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martedì 1 novembre 2011

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I nuovi italiani Secondo l'Istituto di ricerche sulla popolazione del CNR, gli abitanti dell'Italia continueranno ad aumentare fino al 2040 circa. Ma a crescere sarà il numero dei residenti stranieri, perché il saldo naturale (nati-morti) italiano rimarrà negativo.
Per l'Italia si prefigura un andamento della popolazione ancora in crescita costante fino alla metà circa degli anni '40 di questo secolo quando, con il raggiungimento dei 62.249.464 abitanti (dati Istat), si riscontrerà un'inversione di tendenza per tornare nel 2050 ai valori del 2020 circa. Il dato interessante è che, ancora una volta, saranno i fenomeni migratori a condizionare sensibilmente l'insieme.Si prevede infatti che sarà la crescita costante dei residenti stranieri, che porterà a quintuplicarne le presenze in meno di cinquanta anni, a bilanciare il calo continuativo della popolazione residente italiana.
Il saldo naturale (nati-morti) italiano nel suo complesso rimane costantemente negativo (dal meno 55 per il 2007 al meno 301.522 per il 2050), a causa di quello sempre negativo (fin dal 2011) della popolazione italiana residente, ma quello della popolazione straniera è costantemente positivo, pur con fluttuazioni e con una contrazione significativa a partire dall'inizio degli anni quaranta (da + 58.627 del nel 2007 alla stima di + 50.379 nel 2050). Quello delle migrazioni appare così, in sintesi, il fenomeno che più ha inciso e continuerà a incidere sulla struttura del Paese. È per gli effetti diretti delle migrazioni internazionali (ma anche a quelle entro i confini nazionali) che le tendenze della popolazione si sono drasticamente modificate. Ed è ai 'nuovi italianì che si deve il fatto che il nostro Paese abbia ripreso a seguire una strada di riequilibrio demografico.
A questi dati vanno aggiunte le considerazioni sull'invecchiamento della popolazione e sulla contrazione delle nascite, che porteranno ad una Italia popolata sempre più da anziani, e su alcuni fattori quali: l'innalzamento dei livelli di istruzione, l'età nella quale le donne concepiscono il primo figlio (ormai oltre i 30 anni ed in crescita) e il cambiamento della struttura della famiglia, già in corso e prevedibile anche per il futuro, con - tra l'altro - l'aumento delle famiglie monoparentali.

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Il cervello in diretta…sul cellulare | Tecno Zapping
November 1st, 0:53

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SOFTWERLAND: Sinapsi e neuroni, ecco il sistema nervoso-VIDEO- LASTAMPA.it
October 31st, 17:27

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NEWS
26/10/2011 - NEUROSCIENZE
Le sorprese del gene
che ci regala le parole

Le origini del linguaggio sono sepolte nel nostro Dna
MULTIMEDIA

VIDEO
Sinapsi e neuroni, ecco il sistema nervoso
A un decennio dalla scoperta Foxp2 regala nuove sorprese
GABRIELE BECCARIA
Si dice che le parole non lasciano fossili. In realtà non è proprio così. I fossili esistono, ma bisogna scovarli e interpretarli. All’interno di noi, nella fabbrica biologica del nostro essere: il Dna.

Sono 10 anni che la traccia è stata identificata, ma adesso il lavoro di analisi su quella esile traccia sta snocciolando risultati a catena. E così si comincia a capire qualcosa di più sul perché non stiamo mai zitti e siamo diventati la specie che si identifica con le proprie infinite invenzioni verbali.

La storia ha origine nel 2001, quando si scopre un’intera famiglia della periferia londinese con problemi di articolazione dei suoni. L’aspetto che all’epoca sorprese di più i neurologi era che l’intelligenza non c’entrava. Le capacità intellettuali dei genitori e dei quattro figli risultavano normali. Il loro problema era la pronuncia delle parole e, a volte, la capacità di capirle correttamente. Solo dopo una laboriosa ricerca emerse una nonna con una piccola, eppure decisiva, mutazione in un gene, chiamato Foxp2: era quel pezzo di Dna l’indizio fossile che nascondeva la chiave dell’enigma.

