Filosofiablog

Nowsy.com - your news and info dashboard

CYBERNIX

http://blog.libero.it/MASTERIZZAZIONE/index.rss

Cerca nel blog

venerdì 24 febbraio 2012

New York, dieci libri per innamorarsi - Libri - Panorama.it

Media_httpblogpanoram_dcsjb

New York, dieci libri per innamorarsi

Tags: Andy Warhol, città, Column McCann, E.L. Doctorow, I libri della settimana, lista, new-york, Teresa Carpenter, Walter Benjamin Lascia un commento

“Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto. 
Ma smarrirsi in essa, come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare”.

Così il filosofo tedesco Walter Benjamin spiega la sua teoria del viaggiatore errante. Si sposa perfettamente con New York (di cui era anche un appassionato amante). Città in cui smarrirsi appunto, magari leggendo i libri di chi, prima di noi, l’ha vissuta.

Si può cominciare attingendo ai curiosi (e preziosi) consigli della guida City Secret Manhattan: the essential Insider’s guide in cui artisti, fotografi, designer, politici, scrittori, banchieri riempiono le pagine di questo piccolo (e tascabile) libricino blu per consigliare, quartiere dopo quartiere, angolo dopo angolo, cosa scoprire di inedito in New York City. Un bar, un palazzo, una galleria d’arte, un bistrot, un angolo di pace.

Inedito per noi ma vissuto per loro nella quotidianità di cittadini. Alla ricerca del dettaglio che sfugge al turista della prima ora. Ma anche a chi ama da tempo New York ma non la vive mai da newyorker.

Se avete un animo meno classico ma più pop potete invece decidere di passeggiare da nord a sud di Manhattan facendovi guidare da Andy Wharhol e dalle pagine di Andy Wharol’s New York City: four walks, uptown to downtown. Aprirla e usarla come percorso è un po’ come mettersi a braccetto con l’artista attraverso le case in cui ha vissuto, i club che ha frequantato, i musei, i negozi e i ristoranti preferiti. Accompagnati dai racconti delle persone che incontrava e con cui si intratteneva.
Questa la suddivisione:
- I Upper East Side (oltre East 70th Street)
- II Upper East Side (da East 57th a East 68th Street)
- III Midtown
- IV Downtown (Murray Hill, Chelsea, Rose Hill, Union Square, East Village, Greenwich Village)

Ma a New York, si sa, bisogna stare molto anche con il naso all’insù. E guardare i grattacieli. Un po’ come fa Mario Maffi, professore di Cultura anglo-americana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano ma un appassionato di geografie culturali d’America. Nel suo New York: ritratto di una città racconta il “sopra” dei grattacieli e il “sotto” della metropolitana, girovagando dal Bronx a Buttery Park, perdendosi nei labirinti dei diversi quartieri e riproponendo brani di letterati e scrittori che raccontano storie e ricordi.

Come quelle che, in chiave moderna, si snodano tra le pagine di due volumi: New york stories: the best of the city section of the New York Times e More New York Stories: the best of the city section of the New York Times. Si tratta di raccolte di articoli dalla sezione “City” del quotidiano scelti e messi insieme dalla giornalista Consance Rosenblum, responsabile della rubrica.

Due esempi: c’è la giovane Katherine Mash che racconta ironicamente come la città non sia certo adatta ai claustrofobici. Basta entrare negli ascensori dei grandi magazzini Macy’s per rendersene conto. Oppure Suzanne Vega, 43 anni, sposata, divorziata che snocciola la sua storia di “donna che si rimette in gioco” comprando la licenza di tassista nella città dove il traffico (e i pericoli) sono compagni di giornata.

Un’indicazione, invece, per i lettori più raffinati (e perché no, più “snob”): le pagine di New York Diaries: 1609 to 2009. Il premio pulitzer Teresa Carpenter ha studiato montagne di archivi storici per riportare alla luce chi ha fatto cosa ogni giorno dell’anno, lungo tre secoli, a New York.

