), posti di fronte a una situazione nella quale potevano tranquillamente mangiare della cioccolata, oppure liberare un altro ratto visibilmente imprigionato in un tubo trasparente, preferivano agire da liberatori e poi condividere con il compagno quella cioccolata. Nessuna differenza tata osservata tra ratti maschi e ratti femmine nel liberare un compagno dello stesso sesso. Sono ancora in corso i piplessi esperimenti su maschi che liberano femmine o l'inverso.


L'empatia, cioa condivisione soggettiva della sofferenza altrui, si rivela essere, quindi, evolutivamente molto antica. Risale a circa 60 milioni di anni addietro, quando roditori e primati avevano un antenato comune. Infatti, Decety mi conferma che i circuiti cerebrali sono gli stessi in noi e nei roditori: i nuclei del tronco cerebrale, l'amigdala, l'ipotalamo, l'insula e la corteccia orbito-frontale. Anche gli ormoni responsabili dell'attivazione di questi centri cerebrali sono gli stessi: l'ossitocina, la prolattina e la vasopressina.


Peter Singer riporta anche casi reali del tutto opposti, ciouprema indifferenza degli esseri umani di fronte a una manifesta, tragica sofferenza di altri esseri umani. Si chiede se sarebbe possibile creare una pillola dell'empatia, un farmaco che, una volta somministrato, generasse compassione in chi ne pontaneamente carente. Se questo fosse farmacologicamente possibile, avremmo, per i potenziali criminali, una terapia preventiva assai piplice e indolore di quella rappresentata da Stanley Kubrick nel noto film Arancia meccanica .
Immaginiamo che una simile pillola, chiamiamola empaten , sia possibile. Decideremmo di usarla? Su chi e perchImmaginiamo anche che un semplice test effettuato mediante prelievo di sangue riveli quali individui sono spontaneamente inclini all'empatia e quali non lo sono. Vorremmo somministrare ai secondi, preventivamente, l' empaten ? Solo se accettano, o anche se non accettano? E con quale autoritDove finirebbe il libero arbitrio? I commentatori del blog di Singer offrono un vasto spettro di opinioni, per lo pitrarie all'idea della pillola e tutte problematiche. In effetti i problemi sono molti e tutti spinosi. Per esempio, l'autore dello studio sui ratti, Jean Decety, ha anche verificato che nei medici e nei chirurghi l'empatia ssai attenuata, per necessitrofessionali. Rise quando gli tradussi il vecchio proverbio Il medico pietoso fa la piaga puzzolente e ammise che n proverbio saggio.


Vorremmo somministrare l' empaten anche ai clinici?
Personalmente ritengo che si sia tutti un po' succubi di una certa crescente neuromania e di una genetomania. Va benissimo sondare le radici neurobiologiche e genetiche di un numero sempre crescente di comportamenti, predisposizioni e stati d'animo. Meno bene, perdottare di conseguenza un atteggiamento scientista e potenzialmente manipolatore. Il libero arbitrio n peso, ma dobbiamo sopportarlo. Le spontanee differenze comportamentali, caratteriali e morali tra gli individui arrecano incertezze e complicano la vita. Provocano anche tragedie e orrori, ma la soluzione non sarna pillola o una stimolazione di aree cerebrali specifiche. I progressi della neurobiologia, la neurofarmacologia e la genetica ci consentiranno di capire meglio come siamo fatti, ci daranno un quadro pirofondito della natura umana, ma le conseguenze dovremmo trarle noi tutti, individualmente e collettivamente, con la mente, il sentimento, la persuasione e l'educazione. Cureremo meglio le malattie, anche quelle psichiatriche, ma con il pieno consenso dei pazienti. Nel blog, una signora di Arlington, Massachusetts, chiede, come paradosso, se vorremmo accordarci in anticipo sul punteggio finale del campionato di football. Il paragone mi sembra calzante. La vita quotidiana iena di incerti e non vorremmo pillole che progressivamente li eliminassero tutti.

Massimo Pattelli Palmarini31 gennaio 2012 | 16:17 RIPRODUZIONE RISERVATA

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