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martedì 1 novembre 2011

Le proposte di Renzi: quanto sono innovative? - Wired.it

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Le proposte di Renzi: quanto sono innovative?
Abbiamo spulciato le 100 idee uscite dal dibattito alla Leopolda in cerca di Internet, green e ricerca. Ecco cosa abbiamo trovato
31 ottobre 2011 di Gaia Berruto

La convention organizzata da Matteo Renzi, sindaco di Firenze trentaseienne che vuole rottamare i vertici del Partito Democratico, si è chiusa ieri sera. Sui giornali e in tv hanno raccontato più che altro il colore e le polemiche di questo Big Bang, fra illustri presenti ( Jovanotti e Baricco) e illustri assenti ( Bersani). Ma, concretamente, quali idee sono uscite da questo fine settimana di dibattiti alla Stazione Leopolda?

Ieri sera, sul sito del Big Bang, è stato pubblicato un pdf scaricabile di 10 pagine con 100 proposte per un Wiikipd. L’abbiamo letto in cerca dei punti wired. Cosa propone Renzi nei campi dell’innovazione, della ricerca, della Rete?

Internet per semplificare.
Al punto 8 del documento si trova per la prima volta la parola Internet. Si parla di azzeramento dei contributi alla stampa di partito. Leggiamo: “ Con Internet, chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo house organ. I contributi alla stampa di partito vanno aboliti”. Ma più avanti, nell’area intitolata Green, digital, cultura e territorio: le nuove leve dello sviluppo, si parla ancora di Rete. Il punto 60 recita: “ Puntare su Internet. Accesso a Internet veloce per tutti attraverso investimenti sulla banda larga e facendo saltare gli assurdi vincoli legislativi che ci hanno relegato agli ultimi posti della classifica di Freedom House”. Quello successivo, dedicato all’ Open Government, recita: “ Un piano nazionale per digitalizzare i servizi pubblici e ridurre la burocrazia. Adottare un piano complessivo per digitalizzare i servizi pubblici e gestire meglio il welfare, l’educazione, la giustizia, la sanità, i trasporti, la sicurezza. L’Italia deve replicare le migliori esperienze europee nei progetti di eGovernment, per ridurre burocrazia e costi, mettendo i cittadini al centro del servizio. Per le imprese, i servizi digitali aiuteranno a ridurre le incombenze burocratiche”. Altra questione sul tavolo: informatizzare i tribunali.

L’attenzione alla ricerca.
I partecipanti alla Leopolda propongono l’isitituzione di Un fondo nazionale per la ricerca gestito con criteri da venture capital. Di che si tratta? “ Istituire un fondo nazionale per la ricerca che operi con le modalità del venture capital e sia in condizione di finanziare i progetti meritevoli al di fuori delle contingenze politiche. Il fondo sarà gestito un comitato esecutivo in carica per almeno 7 anni, costituito per 1/3 da professori impegnati nella ricerca a livello internazionale, per 1/3 da membri della comunità finanziaria esperti di project finance e venture capital, e per 1/3 della Comunità europea”. Non solo: servono Incentivi fiscali per contributi alla ricerca universitaria (“ Detrazione dalla base imponibile del 905 di quanto donato alle università e tassazione agevolata per chi investe negli spin-off universitari”).

Le università non sono tutte uguali.
“ I dipartimenti universitari che reclutano male riceveranno sempre meno soldi pubblici.

Deve essere chiaro che chi recluta ricercatori capaci di farsi apprezzare in campo internazionale ne riceverà di più. L’obiettivo è avere una comunità scientifica meno provinciale, che esporta idee e attrarre talenti ”. Fondamentale, infine, “ Distinguere tra università eccellenti nella ricerca e università che offrono una buona formazione".

La cultura del rischio e la norma anti-bamboccioni.
Un lungo capitoletto è dedicato a “ favorire le imprese che nascono da persone fisiche con meno di 40 anni”. Perché? Per “ cominciare sin da giovani a coltivare la cultura del rischio d’impresa, mettere in pratica le idee che maggiormente appassionano”. La proposta: “ La nuova società si crea e si registra con un unico atto a costo fisso di 1.000 euro e per i primi tre anni ha diritto a una gestione contabile estremamente semplificata e garantita dai Centri Servizi a un costo fisso (1.000 euro l’anno). Le persone fisiche che investono nella nuova impresa hanno diritto alla defiscalizzazione parziale (50 %) dei capitali investiti. Per i primi tre anni l’impresa non ha alcun carico fiscale e per i successivi tre anni la tassazione sugli utili sarà parificata all’aliquota oggi vigente per i proventi finanziari (20 %)”. A questa idea Renzi e soci aggiungono un progetto per aiutare i giovani a staccarsi dal nido: gli affitti di emancipazione: “ appartamenti da dare in affitto a un prezzo ragionevole e per un tempo limitato ai giovani che cercano di uscire di casa, che vogliono sposarsi e non trovano casa, che si muovono dalla propria residenza per motivi di lavoro”.

Il capitolo green: dalle auto verdi agli obiettivi comunali.
Per dare impulso all’utilizzo di tecnologie eco-efficienti (come le nuove caldaie e le finestre isolanti) si dovrebbe: “ coinvolgere le amministrazioni cittadine nel raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, assegnando obbiettivi alle grandi aree urbane e ai comuni”. Inoltre secondo Renzi e colleghi si deve rivedere il modo in cui vengono dati gli incentivi: “ Gli incentivi rinnovabili non saranno impiegati solo per l’installazione d’impianti: ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera filiera industriale. Si punterà di più sulle tecnologie ancora in sviluppo, come il solare a concentrazione (in alternativa al fotovoltaico) o il vento d’alta quota”. Servirebbe poi un ammodernamento della rete elettrica e un impulso alla raccolta differenziata: “ Imporre ai Comuni il 50% entro il 2015 e il 70% entro il 2020. Incentivare, anche attraverso la leva fiscale, il riutilizzo dei materiali differenziati, il compost, le materie per produrre nuovi oggetti”. Fra le proposte, anche “ Incentivare nuove imprese dell’agribusiness”, tutelare il cibo made in Italy e sostituire le auto blu in auto verdi, ossia “ Obbligare tutte le amministrazioni pubbliche ad acquistare solo auto a basso consumo via via che le attuali, a benzina o diesel, devono essere sostituite”.

Ebook e inglese.
Visto che sui classici della letteratura non ci sono diritti d’autore e il digitale abbatte i costi di stampa, “ Il Ministero della Pubblica Istruzione, con spesa molto contenuta, potrebbe offrire la disponibilità degli e-readers a titolo gratuito a tutti gli studenti e promuovere una diffusione simile, a basso costo, anche dei libri di testo”. Inoltre, considerata la poca dimestichezza che l’italiano medio ha con la lingua inglese, sarebbe utile “ Portare l’insegnamento dell’ inglese ad almeno 5 ore settimanali in tutte le classi a partire dalla scuole elementari.

(Credit per la foto: Getty Images)

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