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Le app rubano dati senza consenso. E Apple prova a rimediare
Cupertino interviene per fermare il vizietto delle app di prendere i dati dalla rubrica di iPhone e iPad senza consenso espresso degli utenti
16 febbraio 2012 di Maurizio Pesce
Hai presente quelle 14 pagine di termini e condizioni che ogni tanto devi scorrere per poter navigare nell'App Store? Ecco, proprio le app sarebbero le prime a non rispettarle. La posizione di Apple è dura e precisa, e non ci aspettavamo di meno: "Tutte quelle applicazioni che memorizzano o trasmettono dati prelevati da iPhone, iPod e iPad senza il consenso espresso dall'utente violano la policy di iOS", ha dichiarato Tom Neumayr, un portavoce di Cupertino, a AllThingsD. E rischiano quindi di essere eliminate, a meno che non corrano ai ripari con una nuova versione.
L'ultimo caso è saltato fuori una settimanella fa, quando un hacker ha scoperto il comportamento illecito di Path, denunciandolo con un post stracliccato in Rete e costringendo l'azienda a rilasciare in fretta una nuova versione che chiedesse l'autorizzazione a trasmettere la suddetta rubrica.
Ora, però, la faccenda sembra essere sfuggita di mano ad Apple, se è vero che anche applicazioni come Twitter, Facebook, Instagram e Foursquare inviano dati sensibili a server esterni senza chiedere permesso. Le guidelines per gli sviluppatori sono sempre state molto chiare sulla necessità che si chiedesse il consenso espresso per la memorizzazione di dati sensibili dell'utente legati alla posizione. La dichiarazione di oggi è invece la prima presa di posizione ufficiale sul tema.
Quella della privacy è una preoccupazione crescente per gli utenti di smartphone e tablet, che si sono già trovati ad aver a che fare con il tracciamento degli spostamenti su iPhone e con diversi casi di violazione della privacy anche su Android.
Ma perché un'app dovrebbe aver bisogno della tua rubrica? In qualche modo l'ha spiegato Dave Morin, il Ceo di Path, giustificando il prelievo dei dati da parte della sua applicazione: avere accesso ai tuoi contatti rende più veloce associare gli utenti all'avvio dell'applicazione, più efficace suggerire contatti da aggiungere o rilevare l'arrivo sulla piattaforma di persone che già conosci. Tutte funzioni utili, a patto che tu accetti di fornire i dati. Cosa che, immagino, faremo tutti senza batter ciglio al prossimo aggiornamento.
Maurizio Pesce è redattore di Wired.it e coordinatore di Gadgetland, canale dedicato a Consumer Electronics e Motori. Scrive anche di applicazioni sul blog Whatsapp.
Segui @pestoverde e @wireditalia su Twitter.
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