La storia, ora, continua con un duplice colpo di scena. Frederique Liegeois, neuroscienziata cognitiva allo University College di Londra, ha sottoposto la famiglia nota agli studiosi con la sigla «Ke» alle analisi con l’fMRI, la tecnica di risonanza magnetica funzionale che visualizza in diretta il funzionamento del cervello: quando le «cavie» dovevano scandire una serie di termini particolarmente difficili, non si osservava l’«accelerazione» standard dell’attività dei gangli basali, l’area responsabile dei veloci movimenti muscolari e facciali che rendono possibili le acrobazie linguistiche.

Contemporaneamente, un team di Oxford non ha mai smesso di studiare il «fossile». Prima si è reso conto che il gene è tutt’altro che raro: esiste da 300 milioni di anni e tutti i vertebrati terrestri lo condividono. Poi ha osservato che nell’uomo Foxp2 si è come imbizzarrito e che due aminoacidi nella proteina prodotta dal gene sono cambiati in appena pochi milioni di anni. Nessun’altra specie presenta questa stranezza, anche se le alterazioni nelle regioni dei cromosomi possono avvenire più spesso di quanto si pensasse. Negli uccelli canori, per esempio, provoca problemi di apprendimento delle note e condanna le vittime all’isolamento sociale.

Gli studi sono proseguiti e sulla rivista «PloS Genetics» ha debuttato l’ennesima (e non l’ultima) sorpresa: Foxp2 regola il «wiring» - vale a dire le connessioni - di molti neuroni. Indagando il tessuto embrionale del cervello, Sonja Vernes e Simon Fisher hanno visto che la proteina codificata agisce come un interruttore globale. E’ il direttore d’orchestra di decine di altri geni, ciascuno responsabile dell’accensione e dello spegnimento delle reti con cui comunicano le cellule del cervello. Alla fine emerge uno scenario complesso, di reciproci legami e labirintiche ridondanze, che sembra essere il «grande facilitatore» del linguaggio. Le sinapsi e i canali che si creano nell’essere umano non vengono replicati dagli altri mammiferi e i test con i topolini ingegnerizzati in laboratorio hanno confermato questa eccezionalità.

La nuova ipotesi, a questo punto, è che Foxp2 dev’essere comparso come un regolatore dell’apprendimento dei movimenti corporei. Solo in un secondo tempo avrebbe «imparato» a regolare la crescita neuronale. E, finalmente, in una fase successiva si sarebbe incaricato di generare un sofisticato mix, in cui le competenze muscolari e le abilità cognitive si sarebbero strettamente legate, dando così voce al linguaggio. Il gene - con ogni probabilità - è solo la punta dell’iceberg. Il decennale delle sue avventure scientifiche è l’inizio di una storia che si annuncia lunghissima.

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I veri amici su Facebook? Al massimo 150 - Wired.it
October 31st, 15:54

©Edizioni Condé Nast S.p.A. - P.zza Castello 27 - 20121

Milano CAP.SOC. 2.700.000 EURO I.V. C.F e P.IVA - REG.IMPRESE TRIB. MILANO N. 00834980153

SOCIETÀ CON SOCIO UNICO

via daily.wired.it
I veri amici su Facebook? Al massimo 150
Lo dice il nostro cervello. E anche l’antropologo Robin Dunbar, ospite al Festival della Scienza di Genova. Ecco perché
28 ottobre 2011 di Carola Frediani
E poi dicono che gli studi sul comportamento animale non hanno ricadute pratiche. Chiedetelo all’Agenzia delle Entrate svedese, che qualche anno fa si è riorganizzata internamente sulla base delle analisi di Robin Dunbar, docente di antropologia evoluzionistica all’università di Oxford e ospite in questi giorni del Festival della Scienza di Genova con la lectio magistralis - il 29 ottobre - intitolata Di quanti amici abbiamo bisogno?: proprio come il suo libro edito da Raffaello Cortina.

L’autorità scandinava ha infatti fissato un limite massimo di 150 impiegati per ufficio, motivandolo proprio con gli studi del professore britannico. I dipendenti non l’hanno presa molto bene, specie quando hanno capito che all’origine di queste teorie ci sono ricerche effettuate su scimmie e altri primati. Eppure il numero di Dunbar, che indica in circa 150 la quantità di persone con cui un essere umano riesce a mantenere relazioni significative, sembra applicarsi a qualsiasi contesto e gruppo sociale, e non solo a nordici ispettori del fisco.

