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Aborto, la legge 194 è salva
La Corte Costituzionale ha decretato come inammissibile il ricorso del Tribunale di Spoleto. La legge sull'interruzione volontaria di gravidanza non è incostituzionale
20 giugno 2012 di Wired.it Staff
La legge sull’ aborto è salva. Per la Corte Costituzionale, infatti, è “manifestamente inammissibile” la questione di legittimità, sollevata da un giudice di Spoleto, sull’art. 4 della legge sull’aborto, cuore della normativa che regola da oltre trent’anni l’interruzione volontaria della gravidanza che riguarda l'embrione umano. La decisione dei giudici costituzionali non ha dunque rivoluzionato la legge attuale con buona pace di quanti temevano un attacco al diritto all’aborto. La Consulta era stata chiamata in causa, lo scorso gennaio, da un giudice del Tribunale di Spoleto che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale ( qui il ricorso) in seguito alla richiesta di una minorenne di abortire senza l’obbligo di coinvolgere i genitori.
Il caso aveva iniziato a far discutere, anche se il punto cardine non riguardava l'età della ragazza. Per i minori, infatti, la legge già prevede un preciso iter. Per interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni, in Italia una minorenne ha bisogno del consenso di entrambi i genitori o di chi esercita la tutela. Tuttavia, quando per vari motivi ciò non sia possibile, il giudice tutelare può dare il consenso all’interruzione della gravidanza. La minorenne prima deve rivolgersi al Consultorio Familiare dove una ostetrica, una ginecologa e una psicologa compiranno gli opportuni accertamenti medici e valuteranno insieme alla ragazza e al suo partner (se lei lo consente) le circostanze che hanno portato alla decisione di interrompere la gravidanza, consigliandola sulle possibili alternative, sui suoi diritti e sulle strutture di sostegno sociali e sanitarie a cui può fare ricorso, sia durante la gravidanza sia dopo il parto. In seguito, il Consultorio Familiare è tenuto ad emettere, entro sette giorni dalla data della richiesta, una relazione corredata del proprio parere al giudice tutelare. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la ragazza e tenuto conto della sua volontà e delle sue ragioni, nonché della relazione del consultorio, può autorizzarla, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’interruzione della gravidanza.
Il giudice di Spoleto ha invece deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale esponendo i suoi dubbi sull’articolo 4 della legge 195, alla luce anche di una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 18 ottobre 2011 che stabilisce l’impossibilità di brevettare “le utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali”. Dunque, una sentenza che nulla a che vedere direttamente con l’ aborto.
Oggi la Consulta ha rigettato il ricorso. Ma per saperne di più bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, che saranno scritte dal giudice Mario Rosario Morelli, che, nel novembre 2008, fu relatore della sentenza con cui la Cassazione disse sì all’interruzione dell’alimentazione per Eluana Englaro.
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