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martedì 14 febbraio 2012

Vega è partito, ecco perché è importante [foto] - Wired.it

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Vega, il lanciatore di satelliti di piccola taglia tutto europeo, e in gran parte italiano (è stato costruito dalla piemontese Avio), è partito dallo spazio porto di Kourou, nella Guyana Francese. La sua è una missione di qualificazione: un lancio inaugurale che apre un anno davvero importante per l' Agenzia Spaziale Europea.

Così, infatti, l'Esa si assicura l'accesso a diverse orbite e l'autonomia per il lancio di varie tipologie di satelliti: Ariane 5 può portare anche 5 tonnellate (peso che possono raggiungere i satelliti per le telecomunicazioni) a 36mila km, Soyuz colloca pesi medi a circa 20mila km, e ora Vega traghetta microsatelliti e piccole sonde (500-2mila kg) in orbita bassa (dai 300 ai mille km).

Ma il lanciatore è importante anche per alcune caratteristiche che lo rendono unico nel panorama europeo. Intanto è in grado di piazzare nello Spazio più satelliti contemporaneamente ed è più ecologico dei suoi fratelli: il modulo che accompagna i satelliti a destinazione non è destinato a diventare un rottame spaziale, ma torna sulla Terra. In più, Vega è proprio un fiore all'occhiello dell'ingegneria e della tecnologia aerospaziale italiana.

Il progetto è nato in uno studio dell'Università di Roma Sapienza, quello di Carlo Buongiorno (recentemente scomparso), come l'idea di utilizzare l'elio come gas pressurizzante dei tre stadi propulsivi, concepita da Maurizio Di Giacinto e Bernardo Favini. Il sistema sembra evitare le fluttuazioni di pressione e altri comportamenti che potrebbero creare qualche problemino ai motori a propellente solido. Portano sempre la firma di ricercatori e docenti della Sapienza gli strumenti per le complicatissime simulazioni, sia del comportamento sia delle prestazioni dei motori.

Tutto questo ora è al banco di prova. Ma nessun viaggio si fa a vuoto. Vega sta per lasciare nello Spazio sette satelliti, tra cui Lares(laser relativity satellite) dell' Asi, costruito anche questo con il grande contributo della Sapinza,e AlmaSat-1dell' Università di Bologna.

Anche Lares è un punto di orgoglio. È una sfera di una lega di tungsteno coperta di retroriflettori (sarà l’oggetto più denso del Sistema Solare) che servirà a studiare un fenomeno previsto da Einstein nel 1913 nella Teoria della relatività generale: il cosiddetto trascinamento dei sistemi di riferimento inerziali, o frame‐dragging. “ Un corpo che ruota trascina infatti lo spaziotempo intorno a sé in modo simile al trascinamento di un fluido viscoso dovuto alla rotazione di un oggetto immerso nel fluido”, spiegano i ricercatori della Sapienza: “ Anche il tempo viene trascinato e secondo alcuni calcoli matematici, muovendosi in vicinanza di questi mostri spaziali, si potrebbe addirittura andare indietro nel tempo. L’effetto di framedragging è naturalmente piccolissimo intorno alla Terra a causa del suo campo gravitazionale molto debole e questa è la ragione della difficoltà della sua misura che richiede un satellite dedicato: il Lares. La posizione e l’orbita del satellite Lares sarà determinata con grande accuratezza mediante impulsi laser inviati dalle stazioni a terra e poi riflessi indietro dal satellite verso le stazioni di terra mediante i retroriflettori posti sulla superficie del satellite”.

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