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lunedì 17 settembre 2012

ebook, la rivoluzione digitale

Tra ebook e book

 

L’avvento delle nuove tecnologie non risparmia nessun campo, infatti, anche la tradizione della carta stampata si modernizza, lasciando spazio al libro digitale. Le difficoltà che il mondo dell’editoria sta affrontando, ormai da tempo, sono molteplici; dai tagli alle biblioteche ai problemi sui diritti d’autore, dalle difficoltà economiche del pubblico all’invasione di nuovi generi pseudoletterari. Nonostante tutto questo la risposta dei lettori nei confronti dell’innovazione è stata tanto inaspettata quanto interessante. La pass

ione per la lettura non si ferma di fronte al cambiamento radicale, infatti, chi pensava che il pubblico fosse legato al classico volume cartaceo ha dovuto smentirsi davanti all’esperienza di mercato degli ebook.  Lettori giovani, interessati e alla ricerca di cambiamento, questi sono i giudici di un esperimento che pian piano sta diventando nuovo mezzo per comunicare cultura.

La scelta del pubblico
 

 

Questa nuova tecnologia ha subito ispirato ed incuriosito gli amanti della letteratura e non solo. Testimoni di questo sono le migliaia di portali riferiti all’argomento, i numerosi blog che riuniscono commenti e recensioni di romanzi di diverso genere, per arrivare ai molteplici titoli che gli editori stanno presentando, agevolando sempre più la fruibilità della lettura e la pubblicazione “sostenibile”. Prezzi ribassati, minore consumo di carta e inchiostro, aggiornamento istantaneo alle novità e condivisione di giudizi riguardanti le opere lette, tutti questo grazie alla tanto temuta “nuova tecnologia”. 
Il mercato librario italiano ha incassato un crollo del 20% delle vendite, questo dato non imbarazza solo gli editori ma dovrebbe preoccupare tutti, in quanto è il segnale di una carenza culturale importante. La flessione è ricaduta principalmente sui cosiddetti “lettori forti”, quelli che in un anno acquistavano circa dieci libri ed li vedono diminuire del 18%. Questo evento, per molti, trova spiegazione nell’arrivo degli ebook. A questi ultimi, infatti, è data la responsabilità della migrazione dei lettori che, alla carta stampata, avrebbero preferito il libro digitale. Nel corso dell’anno 2012 il pubblico digitale si è rivelato nel 2,3% della popolazione (dati Aie, indagine Dentro all'ebook), nell’anno appena trascorso, invece, sono stati acquistati circa 400.000 e-reader (Rapporto sullo stato dell'editoria, 2011). Questi dati espongono chiaramente la situazione, dando buon riscontro alle sensazioni degli editori.

Tra ebook e book


 

Il tormentone iniziò qualche anno fa in America mentre in Europa si era tentato di allontanare questo avvento, dichiarando che il libro digitale era un fenomeno ristretto ed esclusivamente americano.  L’innovazione spaventava enormemente i librai e gli editori, gli stessi che oggi rimangono sbalorditi di fronte ai numeri delle vendite su Amazon. Dall’editore Price-Waterhouse-Coopers  emerge che la previsione fatta per il 2016, ad oggi, è stata abbondantemente superata, infatti il fatturato, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, si è attestato sui 282,3 milioni di dollari contro i 229,6 attesi.

Antonio Tombolini spiega, sul suo blog, che il sorpasso a livello linguistico è già avvenuto, l’autore ha presentato lo Slow Reading Manifesto, qui descrive le peculiarità del libro digitale, riconoscendo che ormai nell'ebook si riconosce integralmente l’identità di un volume cartaceo. Da alcune statistiche recenti emerge che almeno il 21% degli americani nell’ultimo anno ha letto un ebook (The rise of e-reading, rapporto a cura del Pew Research Center), mentre l'11% ha preferito l’audiolibro, l'82% utilizza la rete Internet, quando il 66% si serve della banda larga, il 19% è fornito di tablet e il 19% di un e-reader. 

