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venerdì 10 febbraio 2012

Londra: la banca dati dei volti in 3D - Corriere.it

Coinvolti anche tre ospedali della capitale britannica

Londra: la banca dati dei volti in 3D

Il Museo della scienza invita i visitatori a farsi fare una scansione. Per migliorare la chirurgia maxillo-facciale

MILANO - Pu progresso medico passare per le sale di un museo, oltre che per i laboratori scientifici? Il Museo della scienza di Londrae tre ospedali universitari dimostrano che ossibile: stanno infatti creando, con l’aiuto del pubblico, la pita galleria al mondo di volti umani fotografati in tre dimensioni, con l’obiettivo di migliorare le procedure di chirurgia ricostruttiva maxillo-facciale, in particolare quella infantile.

COINVOLTI TRE OSPEDALI - Il progetto Me in 3D arte di un’iniziativa che il museo ha chiamato Who am I? (Chi sono io?), e gli ospedali londinesi coinvolti sono il Great Ormond Street Hospital, l’University College Hospital e l’Eastman Dental Hospital. I visitatori, soprattutto turisti, si avvicinano con circospezione all’area dove un team di medici e volontari ha allestito quella che ha tutto l’aspetto di una sala di radiologia. Ma la timidezza dura poco, tanto che durante il weekend c’a fila a offrirsi volontari: mento in su, espressione composta, e il volto, fotografato da nove fotocamere, si trasforma in un’immagine tridimensionale, che viene poi scomposta in punti e trasformata in formule matematiche. Il progetto termina il 10 aprile.

MAPPATURA - I medici si erano dati l’obiettivo di 5 mila scansioni, ma lo hanno giaggiunto. Facile prevedere che i volontari saranno il doppio: 10 mila facce da ogni dove che arrivano a Londra, crocevia del mondo. Un campione ideale. La provenienza, infatti, non n dettaglio irrilevante ma nzi la chiave del successo di questa scansione di massa: la mappatura estesa delle facce di ogni etnia e di tutte le etonsente di comprendere i pattern evolutivi del volto umano. Chi ne trarrl massimo vantaggio saranno i bambini con malformazioni della struttura cranica (come le sindromi di Apert, Pfeiffer e Crouzon): i medici potranno prevedere l’evoluzione del volto e personalizzare le tecniche chirurgiche per ottenere risultati migliori. Oggi conosciamo a fondo la struttura ossea del cranio ma molto poco la pelle e i muscoli dell’area. Dobbiamo ancora capire bene perchl nostro volto abbia effettivamente la forma che ha, spiega il dottor Jonathan Britto, chirurgo maxillo-facciale dell’ospedale pediatrico Great Ormond Street Hospital.

COME UN GIOCO - Se i visitatori si divertono a giocare con il proprio volto (possono ruotarlo come vogliono e trasformarlo in materiali diversi), su quelle stesse immagini i ricercatori spendono lunghe ore di paziente osservazione: per ciascuna, infatti, occorre individuare un set predefinito di punti, come gli zigomi o la punta del naso, che servano da riferimento per la mappatura. L’analisi iniziata e, al momento, atta manualmente: l’obiettivo dei medici i automatizzare la procedura in tempi brevi. I ricercatori hanno ginnunciato che tra un anno, a progetto finito, i risultati saranno messi a diposizione dell’intera comunitedica internazionale: una sorta di viaggio di ritorno, da Londra al mondo intero, per 10 mila volti. In forma di bit, in nome della scienza.

Rino Pucci 9 febbraio 2012 (modifica il 10 febbraio 2012) RIPRODUZIONE RISERVATA

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