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giovedì 24 novembre 2011

Genova. Michelangelo Bovero a Palazzo Ducale: «Democrazia? Il rischio è il governo dei peggiori» | Mentelocale.it

«Il rischio della democrazia? Che al governo vadano i peggiori». Tutta colpa della confusione dei poteri, secondo Michelangelo Bovero, politologo succeduto al suo maestro Norberto Bobbio nella cattedra di Filosofia politica dell'Università di Torino.
Giovedì 24 novembre, alle ore 17.45, lo studioso è a Palazzo Ducale per la rassegna Luoghi comuni con una lectio magistralis di grande attualità. Titolo: Potere.

Ancora una volta le «Sette lezioni di filosofia contro la cultura fast food», come le ha definite Remo Bodei, toccano da vicino alcuni dei punti caldi del nostro presente. Data l'agenda calda della politica, tra un governo di tecnici non eletti che dovrà salvarci dalla crisi, le guerre con le quali esportiamo il nostro sistema politico e le preoccupazioni per le derive autoritarie delle primavere arabe, la lezione di Bovero ha il compito di fare il punto su una delle parole più citate, agognate e ideologizzate della nostra storia: la democrazia.

All'argomento Bovero ha dedicato una monografia di successo, Contro il governo dei peggiori. Una grammatica della democrazia (Laterza, 2000, 194 pp., 14.50 Eu). Abbiamo chiesto allo studioso di anticiparci qualche snodo del suo intervento.

Partiamo dal punto più inquietante della sua riflessione: quand'è che la democrazia rischia di trasformarsi nel governo dei peggiori?
«Un regime politico deve soddisfare molte condizioni per poter essere riconosciuto come una democrazia, cioè un regime di eguaglianza e libertà politica, che consenta un grado accettabile di autodeterminazione collettiva dei cittadini. Ho elaborato una tavola di undici condizioni, che sarebbe lungo illustrare qui. Tra queste, c'è la proibizione di ogni forma di "confusione dei poteri": sia sul piano istituzionale, sia su quello più ampiamente sociale. Mi riferisco alla concentrazione nelle stesse mani del potere di decisione politica, del potere economico e del potere di informazione e persuasione. Quando questa condizione è violata (in varia misura), cioè quando si verifica una con-fusione di poteri nelle stesse mani (di un individuo o di un gruppo), è molto facile che si verifichi una "selezione al contrario" della classe politica: i cittadini, diseducati dagli oligopoli politico-economico-informativi, eleggono i peggiori, cioè i nemici (travestiti da amici) della democrazia, della libertà e dell'eguaglianza politica».

Uscendo dalla teoria e passando all'attualità: un governo di tecnici non eletti dal suffragio, come quello Monti, si può definire democratico?
«Democrazia non significa, non implica affatto "eleggere il governo". Il suffragio universale, in democrazia, serve ad eleggere il parlamento, cioè un organo collegiale rappresentativo di tutte le idee politiche presenti nella società, nelle rispettive proporzioni. Chi crede che sia "democratico" eleggere direttamente il governo relegando ad un ruolo subordinato (coreografico) il parlamento è rimasto vittima delle distorsioni che il concetto di democrazia ha subito nell'ultimo ventennio.
L'attuale governo ha ricevuto la fiducia del parlamento, cioè degli eletti, e durerà finche gli eletti non gliela toglieranno. In un sistema parlamentare come l'italiano (democratico proprio perché tale: i presidenzialismi lo sono molto meno o per nulla, dipende dal ruolo effettivo dei parlamenti in ciascuno di essi) questa è la legittimazione democratica di qualunque governo, che non è, non può e non deve essere "direttamente" eletto. La cosiddetta "democrazia di investitura" è in realtà una autocrazia elettiva».

Dopo le speranze suscitate dalla primavera araba, in Egitto e in altri paesi si stanno affermando oligarchie autoritarie: nella situazione internazionale contemporanea, è credibile che la democrazia si imponga dal basso?
Che cosa si stia affermando in Egitto e nel nord Africa in generale è troppo presto per dire. Comunque, è in corso dall'inizio del 2011 una "rivoluzione democratica", cioè un mutamento politico provocato "dal basso" per l'instaurazione di un regime democratico. Che questa rivoluzione riesca nel suo obiettivo, nessuno lo può dire ora.

E nel caso contrario, come in Afghanistan? La democrazia è esportabile?

Democrazia significa autodeterminazione collettiva. "Imporre l'autodeterminazione" è una evidente contraddizione in termini. Ma un regime democratico può nascere dappertutto, senza preclusioni geografiche: purché lo facciano nascere i suoi cittadini.

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