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sabato 23 giugno 2012

Italia, come si usano i social network? - Wired.it

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Italia, come si usano i social network?
Ecco come stiamo Facebook e Twitter, secondo i dati presentati a State of the net da Vincenzo Cosenza
22 giugno 2012 di Silvio Gulizia
"Indipendentemente da quando si svolgeranno, le prossime elezioni saranno le elezioni della Rete". Sembra banale a dirlo e in fondo può dirlo chiunque, ma dati alla mano il peso di questa affermazione è diverso. Specie perché chi l'ha appena fatta, questa mattina a State of The Net ( qui la diretta streaming), è Vincenzo Cosenza, aka Vincos, uno degli analisti più credibili della Rete che abbiamo incontrato durante il coffee break.

Cosenza ha raccontato al pubblico di State of the net quale sia la realtà degli italiani in Rete, scegliendo Twitter come strumento principe per le proprie analisi, "sdoganato da Fiorello e ora usato non più solo da early adopter , ma anche per esempio dai politici che sono diventati consapevoli del peso della Rete che non può essere più lasciata da parte. Sulla base dei dati che ho analizzato è verosimile che nei prossimi mesi i partiti investano tempo e risorse per rispondere alle richieste dei cittadini che provengono dalla Rete".

Cosenza ha spiegato come solo il 28% dei tweet contenga un link, a dimostrazione che "Twitter non è solo un posto dove si rilanciano notizie, ma è più un punto di discussione e di distribuzione delle proprie opinioni, come confermano gli hashtag, per altro nati dalla gente, e che vengono usati nel 23% dei tweet". L'analisi di Cosenza, attualmente social media strategist di Blogmeter, è stata condotta per tre mesi ( qui le sue slide) e ha evidenziato una pubblicazione media in Italia di 426mila tweet al giorno, dalle 5 del mattino in poi, con picchi fra le 12 e le 13 e fra le 18 e le 21, in particolare nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì e durante programmi tv di grande richiamo, a dimostrare come la gente abbia cominciato a utilizzare Twitter come strumento per chiacchierare mentre guarda la tv. Non a caso gli hashtag più usati, oltre a quelli legati alle pratiche sociali (ff, sapevatelo, lol, fb, news) sono quelli dedicati agli eventi di cronaca e attualità.

Che il dialogo faccia la differenza, quando si parla di Rete, Cosenza l'ha dimostrato con un paio di diapositive dedicate ad amore dichiarato (like sulla pagina Facebook) e amore praticato ( engagement dei fan). Così emerge che il brand che meglio si relaziona con il proprio pubblico è il free press Leggo, che nel mondo dell'informazione rappresenta un piccolo pesce, "in grado però di capire quali sono i contenuti che piacciono al proprio pubblico".

Parlando di Twitter hai introdotto il concetto di mood, mostrando come durante i tuoi tre mesi di analisi atteggiamenti positivi e negativi si sovrapponessero, salvo in occasioni di eventi come l'attentato di Brindisi o il terremoto, durante i quali il mood negativo finiva per prevalere nettamente all'interno del social network. Significa che le emozioni positive le condividiamo su Facebook e le negative su Twitter?

"No. Su Twitter sono gli eventi a catalizzare il sentimento e quello che è emerso dalla mia analisi è che gli eventi negativi sono in grado di catalizzare l'attenzione più di quelli positivi".

Hai dato molti numeri: in Italia ci sono 40 milioni di persone che potrebbero essere connesse, ma solo 27 milioni si collegano una volta al mese, solo 14 milioni tutti i giorni. La maggior parte lo fa con Facebook (22,4 milioni ad aprile, 10 milioni dei quali da mobile), ma poi c'è una galassia di social network che attira la nostra attenzione: Twitter (3,6 milioni di persone lo visitano almeno una volta al mese), Linkedin (2,8 milioni), Google+ (2,6 milioni), Badoo (2,3 milioni) e poi gli emergenti Tumblr (1 milione) e Pinterest (500 mila). Che significato dai a questi dati?

"Tutti i social network sono in crescita rispetto al precedente anno. L'ascesa di Pinterest non è valutabile, ma si tratta di un fenomeno mediaticamente sovraesposto perché i giornalisti sono alla ricerca della next big thing. Insieme però a Tumblr, che ha raddoppiato i propri utenti, ha avuto la capacita di introdurre la possibilità di organizzare i contenuti che ci piacciono, cosa che Twitter e Facebook non sono in grado di offrire. Così la content curation è arrivata anche da noi".

Hai detto che i politici sono come le aziende. Cioè in perenne ritardo sull'adozione di questi strumenti. È cambiato qualcosa nell'ultimo anno?

"È anche normale tutto questo, perché le persone possono prendere uno strumento, sperimentarlo e modellarlo secondo le proprie esigenze, mentre le aziende, e i politici intesi come brand, devono andarci cauti. Come ti ho detto però i tempi, visto l'atteggiamento che aziende e politici stanno assumendo on line, sono maturi per un cambiamento. È sorprendete per esempio vedere come le aziende più veloci a rispondere ai propri utenti sui social network siano PosteMobile, Banca Intesa e Poste Italiane. Su Facebook e Twitter ci sono team più Smart e che sanno che quando rispondono a una persona stanno parlando a tutti".

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