C’è nei giovani una sorta di analfabetismo emotivo, non conoscono i sentimenti, che non sanno gestire e neppure nominare. Figuriamoci gestire. Hanno la libertà di espressione ma non sanno propriamente cosa dire. Nella loro disperazione, la droga sembra loro l'unica soluzione, perché da sollievo e (purtroppo) toglie dal mondo, da un mondo che non gli appartiene, per cui al giorno preferiscono la notte e alla lucidità della mente preferiscono l’obnubilamento dei pensieri: qualcosa, insomma, che li anestetizzi nei confronti della vita, che a loro parte, in molti aspetti, insopportabile. Allora io penso ad una soluzione più interessante: perché questi giovani non li si fa incuriosire delle loro capacità, abilità, virtù e creatività?
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