Il fatto è che, secondo Dunbar, si tratterebbe di un limite invalicabile e universale, poiché inscritto nella nostra biologia, e più precisamente nel nostro cervello. Un tetto valido sia per le società fondate su caccia e raccolta, sia per i villaggi inglesi del ‘700, sia per i social network online. Insomma, possiamo anche accumulare migliaia di amici su Facebook, ma riusciremo realmente a relazionarci solo con 150 di questi contatti. E non c’è Zuckerberg o altra innovazione tecnologica che possa cambiare le cose.

Prof. Dunbar, la sua teoria ha fatto molto discutere in Rete. Ma come è arrivato a fissare il numero di 150?

"Nelle scimmie esiste una relazione tra la dimensione dei gruppi sociali e quella del cervello: questa relazione applicata agli esseri umani, e alla dimensione del loro cervello, predice che l’estensione dei gruppi arriva a 150. Di fatto questo numero ricorre spesso nelle organizzazioni naturali, nelle comunità, ma anche nei legami sociali personali, cioè nel numero di amici che può avere un singolo individuo. La relazione dipende dal fatto che il numero di persone con cui riusciamo a mantenere un certo livello di intimità è limitata dalla dimensione del nostro cervello: e dunque dalla nostra capacità di gestire questi rapporti nella nostra mente".

Ma tutto ciò cosa significa per i social network online? Sappiamo bene che gli utenti di Facebook tendono ad avere moltissimi “ amici”: e, anche se non sono tutti intimi, le interazioni sono tante e su diversi livelli.

"Questi limiti valgono anche online, e lo stesso Facebook lo ha dimostrato: il numero medio di amici è circa 150, anche se alcuni possono averne di più. 150 è solo una di una serie di cerchie amicali che iniziano con 5 (i più intimi) e continuano fino a 150, per arrivare a 1500: che è il numero di facce che possiamo ricordare.

DAILY WIRED NEWS SCIENZA
I veri amici su Facebook? Al massimo 150
Lo dice il nostro cervello. E anche l’antropologo Robin Dunbar, ospite al Festival della Scienza di Genova. Ecco perché
28 ottobre 2011 di Carola Frediani
Si possono aggiungere nomi su Facebook, ma si tratterà solo di conoscenze, se non di voyeur delle nostre vite. A me risulta che ormai negli Stati Uniti la generazione originaria di Facebook, cioè quella che si è iscritta dall’inizio, considera immaturo chi esibisce più di 100 amici".

E quindi non pensa che le società moderne e internet possano cambiare la natura e i limiti delle relazioni interpersonali? O che a gruppi coesi e localizzati geograficamente si possano sostituire reti più estese, sparse, liquide?

"No. Il limite è sempre quello. Nella vita reale conosciamo più di 150 persone ma non le chiamiamo amici. Facebook ha confuso la parola amicizia chiamando amico qualsiasi nuovo contatto".

Ma i social network le hanno mai chiesto aiuto per studiare le dinamiche di gruppo? C’era una piattaforma, Path, che limitava il numero di connessioni a 50, e diceva di ispirarsi proprio a lei.

"Sì, Path.com ha usato le mie ricerche per restringere la quantità di amici che si possono avere sul suo network. L’obiettivo era costruire relazioni più intime. E francamente penso che ci sia una nicchia di mercato per questo genere di siti".

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I veri amici su Facebook? Al massimo 150 - Wired.it
October 31st, 15:54

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I veri amici su Facebook? Al massimo 150
Lo dice il nostro cervello. E anche l’antropologo Robin Dunbar, ospite al Festival della Scienza di Genova. Ecco perché
28 ottobre 2011 di Carola Frediani
E poi dicono che gli studi sul comportamento animale non hanno ricadute pratiche. Chiedetelo all’Agenzia delle Entrate svedese, che qualche anno fa si è riorganizzata internamente sulla base delle analisi di Robin Dunbar, docente di antropologia evoluzionistica all’università di Oxford e ospite in questi giorni del Festival della Scienza di Genova con la lectio magistralis - il 29 ottobre - intitolata Di quanti amici abbiamo bisogno?: proprio come il suo libro edito da Raffaello Cortina.

L’autorità scandinava ha infatti fissato un limite massimo di 150 impiegati per ufficio, motivandolo proprio con gli studi del professore britannico. I dipendenti non l’hanno presa molto bene, specie quando hanno capito che all’origine di queste teorie ci sono ricerche effettuate su scimmie e altri primati. Eppure il numero di Dunbar, che indica in circa 150 la quantità di persone con cui un essere umano riesce a mantenere relazioni significative, sembra applicarsi a qualsiasi contesto e gruppo sociale, e non solo a nordici ispettori del fisco.

