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sabato 25 febbraio 2012

Trovato il neurotrasmettitore del gioco d’azzardo - Wired.it

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Trovato il neurotrasmettitore del gioco d’azzardo
Chi ne ha più degli altri reagisce alle perdite in modo meno traumatico, ed è portato a scommettere di nuovo
24 febbraio 2012 di Francesco Musolino
Norepinefrina o noradrenalina, ecco la cause delle nostre perdite finanziarie. Finalmente gli scienziati vengono in aiuto dei broker e dei giocatori accaniti, con uno studio che rivela il neurotrasmettitore che interviene per alleviare e rendere più tollerabili le perdite economiche, causando un meccanismo a catena, spesso autolesionistico.

Questo studio potrebbe essere soltanto il primo step per riuscire a produrre un farmaco capace di aiutare gli scommettitori incalliti ad affrontare il proprio problema. Ma, come rivela Julio Licinio, direttore del Molecular Psychiatry journal che ha pubblicato la ricerca, “questo neutrasmettitore potrebbe persino spiegare anche i crack in borsa del 2008 e la relativa crisi della City e di Wall Strett”. Lo stesso concetto di libero arbitrio, alla base della nostra società, sarebbe messo in crisi: “Evidentemente non è tutto così lineare e ci sono molte persone predisposte a prendere e perpetrare, certe decisioni”.

Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori guidati da Hideiko Takahashi dell’università di medicina di Kyoto, su 19 uomini sani il cui cervello è stato analizzato con la PET (tomografia ad emissione di positroni) dopo che questi avevano scommesso d’azzardo. Il risultato? La norepinefrina (o noradrenalina) si è rivelato il neurotrasmettitore fondamentale per la risposta alla perdita di soldi.

Difatti, solo ai soggetti con bassi livelli di norepinefrina “in una parte cruciale del cervello”, è stata riscontrata la cosiddetta “avversione alla perdita”, ovvero una risposta emotiva ben più pronunciata dinnanzi alle perdite economiche rispetto ai guadagni. Viceversa, i soggetti cui sono stati riscontrati alti valori di norepinefrina, sono risultati meno sensibili al dolore derivante dalla perdita di denaro e dunque, potenzialmente più pericolosi se deputati a mestieri a stretto contatto con il denaro e gli investimenti altrui.

“Questa ricerca – afferma Derek Hill, professore di medica alla London College University – evidenzia il ruolo giocato dai neurotrasmettitori nella percezione complessiva del rischio economico e potrebbe condurre ad un farmaco capace di intervenire ad hoc”. Il prossimo passo? Lo illustra Alexis Bailey, docente di neurofarmacologia nella Britain Surrey University: “Dovrà essere analizzato il cervello dei giocatori patologici noti per comparare i loro livelli di norepinefrina con quelli dei non-giocatori. A quel punto potremo trarre le prime conclusioni vincolanti”.

foto: Corbis

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