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Si avvicina il summit sul clima: è in arrivo un nuovo ClimateGate?
Un file zippato messo in Rete a una settimana dal vertice. Diverse mail di studiosi mettono in allarme sui rischi del riscaldamento globale. Una spy story ecologica. Ancora una volta
23 novembre 2011 di Tiziana Moriconi
Ieri, un certo (o certa, o certi?) Foia ha pubblicato un file zip dal nome “ Foia 2011”. Contenuto: la trascrizione di una serie di cablo trafugati dalla Climatic Research Unit (Cru) dell’Università della East Anglia (uno dei gruppi britannici maggiormente coinvolti negli studi sul clima). Si tratterebbe di oltre 5mila nuovi messaggi e documenti firmati da ricercatori perplessi, membri dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), attivisti e altri personaggi che sembrano voler calcare la mano sulla gravità del riscaldamento globale. Come era logico, la notizia è rimbalzata sui blog ( Tall Bloke's website, Shrub Niggurath, Air Vent) e ora, a meno di una settimana dal vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici di Durban, si respira un’atmosfera da pieno ClimateGate.
Questo è il tono dei messaggi riportati:
“ Le osservazioni non mostrano un aumento delle temperature nella troposfera tropicale, a meno che non accetti un singolo studio e tralasci gli altri. Questo è pericoloso, dobbiamo comunicare l’incertezza ed essere onesti. Phil, spero che potremo trovare il tempo di parlare ancora di questo, se sarà necessario” (Thorne/MetO, probabilmente si tratta di Peter Thorne della Cru).
Non si sa se questi stralci di conversazione siano autentici, ma quello che abbiamo sotto gli occhi è un copione già visto: la storia è identica a quella dello scandalo che ha colpito gli scienziati della Cru nel 2009, tempistica compresa. Anche allora, infatti, la bomba era scoppiata alla vigilia della conferenza di Copenhagen: un hacker aveva violato il server dell’università della East Anglia e si era garantito l’accesso a email e dati risalenti fini al 1997. Poi li aveva pubblicati, accusando gli scienziati di aver manipolato i dati per motivi politici ed etici.
L’inchiesta sul caso, ormai conclusa, ha scagionato tutte le persone coinvolte, come si può leggere sul sito della stessa Cru: “ In seguito alla fuga di email del 2009 un certo numero di indagini e di revisioni sono state portate a termine. La reputazione scientifica del professor Jones e della Cru rimane intatta; non ci sono prove di negligenza deliberata”. Come raccomandazione, si è chiesta semplicemente una maggiore trasparenza.
II nuovi documenti riportano l’ente, insieme a nomi vecchi e nuovi, nel centro del ciclone. La Cru ha già rilasciato una dichiarazione in cui afferma che tanto nuovi, questi messaggi, non sembrano essere: sarebbero, infatti, della stessa partita del 2009: “ Non abbiamo prove di una recente breccia nel nostro sistema. Questo sembra un tentativo, il cui tempismo è stato ben programmato, di riaccendere una controversia sulla scienza che si occupa del cambiamento climatico, quando questa scienza è già stata scagionata da tre indagini separate e indipendenti e da vari studi, tra cui il Berkeley Earth Surface Temperature (il più grande studio indipendente mai realizzato sul clima, i cui dati sono completamente disponibili, come quelli del Cru, del resto, nrd)”. L’Ipcc, invece, non ha ancora rilasciato commenti.
Secondo quando rivela lo stesso Foia – riportato anche dalla Bbc – ci sarebbero altri 200mila documenti, che al momento non dovrebbero essere rilasciati: è molto probabile, però, che sentiremo ancora parlare parecchio di ClimateGate.
(Credit per la foto: Patrick Pleul/dpa/Corbis)
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