© Edizioni Condé Nast SpA - P.zza Castello 27-20121 Milano Cap.Soc. 2.700.000 EURO IVCF e P.IVA - Reg.Imprese TRIB. MILANO N. 00834980153 SOCIETÀ CON UNICO SOCIO via daily.wired.it MATERA - " Meno giuristi e più scienziati". È così che secondo il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo è possibile mettere in pratica gli obiettivi dell'Agenda Digitale italiana. Il membro dell'Esecutivo è intervenuto oggi a Matera in occasione di un convegno organizzato da Prima Persona, associazione politica che si occupa di temi come la wikicrazia e l'egovernment fondata dal vicepresidente del Parlamento Europeo, l'italiano Gianni Pittella. Il convegno è stato organizzato anche per promuovere la candidatura della città come capitale europea della cultura nel 2019. Ormai i tempi per l' Agenda Digitale italiana stringono. Il 30 giugno è la data prevista per la redazione del documento frutto del lavoro della Cabina di regia interministeriale (Sviluppo Economico, Istruzione e Coesione Sociale) che da marzo ha messo in piedi sei tavoli di lavoro: Infrastrutture e sicurezza, ecommerce, Ricerca e innovazione, Alfabetizzazione informatica, egovernment e open data e Smart cities & communities. Ma se da una parte la data della scrittura del documento è vicina, dall'altra il decreto Digitalia (che dovrebbe contenere le norme per rendere concreti i progetti della Cabina di regia) non ha ancora i tempi certi. Non si sa, per esempio, se sarà discusso (e approvato) in Consiglio dei ministri entro l'estate. Anzi, a oggi, la sensazione è che si vada a finire dopo agosto. Difficoltà (non trascurabili) a parte, Profumo ha le idee chiare su come perseguire gli obiettivi dell'Agenda Digitale. " Prima di tutto bisogna partire dagli studenti per aumentare la domanda di servizi digitali", spiega il ministro: " Oggi, compresi quelli universitari, ci sono circa 10 milioni di studenti in Italia. Sono il tramite con il paese reale visto che quando tornano a casa entrano in contatto con altre 25 milioni di persone. Occorre quindi sviluppare l'uso del digitale a scuola e all'università per rendere gli studenti degli ambasciatori nelle loro famiglie". Per il ministro sarebbe dunque un errore puntare sulle tecnologie e non sulle persone. " Serve un investimento culturale", dice Profumo: " Dobbiamo sapere che le tecnologie di oggi, domani non ci saranno più. Per questo dobbiamo scommettere sulle persone. Nella Pubblica Amministrazione, per esempio, servirebbero più matematici, statistici, fisici, ingegneri e meno giuristi". Così facendo, questi profili potrebbero agevolare l'adozione delle pratiche dell'Agenda Digitale e potrebbero, per esempio, sfruttare e valorizzare tutti i dati presenti nella Pa. Il tema degli open data è infatti molto caro al governo: " Non è sinonimo solo di trasparenza ma è anche l'opportunità per creare una nuova filiera produttiva, come accaduto in altri paesi", ricorda Profumo. Quando l'Italia avrà quindi un'agenda digitale? Come detto, al momento è complicato dire i tempi. Ma qualcosa di certo c'è come i 400 milioni di euro stanziati per ridurre a zero il digital divide (connessioni a 2 Mb in tutto il paese) entro il prossimo anno e per avviare qualcosa per la banda ultralarga (l'obiettivo dell'Europa è quello di arrivare a 50 Mb per tutti). " È un aspetto fondamentale dell'Agenda digitale italiana che, bisogna ricordarlo, è una parte di quella europea", spiega Pittella: " La maggior parte dei soldi con cui si faranno gli investimenti provengono infatti da Bruxelles". L'altra cosa certa sono i 38 progetti già approvati dalla cabina di regia nel settore Smart cities & communities. Infine c'è il tema del riuso tra le sicurezze della futura Agenda Digitale: " Dobbiamo dircelo con chiarezza: ci sono pochi fondi", spiega Profumo: " Per questo è necessaria una mappatura delle esperienze passate e trasformarle da esperimenti a progetti per il sistema paese. Si pensi a quello si potrebbe fare mettendo su una cloud pubblica tutte le applicazioni di successo. Il tutto abbinato, a una rete efficiente, sarebbe l'asse di un progetto paese innovativo".
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