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venerdì 3 febbraio 2012

L'Uomo Vitruviano di Leonardo? Forse non è suo - Wired.it

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Uno dei suoi disegni più noti, quello dell' Uomo Vitruviano, Leonardo da Vinci potrebbe averlo copiato da un suo collega e amico, Giacomo Andrea da Ferrara. Copiato, in realtà, è una parola forte: sarebbe forse più corretto dire che i due stavano studiando insieme l'opera di Vitruvio, De Architectura, e che Giacomo Andrea ne stava realizzando una copia illustrata. In un incontro, tra il 1490 e il 1498, avrebbero discusso insieme di come tradurre in immagine il concetto dell' uomo ideale, il microcosmo, inscritto sia in un cerchio (simbolo del divino) sia in un quadrato (simbolo del terreno).

E Giacomo Andrea avrebbe mostrato all'amico i suoi schizzi, come riporta lo Smithsonian Magazine. Quel che è certo è che esiste un altro disegno dell'Uomo di Vitruvio molto, molto simile a quello di Leonardo. Il resto, invece, sono ipotesi, seppur convincenti e supportate da diversi dati raccolti da Claudio Sgarbi, filosofo e studioso di architettura. Nel 1986 Sgarbi aveva ritrovato, nella Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara, quel manoscritto illustrato, anonimo, dimenticato per secoli, copia dell'opera di Vitruvio. La ciliegina sulla torta è stato scoprirvi, nel 78esimo foglio, un disegno che ricorda incredibilmente quello di Leonardo: un tesoro nel tesoro.

Dopo anni di studi, Sgarbi crede che l'opera sia da attribuire, per l'appunto, a Giacomo Andrea da Ferrara (la sua analisi, già presentata a Vicenza nel 2010, sarà ora pubblicata in un saggio accademico dal Centro Studio Andrea Palladio). “ Mi sono reso conto di alcune straordinarie coincidenze tra il disegno presente nel manoscritto e quello di Leonardo, a partire dalle dimensioni”, ha detto Sgarbi a Wired.it: “ per esempio, la lunghezza del lato del quadrato è quasi identica: 195 millimetri l'uno, 192 l'altro. Sulla base di queste coincidenze, non solo formali, ho rivisto un'ipotesi che avevo già preso in considerazione tempo prima: che il manoscritto fosse di Giacomo Andrea". Il motivo? “ Luca Pacioli, matematico, scienziato e artista contemporaneo dei due, in un suo scritto rivela che Leonardo e Giacomo Andrea erano gli unici architetti milanesi (Leonardo in quegli anni viveva nella città lombarda, nda) intervenuti alla presentazione del suo libro De Divina Proportione e che i due erano amici fraterni”, racconta ancora Sgarbi. Ci sono poi altre corrispondenze che avallano l'ipotesi: elementi presenti nelle opere di Leonardo che compaiono solo nel manoscritto, per esempio.

L'idea che sia Leonardo ad aver preso spunto dall'amico, e non viceversa, si deve invece al fatto che il disegno del manoscritto è pieno di ripensamenti, cancellazioni, tentativi, mentre quello vinciano è come se fosse già una bella copia: uno dei più accurati tra quelli che il maestro ci ha lasciato.

Che le cose siano andate così è dunque probabile: “ Io ne sono convintissimo, e anche molti altri studiosi, che si sono detti sorpresi ed entusiasti”, conclude Sgarbi.
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