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martedì 14 febbraio 2012

L'Italia viaggia su treni a due velocità - Wired.it

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Treni soppressi senza preavviso, vagoni fermi nella neve, torme di passeggeri che si incolonnano ingobbiti per percorrere a piedi la distanza che separa il treno dalla stazione che non è mai riuscito a raggiungere. E ancora treni che si perdono tra Cuneo e Torino, centinaia di passeggeri bloccati per 17 ore in vagoni inamovibili. Sembra l’inizio di un film apocalittico di Roland Emmerich (siamo nel 2012 dopotutto), e invece è solo una esacerbazione straordinaria della situazione in cui versa il trasporto ferroviario italiano.

Una situazione che è emersa in tutta la sua drammaticità nei giorni scorsi - quando le sostenute nevicate scese a imbiancare l’intero Stivale hanno letteralmente paralizzato il transito ferroviario in diverse località - e che non è più possibile derubricare a problema marginale. I problemi del trasporto ferroviario pendolare, infatti, sono estesi a tutte le regioni del paese ed interessano una fascia sempre più ampia della popolazione.

Per avere una panoramica esauriente delle condizioni attuali del servizio ferroviario italiano una risorsa molto utile è il rapporto Pendolaria 2011, pubblicato lo scorso dicembre da Legambiente. Negli ultimi cinque anni, il numero di pendolari che utilizzano il treno come mezzo di trasporto principale è aumentato del 7,8%, arrivando a quota 2,83 milioni. Quasi 3 milioni di persone che ogni giorno si trovano a occupare treni eccessivamente affollati (su alcune tratte l’occupazione media supera abbondantemente la capienza), tante volte obsoleti, spesso in ritardo. È sufficiente andare a studiarsi la velocità media dei treni italiani (35,5 km/h) e confrontarla con quella dei treni tedeschi (48,1 km/h) o spagnoli (51,4 km/h), o contare il numero di linee suburbane che garantiscono un treno ogni 15 minuti a Milano (1) e a Londra (22), per farsi un’idea della situazione in cui versa il trasporto ferroviario pendolare italiano. Certo, un abbonamento ferroviario tedesco costa nettamente di più di uno italiano, ma il problema rimane e, a giudicare dai tagli subiti dalle linee pendolari nel 2011, non è destinato a migliorare nel breve periodo.

Nell’anno passato, praticamente tutte le regioni italiane hanno operato tagli alle linee ferroviare suburbane, l’unica eccezione è la Lombardia. Tuttavia, ai tagli spesso sono corrisposti aumenti dei biglietti, in particolare in Veneto (dove a fronte di un taglio del 19,5% si è registrato un aumento del 15%) e in Lombardia (dove la mancanza di tagli è stata controbilanciata da un aumento del 23,4%). Non bastasse, il 2011 si è concluso con la discussa eliminazione di diversi treni notte che hanno sollevato proteste, tra pendolari e ferrovieri che proseguono infuocate ancora oggi.

Le soppressioni e i disagi delle ultime settimane sono per una certa parte dovuti a una condizione climatica straordinaria, ma la mancanza di investimenti e cura del trasporto pendolare hanno sicuramente aggravato la situazione: “ Premesso che sul piano organizzativo occorre sempre cercare maggiori livelli di efficacia, i punti deboli del servizio ferroviario pendolare hanno orgine da due elementi: treni e carrozze eccessivamente vecchi e un livello di manutenzione preventiva insufficiente”, spiega Giulio Moretti del Sindacato Or.
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