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sabato 21 gennaio 2012

Amelino-Camelia, fisico: "Non ha senso cercare un nuovo Einstein" - Wired.it

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Prima che i neutrini mettano in scacco Albert Einstein, sbaragliando l’assunto fondante che la velocità della luce nel vuoto sia un limite fisico insuperabile, potrebbe farlo lui: Giovanni Amelino-Camelia, 46 anni, napoletano, uno dei fisici italiani più autorevoli al mondo secondo la scala h-index, inserito nel 2006 nella rosa dei sei possibili eredi del caro Albert per la rivista Discover Magazine. “ Macché”, si schermisce lui: “ la stampa ha bisogno di slogan, non ha alcun senso cercare un nuovo Einstein”.

Sarà, intanto senza darsi tante arie Amelino-Camelia ha formulato una teoria, chiamata relatività doppiamente speciale che potrebbe riuscire nella grande sfida del ventunesimo secolo: conciliare le due massime teorie del Novecento, la relatività generale di Einstein, che funziona su larga scala, e la meccanica quantistica, che governa l’infinitamente piccolo secondo pacchetti discreti di valori. Anche Spazio e Tempo, quando si scende nel cuore profondo della materia, non sono più continui. Secondo Amelino-Camelia sbiadiscono. Secondo la teoria delle stringhe, vibrano. Quale che sia la versione giusta, il tempo resta un dannatissimo problema. Il fatto che nella relatività generale di Einstein le lancette dell’orologio rallentino o accelerino, a seconda della velocità dell’osservatore e della forza di gravità (fino a fermarsi in presenza di enormi ammassi di materia come i buchi neri), è un nodo irrisolto per chi insegue una teoria del tutto. Amelino-Camelia potrebbe avere la soluzione in tasca. Ne discute sabato 21 gennaio alle 17.00 nella lectio magistralis Una (breve) storia del tempo: prima, durante e (forse) dopo Einstein, al Festival delle Scienze 2012 di Roma.

“ La mia teoria della relatività doppiamente speciale parte dal presupposto che la scala di Planck ricopra un ruolo analogo a quello della velocità della luce per Einstein, per esempio tale da far sì che l’impulso di una particella fondamentale non possa eccedere un valore limite fissato nella scala di Planck, indipendentemente dall’osservatore”, spiega lo scienziato, che lavora presso il glorioso dipartimento di fisica dell’Università La Sapienza di Roma: “ Del tempo, in questa teoria, resterebbe solo la nozione assoluta di simultaneità per gli eventi non solo vicini tra loro, ma anche vicini all’orologio usato per stabilirne la simultaneità”.

Tutto chiaro, no? Niente paura. In fondo, quando Einstein elaborò la sua teoria disse che solo dieci persone al mondo l’avrebbero capita. “ Ed era un presuntuoso ottimista!”, commenta Amelino-Camelia. “ Egli stesso capiva solo una parte delle sue teorie e di certo nessuno al tempo aveva compreso davvero la potenza predittiva e concettuale della relatività generale. Idem vale per me: il numero di persone che coglie a fondo le deformazioni relativistiche che ho introdotto è pari a zero”.

D’altronde, un pizzico di presunzione ci vuole se si decide di mettere in discussione Einstein.
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