I professionisti del mondo dell’editoria si trovano a fronteggiare un importante e radicale cambiamento, che in mezzo alla crisi economica e sociale che sta affrontando il Paese, assume caratteri ancora più difficoltosi. Molte case editrici sono costrette a chiudere mentre altre catene cedono il posto a multinazionali estere. Tempo fa un film (C'è posta per te di Nora Ephron) ci aveva mostrato come le piccole biblioteche libere ed indipendenti erano riuscite ha guadagnarsi una seconda occasione, queste differiscono dai grandi magazzini che investono di cultura i clienti, fornendo ogni sorta di servizio e rispondendo ad ogni genere di richiesta., le piccole librerie indipendenti e intraprendenti hanno in molti casi almeno una seconda possibilità.
 

Oggi le librerie devono rinnovarsi, rilanciando i punti vendita con inventiva ed innovazione. Il punto focale è quello che concepisce il cambiamento come miglioramento. Librai, editori, lettori e scrittori potranno avere un rapporto diretto e di scambio. L’autore Mark Coker ha rivelato il suo giudizio in un'intervista a Forbes dichiarando che quello che si sta aprendo è uno scenario che scopre il self publishing, inteso come collaborazione con l’editore che permane come figura portante delle pubblicazioni letterarie.
L’aspetto più interessante dell’introduzione della tecnologia nel mondo editoriale non riguarda la fine del libro stampato, bensì l’inizio dell’espansione della letteratura, l’avvento di un cambiamento chiamato a favorire integralmente la realtà letteraria. 
Recentemente è emerso, dallo studio Pisa, che coloro che scelgono di navigare in internet leggono meglio, da una ricerca svolta su Amazon UK emerge che i possessori di ebook acquistano una quantità aggiunta di libri rispetto alle abitudini precedenti. Il Pew Research Center ha stimato che il 41% dei possessori di un tablet e il 35% di e-reader riconoscono di leggere di più dall’arrivo degli ebook. La lettura digitale non impedisce la possibilità di proseguire nell’acquisto di volumi cartacei, infatti l’88% dei lettori digitali opta spesso anche per le tradizionali edizioni, come emerge dallo studio svolto dall’Università Bicocca di Milano in collaborazione con l'editore Blonk, addirittura aumentando la quantità dei romanzi normalmente acquistati.

A quale prezzo?

 

In Italia ci troviamo in una situazione di freno, nonostante questo nel mercato editoriale qualcosa di nuovo sta emergendo ma i fatturati sono ancora minimi. Gli sforzi attuati per ridurre al massimo i prezzi degli ebook sono sempre minati da una politica poco rispettosa di quei componimenti letterari che, naturalmente, nascono già in versione digitale. L’obiettivo rimane quello di diminuire del 50% il prezzo rispetto al cartaceo, questa condizione è necessaria per far decollare una volta per tutte il mercato editoriale. Ad oggi gli editori preferiscono un atteggiamento di diffusione piuttosto che di promozione, puntando su politiche di sconti e promozioni che generano negli store online offerte che minano la credibilità degli autori, basti pensare ai volumi che chiedono prezzi relegati ai 99 centesimi. L’idea di abbassare i prezzi è funzionale alla vendita ma se queste cifre vengono permanentemente attestate al prezzo unico ridotto risulterà poco ragionevole la proposta.  Marco Ferrario (Bookrepublic) dichiara che «il trionfo dell'acquisto di impulso, l'appiattimento delle motivazioni di acquisto», talvolta il prezzo diventa la ragione di un acquisto che forse mai si leggerà. La tendenza generale è quella di incolpare il pubblico che, stregato dalla forza di Internet e del suo “socio” Amazon, abbassano la qualità delle vendite rendendosi parte del popolo insaziabile e consumista che cerca assiduamente il minor prezzo rispetto alla qualità. La politica di ribasso attuata da molti editori rischia solo di portare gravi danni nei confronti della produzione editoriale.  L’egemonia del marketing sta producendo ottimi effetti sul singolo volume minando la quella che è la proposta editoriale integrale.  Alcuni propongono l'idea di aumentare i prezzi per mantenere la qualità del cartaceo elevata, basti vedere la discussione recente  su twitter tra lo staff di Neri Pozza e la giornalista del Post Chiara Lino. 

