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Ringiovanire le cellule
Post n°249 pubblicato il 03 Novembre 2011 da BROWSERIK
Tag: genetica molecolare
Come ringiovanire le cellule di un centenario
Per la prima volta si è riusciti a riprogrammare cellule di persone anziane, in staminali pluripotenti. Un primo passo per terapie capaci di combattere l'invecchiamento? 02 novembre 2011 di Martina Saporiti Aggiungendo due nuovi ingredienti alla pozione magica che permette di ringiovanire le cellule adulte, un gruppo di ricerca è riuscito là dove tutti avevano fallito: riprogrammare le cellule di persone anziane in cellule staminali pluripotenti (iPS), cioè capaci di differenziarsi in quasi tutti i tessuti di un individuo adulto.
“ L’età di una cellula non è più un ostacolo alla sua riprogrammazione”. Così Jean-Marc Lemaitre, uno degli autori dello studio e ricercatore all’Institute of Functional Genomics dell’ Università di Montpellier (Francia), ha commentato all’ Afp i risultati della ricerca. Che, dicono i ricercatori, aprono la strada a nuove, potenziali terapie basate sull’uso delle cellule staminali anche in pazienti centenari. Ma andiamo con ordine. Nel 2007, quando il gruppo di ricerca di Yamanaka dell’ università di Kyoto riuscì a trovare il modo di riprogrammare cellule umane adulte in cellule staminali pluripotenti, quasi si gridò al miracolo. I ricercatori erano riusciti a riportare indietro le lancette dell’orologio delle cellule adulte inserendo nel loro dna quattro geni (chiamati Oct3/4, Sox2, Klf4, e c-Myc) normalmente espressi nelle cellule staminali.
Tuttavia, questo protocollo di ringiovanimento non ha mai funzionato bene con le cellule delle persone anziane, le quali sarebbero invece le più interessate al possibile sviluppo di terapie basate sull’uso di staminali. Il problema, in questo caso, è nella senescenza cellulare: un processo naturale che innesca la morte della cellula quando certi meccanismi non funzionano più correttamente. Come spiegato su Genes & Development, Lemaitre e i suoi colleghi hanno aggirato questo ostacolo aggiungendo al dna delle cellule adulte, oltre ai quattro geni standard, due nuovi elementi: i fattori di trascrizione NANOG e LIN28, proteine che si legano al dna regolandone l’espressione. Il nuovo cocktail si è rivelato vincente: è riuscito a cancellare la senescenza dalle cellule di persone dai 74 ai 101 anni.
Ma cosa hanno fatto, precisamente, i due fattori di trascrizione?
Hanno contribuito a restaurare i telomeri (le capsule protettive che coprono le stremità dei cromosomi e che tendono a degradarsi ogni volta che il dna si replica), a modificare l’espressione di alcuni geni, ad abbassare i livelli di stress ossidativi e a promuovere il funzionamento dei mitocondri (gli organelli dove si genera l’energia di cui ha bisogno la cellula per funzionare). “ Abbiamo cancellato i marcatori dell’età delle cellule – ha spiegato Lemaitre – le cellule staminali pluripotenti così create possono produrre cellule funzionali di ogni tipo e possiedono la capacità di proliferare e vivere a lungo”. Ecco perché, secondo il ricercatore, questo nuovo protocollo di ringiovanimento potrebbe portare allo sviluppo di terapie basate sulle cellule staminali efficaci anche nei pazienti più anziani. Ma è molto probabile che serviranno anni prima di riuscire a passare dalla teoria alla pratica.
In primo luogo, studi recenti hanno dimostrato che le iPS possiedono una serie di anomalie genetiche che, per il momento, ne proibiscono l’utilizzo a scopi terapeutici. Inoltre, alcuni tipi di cellule staminali pluripotenti indotte possono essere attaccate dal sistema immunitario, anche se provengono dal proprio organismo. Insomma, ad oggi le promesse di queste cellule sono ancora lontane dal poter essere mantenute.
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