L’interesse per la filosofia è ovunque cresciuto e i dibattiti di introduzione a questa di-sciplina si sono moltiplicati. Diversi motivi spiegano il fenomeno: la filosofia costituisce un an-tidoto contro l’ormai diffusa tendenza della cosiddetta vita «fast food», approntata dai mezzi di comunicazione di massa. Essa risponde al bisogno di capire e di ragionare, pone interroga-tivi sul destino di ciascuno di fronte al delinearsi di un avvenire incerto. Alla filosofia è asse-gnato l’interminabile compito di sciogliere nodi antichi e nuovi che bloccano o frenano lo svi-luppo dei pensieri. Come si possono quindi «scongelare» i pensieri troppo spesso statici? La filo-sofia può anche definirsi come una forma di sapere ad effetto ritardato, che richiede tempo per essere assimilata: ciò che sul suo conto noi giovani apprendiamo resta come «congelato», per cui si riesce a comprendere solo crescendo, a contatto con i problemi che, di volta in volta, incontriamo.
Fin da piccoli, raramente, ci hanno insegnato a riflettere su nozioni quali giustizia, veri-tà o bellezza. Quando iniziano a sorgere dubbi oppure si smette di credere alla correttezza di simili giudizi, sorge inevitabilmente l’esigenza di comprendere in modo più compiuto noi stessi e ciò che ci circonda. Aiutati dalla scuola, dagli amici, dai libri, dalla televisione o dai viaggi, ampliamo progressivamente le nostre conoscenze, accumulando, spesso senza render-cene conto, conoscenze frammentarie, casuali e mal digerite. La eventuale constatazione della nostra ignoranza conduce per lo più alla rassegnazione e all’indifferenza o, in generale, a uno scarso impegno nel contrastarla. Tale resa è inspiegabile, in quanto da piccoli non ci siamo fa-cilmente accontentati delle spiegazioni ricevute: dominati dallo stupore e dal timore di fronte alla realtà, abbiamo incalzato genitori e adulti con cascate di «perché». Crescendo, rischiamo di perdere la spinta verso ogni forma di conoscenza, di smarrire l’interesse per i grandi quesiti relativi all’esistenza.
Noi, in classe, siamo stati introdotti alla filosofia, proprio attraverso una delle più pro-fonde domande esistenziali: «Chi sono io?». A dispetto di quanto si possa credere, la maggior parte della classe, dopo discussioni e dibattiti, è giunta alla conclusione che qualsiasi risposta non possa essere racchiusa in una sola definizione. La filosofia, in quanto amore per il sapere, condivide con l’infanzia il continuo bisogno di comprendere, pertanto coltiva metodicamente questo atteggiamento, aiutando a conservare la volontà di capire, di non arrendersi di fronte all’evidenza e di prolungare la fase della meraviglia. La filosofia non richiede, però, soltanto un lungo tirocinio, ma anche e, soprattutto, una nuova ricerca personale. Lo studio serve a svi-luppare in noi alunni senso critico, in quanto induce a non accontentarsi subito di ciò che vie-ne insegnato. Tra le idee ricevute, sceglieremo così solo quelle conformi al nostro modo di pensare. Spesso, infatti, capiterà di non condividere il pensiero di qualche filosofo. Tra gli scienziati e fra noi giovani, si sente spesso parlare dell’inutilità della filosofia. Quali prove ven-gono prese a sostengo di questa opinione? Diversamente dalle scienze esatte o empiriche, si ri-tiene che dalla filosofia non sia derivato alcun progresso o accumulo di conoscenze. Come po-trebbe, in tal senso, la filosofia contribuire alla soluzione di problemi reali? Spesso si pensa troppo poco al fatto che il termine philo–sophia rinvia a uno specifico legame tra conoscenza ed amore. Insieme istituiscono una ricerca che deve rimanere aperta, consapevole di un biso-gno inesauribile di rispondere a rinnovate richieste di senso. La filosofia è, quindi, “utile” non perché apporti vantaggi immediati e tangibili, ma perché amplia i nostri orizzonti mentali e morali, trasformandoli. Di certo la filosofia è diversa dalla scienza o dalla matematica, dal momento che non si basa su osservazione ed esperimenti, ma esclusivamente sul pensiero. In che modo? Argomentando, elaborando idee, anche comuni, che tutti noi impieghiamo quoti-dianamente. Questa è la missione della filosofia già ben delineata da Platone. L’amore per il sapere nasce, dopo lunga frequentazione, sull’oggetto o argomento della ricerca. Nel momento in cui penetra nell’anima, il sapere diviene scintilla che nutre e illumina l’anima, quindi se stesso. E questa forma di sapere non può né essere detta né essere fissata dalla scrittura, per-ché è una conoscenza aperta.
E quindi la filosofia è o non è al servizio della vita?
Elisabetta Roccasalva III B
Liceo Scientifico Canicattini Bagni
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