Accordi da cambiare

 

Il modo di leggere nel tempo è sicuramente mutato, stiamo assistendo ad un percepibile degrado nella produzione e nella lettura, i dati inerenti a questa sensazione ce li fornisce Le Monde che, insieme ad altri 451 operatori di settore e filosofi come Giorgio Agamben, ha valutato la situazione odierna. Il web 2.0 viene convenzionalmente etichettato come nemico, quest’ultimo genera una comunicazione e una condivisione di giudizi ed esperienze mentoniera rispetto alla realtà. Queste prese di posizione risultano idealistiche e non completamente fondate sull’esperienza, per queste le valutazioni date non convincono quanto la certezza che per rilanciare la cultura bisogna primariamente difenderla con qualsiasi mezzo, sia esso digitale o cartaceo.
Un ulteriore segno di questa modalità erronea è riferito alle biblioteche multimediali e ai loro utenti. Il prestito, ossia il download di una copia temporanea che permette al cliente di scegliere il volume da acquistare, è tecnicamente pronto ma concretamente inattivo. Questo è evidentemente sintomo di scarsa comprensione tra pubblico ed editori. Alcuni operatori, come Data Management, Overdrive e MLOL, sono già in attività ma non basta. La paura riguardo alla proposta è figurata nella pirateria che minerebbe la stessa vendita distruggendo l’intero mercato. Il modello che segue la proposta del digital lending prevede l'acquisto da parte delle biblioteche dell’ebook a prezzo di copertina maggiorato di una quota relativa al download e una associativa, riferita alle piattaforme che consentono l’accesso al file, prendendo concretamente il posto dei distributori. Molte biblioteche pubbliche si trovano spiazzate di fronte a questi prezzi esorbitanti, per non parlare della norma del regola one copy-one user  che prevede l’esclusività dell’utilizzo nel tempo ad un unico utente. Nella società che vuole rilanciare la cultura gli accordi tra editori e biblioteche non sono sempre garantiti da contratti definitivi, la condizione di lavoro si presenta sempre più precaria e difficilmente accessibile.

Un prestito che costa


 

La tradizione cartacea viene ora a figurarsi come elemento limitante per il lancio del digitale, basti pensare a ciò che si considera oggi come prestito, che dovrebbe essere la principale ragione di esistenza delle biblioteche, figurandosi al centro di un sistema che vuole muovere tutto il complesso dei beni culturali comuni e della redistribuzione delle risorse intellettuali e del sapere.  Quando si stipulò la direttiva europea 92/100 inerente al diritto d'autore in biblioteca, si voleva garantire un ricavo per l’autore, infatti il prestito, essendo scaricato sulla fiscalità generale, esonera l’utente da qualsiasi tipo di contributo. La sostanza della norma si configura con un risultato inverso rispetto ai canoni di efficienza che  le biblioteche potrebbero realizzare nella propria missione. Più prendi in prestito, più presti e più paghi, questa è la realtà che dovrebbe promuovere il mercato dell’alfabetizzazione. Il bisogno culturale della società è chiaramente sottomesso all’egemonia editoriale di turno, mentre si dimentica che il vero motore per promuovere il sistema del conoscere è quello fatto dalle piccole realtà bibliotecarie e di divulgazione che hanno come unico interesse l’affermazione della propria missione educativa.

 

Maria Vietti  © Riproduzione Riservata

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