E allora ecco Mark Twain, che il 2 febbraio del 1867 dice: “My experience is that a man cannot go anywhere in New York in an hour. The distances are too great – you must have another day to it. If you have got six things to do, you have got to take six days to do them in” (La mia esperienza mi dice che un uomo non può fare il giro di New York in un’ora. Le distanze sono troppo vaste. Servono almeno due giorni. Se hai sei cose da fare devi dedicarvi sei giorni).

Oppure il giornalista Edward Robb Ellis, che il 22 maggio 1947 afferma: “Today I arrived by train in New York City, which I’d never seen before, walked through the grandeur of Grand Central Terminal, stepped outside, got my first look at the city and instantly fell in love with it. Silently, inside myself, I yelled: I should have been born here!” (Oggi sono arrivato a New York in treno, cosa che non avevo mai fatto prima, ho camminato nella grandeur della stazione Grand Central, sono uscito fuori, ho dato un primo sguardo alla città e l’ho amata subito. Silenziosamente, dentro di me, mi sono detto: Dovevo nascere qui!)

Una volta che siete vissuti a New York per qualche tempo 
e la città è diventata casa vostra, non c’è altro posto altrettanto bello.
Qui si concentra tutto, popolazione, arte, teatro, letteratura, editoria, 
import, affari, assassinii, aggressioni di strada, lusso, povertà. 
è tutto di tutto.
Va avanti tutta notte, è instancabile.
- John Steinbeck –

Già. Nascere a New York e viverci. Con i suoi colori, i suoi bianchi e nero e i suoi contrasti. Come si racconta nei tre romanzi che vi indichiamo, una lettura straordinaria (in tre declinazioni diverse) prima o durante un viaggio nella Grande Mela.

Aprire le pagine di Open City di Teju Cole (nigeriano trasferitosi negli Usa nel 1992) significa immergersi in una New York piena di duri contrasti. È la storia di un giovane psichiatra che vive a Manhattan nel 2006 e che attraverso le sue lunghe passeggiate nella città analizza i comportamenti della gente, riflette sui rapporti tra le persone e in particolar modo su quello (da poco concluso) con la sua fidanzata in un intreccio tra presente e passato.

Homer and Langley, invece, è la storia di due fratelli ispirata a un fatto di cronaca della New York del primo novecento e rivisitata da E.L. Doctorow. Homer, fratello cieco, e Langley tornato semifolle dalla Grande Guerra, sono due rampolli di una famiglia benestante che nel corso dei decenni trasformano il loro palazzo in un delirante ricettacolo di ciarpame dove vivranno come reclusi fino a rimanere sepolti sotto le tonnellate di spazzatura da loro stessi accumulata. Sono la metafora di un mondo e lo specchio di un lungo periodo della storia americana.

Ma è con Questo bacio vada al mondo intero di Column McCann che New York si tinge di un fascino ineffabile. Parte da una storia vera. Per arricchirsi di immaginario.

È il 1974. Un uomo è lassù, in cima alle torri Gemelle e cammina su un filo teso tra l’una e l’altra. Sotto, la città si ferma a guardare. Con il naso all’insù. Mentre ricchi, poveri, sacerdoti, genitori orfani di figli morti in Vietman, prostitute, vivono le loro vite dal Bronx all’Upper east side. Intrecciate tra loro. Alla ricerca di quell’equilibrio che, lassù, il piccolo uomo sul filo sembra aver trovato.

P.s. non dimenticatevi di rilassarvi con le meravigliose foto di New York 365 days. 740 pagine di scatti selezionati, anche questa volta, dall’archivio del The New York Times. Meravigliosi, inediti, pieni di luci, di bianchi e neri. La grande mela vista con tutti gli stati d’animo. E tutte le emozioni.

Nessun commento:

Posta un commento