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Smart cities: a che punto siamo
La città del futuro è connessa e intelligente: un rapporto analizza gli esempi più avanzati nel mondo. Mentre anche in Italia qualcosa inizia a muoversi
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24 febbraio 2012 di Simone d'Antonio
Innovative, integrate, partecipate: sono queste le caratteristiche delle smart cities a cui Cittalia, il centro studi dell’ Anci, ha dedicato una pubblicazione che passa in rassegna le migliori esperienze a livello europeo e mondiale in occasione della conferenza Le smart cities dell’Anci che a Torino ha fatto il punto sul rapporto tra innovazione e sostenibilità delle città italiane. Se in Italia però la strada da percorrere sembra ancora lunga, finora per mancanza di visione strategica come per scarsità di investimenti (anche se il ministro Profumo ha appena promesso un fondo governativo di un miliardo di euro per consentire alle città di partecipare ai bandi europei in materia), in Europa e nelle Americhe sono numerose le città di medie dimensioni che hanno puntato sulle Ict per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la gestione dei processi urbani.
Sono dodici in totale le città prese in esame dallo studio, che raffronta diverse tipologie di smart strategy e ne racconta gli effetti sui percorsi di sviluppo intrapresi dalle differenti amministrazioni locali. Se da un lato città come Amsterdam hanno varato strategie integrate capaci di avere impatto sulle emissioni urbane attraverso interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati (grazie a smart meters e smart plugs capaci di ridurre nettamente il consumo di energia) abbinati a efficaci percorsi di partecipazione civica (come ad Utrechtsestraat, strada a basse emissioni riprogettata assieme ai residenti), capitali come Tallinn e Helsinki hanno invece puntato sulle Ict per raccogliere dati in tempo reale su traffico e mobilità cittadina con l’obiettivo di riprogrammare in tempo reale politiche e interventi pubblici. Lo stesso obiettivo punta a raggiungerlo anche la portoghese Paredes attraverso una rete di cento milioni di sensori che metteranno in rete le informazioni su illuminazione pubblica, consumi energetici dell’edilizia pubblica e privata e smaltimento dei rifiuti gestite da un sistema centrale di controllo. Rendere smart questa cittadina di 80mila abitanti del Portogallo settentrionale è una sfida non solo per i grandi player mondiali coinvolti nel progetto (tra cui Cisco e McLaren, che metterà a disposizione le tecnologie di controllo elettronico in uso sulle auto di Formula Uno) ma anche per le cinque grandi università presenti nel giro di novanta chilometri, nucleo di ricerca decisivo per questa nascente Silicon Valley mediterranea. Sul ruolo propulsivo dei centri di innovazione locali ha puntato da tempo anche Aarhus, la città danese che sta riqualificando il distretto tecnologico di Katrinebjerg per rendere fruibili ai residenti le innovazioni prodotte da università e imprese del territorio e si prepara a lanciare per il 2014 il Navitas Park, nuovo hub cittadino per ricerca e innovazione ospitato nel più grande edificio a basse emissioni dal paese progettato dalla Kjaer & Richter Architects.
Innovazione partecipata è invece la parola d’ordine seguita da città diversissime per dimensioni e storia come Gent e Monterrey, accomunate dalla costante azione di confronto con i cittadini sul ruolo delle Ict per il miglioramento della qualità della vita. Mentre nella città belga è stata la piattaforma crowdsourcing Mijn Digitaal Idee voor Gent a garantire la partecipazione di residenti, associazioni ed imprese su progetti innovativi in tema di e-government e mobilità da portare avanti, a Monterrey l’Observatorio ciudadano ha favorito la condivisione dal basso dell’azione comunale attraverso l’uso di strumenti digitali innovativi e partecipati.
Variegati anche gli approcci smart alla crescita urbana sperimentati dalle città statunitensi, pioniere nella realizzazione di piani d’azione energetici e alleanze con le grandi imprese maggiormente orientate all’innovazione. Tra queste Seattle, che in partnership con Microsoft consente ai residenti di tracciare online i propri consumi energetici, contribuendo così al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi posti dal Climate Action Plan, che ha favorito risparmi quantificabili in oltre trecento milioni di dollari per cittadini ed imprese. A Houston l’accordo con l’Alvarion ha consentito l’estensione della rete 4G alla quasi totalità della sua superficie urbana, con riflessi positivi sulla gestione del traffico e dei servizi comunali mentre Portland sta collaborando con Ibm per valutare digitalmente l’interazione tra le diverse politiche comunali (dalla mobilità alla salute, ad esempio, nel progetto-pilota sull’interconnessione tra livelli di obesità ed emissioni inquinanti), prevedere scenari e riorientare le politiche locali al fine di ridurre le emissioni dell’80 per cento entro il 2050.
(Nella foto: Seattle. Ceredits: Getty Images)
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