27.03.2012. Si chiama chirurgia micrografica o micro-topografica ma per gli addetti ai lavori è nota come “chirurgia di Mohs”. Il dottor Roberto Cecchi direttore dell’ unità operativa aziendale di dermatologia, ha iniziato ad utilizzare questa particolare tecnica operatoria nel 2004. “Nei primi anni –racconta il medico- i casi trattati sono stati pochi, ma progressivamente con la stretta collaborazione dei colleghi anatomo-patologi abbiamo continuato l’impegnativo percorso formativo perché eravamo incoraggiati dai risultati: i pazienti trattati con questa complessa procedura –evidenza con soddisfazione il dottor Cecchi- mostravano un’alta percentuale di guarigione e anche i risultati funzionali ed estetici erano buoni. La chirurgia di Mohs e sue varianti serve a trattare lesioni tumorali cutanee principalmente del volto, in sedi difficili, spesso con margini non visibili ad occhio nudo, talora recidivate dopo altri trattamenti. Lo scopo principale è quello di ottenere un’ asportazione microscopicamente controllata a 360 gradi di tutti i margini del tumore, ovvero una sua escissione radicale, prima di procedere alla sutura finale. Inoltre questa procedura permette un minor sacrificio di tessuto sano attorno alla lesione, utile nella fase ricostruttiva. Salvaguardando le “parti sane” anche il risultato estetico sarà di migliore qualità. A Pistoia viene praticata principalmente la variante tecnica Mohs/Tubingen, che ben si adatta a tumori anche di maggiori dimensioni. Da 6-7 mesi è stata introdotta anche la tecnica di Mohs standard, più idonea per lesioni di minori dimensioni.“Praticamente il tumore viene asportato con margini verticali, che sono opportunamente mappati e marcati con pennarelli colorati –spiega il medico- quindi viene eseguita una esatta riproduzione su carta del campione, che viene inviato al patologo per la valutazione dei margini laterali e profondo. Durante il tempo necessario per l’esame, la ferita viene ricoperta con medicazione provvisoria locale. Se il tumore raggiunge in una o più sezioni il margine chirurgico, si procederà a nuova escissione ed esame limitatamente a tali settori. Il procedimento è ripetuto fino a quando tutti i margini sono liberi dalla neoplasia”. Gli interventi sono effettuati su lesioni tumorali in sedi critiche: lesioni vicino agli occhi, alla bocca, al naso etc, e l’esame “estemporaneo” dell’anatomo-patologo è fondamentale per l’esecuzione di tale metodica: si è quindi attivata un’integrazione tra l’equipe dermochirurgica e l’ anatomia patologica, dove vengono effettuati gli esami microscopici. Gli interventi sono eseguiti in anestesia locale e in regime di day surgery; il paziente dopo l’intervento può fare ritorno alla propria abitazione e tornerà in ospedale per i controlli successivi. L’esecuzione di tale metodica, praticata in pochi centri in Italia, richiede particolare impegno da parte del personale dell’Anatomia Patologica ed un ottimo coordinamento tra dermatologo, patologo e personale tecnico.E’ necessario un alto livello qualitativo delle prestazioni, con particolare riferimento al campionamento delle sezioni, all’allestimento tecnico dei preparati e alla valutazione istologica. Il patologo responsabile di tale metodica è la dott.ssa Valentina RapicanoNegli ultimi anni l’equipè ha sviluppato la necessaria competenza ed attualmente nella AUSL3 vengono trattati con tecnica micro-topografica una cinquantina di pazienti all’ anno.Il direttore sanitario Silvia Briani evidenzia che nel Nuovo Ospedale questa attività troverà una collocazione di tutto rispetto. “Sale operatorie dedicate e più moderne –ha spiegato il direttore sanitario- permetteranno un ulteriore sviluppo di tutta la chirurgia cutanea garantendo ai nostri professionisti ambienti più adeguati a confronto degli attuali”.
Nicole Ghedini
by infosalute.info, specialisti in oncologia: nuove tecniche per il tumore al volto
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