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mercoledì 30 novembre 2011

La scienza del fotoritocco - Wired.it

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Sono i protagonisti indiscussi della moda e della pubblicità: donne e uomini bellissimi che sfoggiano corpi mozzafiato sulle copertine delle riviste o sui cartelloni pubblicitari che soffocano le nostre città. Ma dietro quelle silhouette da far invidia c’è un trucco neanche troppo nascosto: il fotoritocco. Grazie alle moderne tecniche di photo editing, ormai non è più un problema tagliare un po’ di ciccia dove sembra essercene di più o tirare la pelle del viso per farla sembrare quella di un bambino. Un fenomeno frivolo? Non solo. Il mondo patinato e perfetto fa nascere nelle persone (adulti e adolescenti) uno stato psicologico di insofferenza verso sé stessi e il proprio corpo, che spesso conduce all’insorgere di disturbi alimentari.

Ecco perché molte nazioni - tra cui Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Stati Uniti - invocano leggi sul foto ritocco, chiedendo di etichettare le immagini modificate come fossero prodotti alimentari contraffatti. La stessa American Medical Association, a giugno, aveva esortato i pubblicitari a lavorare con gli esperti per definire gli standard di ritocco oltre i quali non bisogna spingersi. Ma qual è il limite invalicabile? Prima di stabilirlo, è bene costruire una scala di misurazione dell’alterazione dell’immagine. Lo hanno fatto Eric Kee e Hany Farid, due ricercatori del Dartmouth College (UK) esperti nell’analisi forense delle immagini digitali.

Spinti dal dibattito scoppiato in Gran Bretagna sul tema, i ricercatori hanno sviluppato un modello computerizzato in grado di assegnare a ogni foto un punteggio in base all’entità del ritocco. “ Il legislatore inglese è stato criticato per il tipo di strumento che vuole introdurre: un’etichetta che dica se la foto è o no ritoccata - ha spiegato Farid - ma tutti ormai sanno che le immagini della moda e della pubblicità lo sono. Il problema è capire quanto”. Ecco perché i ricercatori hanno elaborato una vera scala di valutazione compresa tra uno a cinque, cioè da innocui ritocchi come il bilanciamento del bianco a interventi più massicci come la riduzione della silhouette tagliando qua e là.

La scala, come si legge nello studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è stata creata analizzando 468 coppie di foto pre- e post- ritocco. Il modello matematico elaborato per l’analisi si basa su otto variabili che descrivono forma, colore e trama dell’immagine. Quattro si riferiscono all’alterazione dei pixel del viso e del corpo dei soggetti fotografati, mentre altri quattro alle correzioni eseguite per rendere le immagini più nitide o ad aggiustamenti nel colore. Per validare la scala così ottenuta, i ricercatori hanno reclutato 390 persone attraverso Amazon's Mechanical Turk, il sito dove è possibile cercare volontari per svolgere compiti di ricerca in cambio di un piccolo compenso.
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