Il fatto è che, secondo Dunbar, si tratterebbe di un limite invalicabile e universale, poiché inscritto nella nostra biologia, e più precisamente nel nostro cervello. Un tetto valido sia per le società fondate su caccia e raccolta, sia per i villaggi inglesi del ‘700, sia per i social network online. Insomma, possiamo anche accumulare migliaia di amici su Facebook, ma riusciremo realmente a relazionarci solo con 150 di questi contatti. E non c’è Zuckerberg o altra innovazione tecnologica che possa cambiare le cose.

Prof. Dunbar, la sua teoria ha fatto molto discutere in Rete. Ma come è arrivato a fissare il numero di 150?

"Nelle scimmie esiste una relazione tra la dimensione dei gruppi sociali e quella del cervello: questa relazione applicata agli esseri umani, e alla dimensione del loro cervello, predice che l’estensione dei gruppi arriva a 150. Di fatto questo numero ricorre spesso nelle organizzazioni naturali, nelle comunità, ma anche nei legami sociali personali, cioè nel numero di amici che può avere un singolo individuo. La relazione dipende dal fatto che il numero di persone con cui riusciamo a mantenere un certo livello di intimità è limitata dalla dimensione del nostro cervello: e dunque dalla nostra capacità di gestire questi rapporti nella nostra mente".

Ma tutto ciò cosa significa per i social network online? Sappiamo bene che gli utenti di Facebook tendono ad avere moltissimi “ amici”: e, anche se non sono tutti intimi, le interazioni sono tante e su diversi livelli.

"Questi limiti valgono anche online, e lo stesso Facebook lo ha dimostrato: il numero medio di amici è circa 150, anche se alcuni possono averne di più. 150 è solo una di una serie di cerchie amicali che iniziano con 5 (i più intimi) e continuano fino a 150, per arrivare a 1500: che è il numero di facce che possiamo ricordare.
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SOFTWERLAND: Significato del numero TRE, simbologia e interpretazione
October 31st, 2:22

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domenica 30 ottobre 2011
Significato del numero TRE, simbologia e interpretazione
Significato del numero TRE, simbologia e interpretazione

Il numero Tre simboleggia la creatività come espressione e sviluppo dell’intelletto. Inoltre, rappresenta la facoltà di adoperare al meglio la conoscenza acquisita e di elaboare nuovi sistemi di comunicazione. Il numero Tre emana una profonda energia che si esplica in modo vivace, prolifico e appassionato. Questo deriva dalla congiuntura della forza innovatrice del numero Uno con quella della capacità di sviluppo del numero Due. Tutto ciò sta a indicare che siamo in presenza di un forte flusso energetico che sollecita e accompagna l’immaginazione.

La persona del Tre generalmente è ottimista e ama decorare tutto ciò che circonda la sua vita. Le sue azioni sono sempre accompagnate da entusiasmo e grande partecipazione esternando, al contempo, la sua forte potenzialità interiore. Le persone rappresentate dal numero Tre trovano la loro giusta dimensione nel rapporto con gli altri, condividendo idee, pensieri ed emozioni. Generalmente allegre, cordiali e con uno spiccato senso di umorismo, i numeri Tre hanno un’innato potere di coinvolgimento riuscendo a contagiare le persone che ruotano intorno al loro mondo. Giudicate, a volte, come persone frivole, sono spesso ricercate per godere della loro compagnia.

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SOFTWERLAND: Maria Laterza: Ennio Montariello 1960 | Italy
October 31st, 0:17

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Secret Mind Blog: Illusione ottica: Fenomeno Phi - La pantera che corre - StumbleUpon
October 30th, 15:24
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Con questa straordinaria illusione ottica scopriamo una delle più utilizzate illusioni ottiche: L'effetto Phi!
Pochi sanno, infatti, di venire continuamente sottoposti a questa particolare illusione ottica, descritta da Max Wertheimer, che consiste nel percepire in movimento immagini statiche presentate all'occhio in rapida successione!

Una volta cliccato sul link che segue trascinate, col mouse, la griglia nera da destra verso sinistra e, mentre lo fate, vi accorgerete che l'immagine della pantera sembra correre!

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St. Mary Major - VR Tours
October 30th, 13:40

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Basilica di San Paolo fuori le Mura - VR Tours
October 30th, 13:40

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