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sabato 25 febbraio 2012

Cremona, il cervello in tribunale - Wired.it

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Cremona, il cervello in tribunale
Per la prima volta in Italia, una condanna grazie ai risultati di un test neuroscientifico. Anche se non si può parlare di vere e proprie prove, spiega a Wired.it il neuropsicologo Giuseppe Sartori
24 febbraio 2012 di Anna Lisa Bonfranceschi
Non è una macchina della verità, anche se il paragone è quasi inevitabile. Si chiama Implicit Association Test, Iat, ed è un sistema per stabilire l’ attendibilità o meno dei ricordi (ma anche per studiare convinzioni personali e predisposizioni a particolari comportamenti). In un certo senso, è un metodo per capire la genuinità di un’affermazione. Affidabile al 90% circa: il che, se da una parte depone a favore dell’accuratezza del metodo, dall’altra lascia spazio sufficiente allo scetticismo. Che tuttavia non ha impedito allo Iat di essere utilizzato in un processo penale, nel quale, per la prima volta in Italia, le prove fornite dal test hanno contribuito a condannare un commercialista per molestie sessuali nei confronti di una stagista.

Nel Tribunale di Cremona si trovavano da una parte il professionista, dall’altra la ragazza, poco più che maggiorenne, che riferisce di aver subito delle molestie sessuali. Le due versioni, come spesso capita, sono discordanti. La procedura è da prassi: il magistrato Guido Salvini chiama in causa un neuropsicologo per stabilire se sia presente un danno psichico, come riferito dalla ragazza, e se questo sia realmente imputabile agli eventi al centro del processo. “In una normale perizia quello che si fa è quantificare il danno psichico. Il problema è che il questo può essere simulato, soprattutto quando in campo ci sono questioni economiche, con la persona lesa propensa all’accentuazione”, spiega a Wired.it l’esperto forense Giuseppe Sartori, docente di Neuropsicologia Clinica all’ Università di Padova, che ha svolto la perizia: “Il compito del perito non è solo quello di stabilire la reale presenza del danno psicologico, ma anche quello di appurarne il collegamento causa effetto con le questioni al centro del processo”.

Per farlo Sartori è ricorso anche all’ Implicit Association Test, uno strumento pensato per studiare la memoria autobiografica. In questo caso il sistema è stato impiegato per convalidare l’ attendibilità di un ricordo stressante, quale può essere appunto una molestia sessuale, spiega il professore: “Non ci si può basare solo sul racconto di una persona, occorre trovare delle conferme, per questo abbiamo utilizzato lo IAT”.

Tecnicamente il test si basa sui tempi di reazione necessari a classificare delle frasi rappresentative dei punti di criticità dei ricordi (per esempio additandole come vere o false), elaborati poi da algoritmi matematici. “ La logica è quella della compatibilità dei ricordi: minori sono i tempi di reazione, maggiore è l’attendibilità. È un po’ come accade quando si guida con le gambe nella giusta posizione o a gambe incrociate: nel primo caso le performance saranno sicuramente migliori che nel secondo, con i riflessi per così dire rallentati”, spiega ancora Sartori. In pratica, è come se si cercasse qualche conferma implicita, inconscia, meno controllabile quindi, di un ricordo riferito.
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