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venerdì 17 febbraio 2012

Sanremo, come reagisce il vostro cervello - Wired.it

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Per quante critiche e polemiche possa sollevare ogni anno, il Festival di Sanremo è un appuntamento fisso che tiene incollato allo schermo quasi tutta Italia. Del resto la musica ha notoriamente un fascino irresistibile per gli esseri umani, una sorta di richiamo primitivo che ha la capacità di arrivare dritto al nostro cervello: ci emoziona, ci commuove, ci carica, ecc. Il perché la musica abbia questo potere è ancora un mistero. In oltre 20 anni di studi scientifici, l’unica cosa che abbiamo imparato è che la musica ha degli straordinari effetti sugli esseri umani.

Agisce come una droga. Uno studio condotto dal neuroscienziato Danile J. Levitin dell’ Università McGill di Montreal, dal titolo Life Soundtracks, ha scoperto che la musica agisce come una droga sul nostro cervello. E’ infatti in grado di attivarlo come se fosse uno stimolante chimico e di offrire sensazioni amplificate di piacere, eccitazione o soddisfazione. Quando ascoltiamo una canzone che ci piace, si attiva lo stesso meccanismo di ricompensa che si attiva anche quando i giocatori d’azzardo vincono o i tossicodipendenti consumano la loro droga preferita. Replicando lo stesso tipo di sensazioni, la musica attiva nel cervello circuiti associati con il sistema nervoso autonomo e produce reazioni fisiche quali sudorazione, eccitamento sessuale e brividi lungo la schiena.

Aiuta a ricordare. Le note di una melodia possono tuffarci per qualche attimo nel passato, portandoci a rivivere esperienze ed emozioni immagazzinate dal nostro cervello. Lo ha dimostrato uno studio dell’ Università di Leeds che ha mostrato in particolare come le canzoni dei Beatles riescano a catapultarci lontano nel tempo.

Stimola il movimento. Le aree cerebrali che la musica è in grado di stimolare non sono solo quelle legate alle emozioni, ma anche quelle deputate al movimento motorio. Una ricerca internazionale ha scoperto che ascoltare musica in posizione immobile attiva nel cervello le stesse aree che “gestiscono” l’attività motoria. Tramite la risonanza magnetica funzionale i ricercatori hanno dimostrato che quando si ascolta la musica, anche se il corpo rimane fermo, il cervello danza “illuminando” le regioni collegate al movimento.

E’ un doping naturale. Un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Sport & Exercise Psychology può volgere un ruolo rilevante per invertire le tendenze nella lotta contro l’obesità e le condizioni di salute legate al sovrappeso e alla sedentarietà. Secondo Len Kravitz, ricercatore presso l’ Università del New Mexico di Albuquerque, si possono trarre tre conclusioni fondamentali dai numerosi studi che hanno cercato di spiegare l’agevolazione della musica sulle prestazioni fisiche. In primo luogo, la musica può ridurre la sensazione di stanchezza permettendo a chi si allena di lavorare per lunghi periodi di tempo. In secondo luogo, la musica può anche rilassare ed aiutare così a superare i momenti più pesanti di un esercizio. Ed infine, il ritmo della musica può migliorare la coordinazione motoria.

Stimola l’empatia. Qualche settimana fa un gruppo di ricercatori dell’ Irccs San Raffaele Pisana e dall’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano hanno scoperto, in uno studio pubblicato sulle riviste Cortex e NeuroImage, che i musicisti hanno un senso di empatia molto più sviluppato. Secondo i ricercatori italiani, la musica stimolerebbe due aree frontali dell’ emisfero cerebrale destro che fanno parte dei sistemi dei neuroni specchio: si è visto che i musicisti con più alti valori di empatia emotiva mostravano una più elevata attivazione delle due aree cerebrali, cosa che non avveniva, invece, per i non musicisti o i musicisti impegnati in un generico compito motorio.

Un toccasana per la salute. La musica viene usata già da diverso tempo come terapia contro la demenza, per riabilitare i pazienti che hanno subito un trauma o ad esempio un ictus e in generale è un ottimo strumento per rafforzare il rapporto medico-paziente. All’ Irccs Fondazione Maugeri, ad esempio, la musica è parte integrante dell’attività di cura e ricerca. “Da anni applichiamo le nostre conoscenze in materia - riferisice Alfredo Raglio, musicoterapeuta e ricercatore consulente scientifico dell’IRCCS Fondazione Maugeri - per aiutare i pazienti. In tutto questo tempo la musicoterapia si è dimostrata efficace come applicazione in ambito neurologico".

(Credit per la foto: LaPresse)

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