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martedì 24 gennaio 2012

Surplus cognitivi. Le risorse inestimabili delle comunità - AgoraVox Italia

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“Surplus cognitivo” è un saggio che prende in esame il valore economico e sociale del tempo libero (Clay Shirky, Codice Edizioni, ottobre 2010).

Clay Shirky è un divulgatore e un consulente americano che collabora con l’Interactive Telecommunications Program della New York University.

La principale pista cognitiva di Shirky segue le orme di un illustre antenato, Alexis de Tocqueville, il quale affermò che “Nei paesi democratici, la scienza dell’associazione è la scienza madre; il progresso di tutte le scienze dipende dal progresso di questa”.

Se in una nazione i lavoratori e i cittadini hanno molto tempo libero a disposizione e possono comunicare in piena libertà, “la gente può fare l’esperienza di interagire con degli sconosciuti, esperienza necessaria per avvantaggiarsi del surplus cognitivo”, cioè delle attività finalizzate a incrementare le conoscenze e la soddisfazione della popolazione attraverso la generosità e la creatività. Perciò una popolazione come quella cinese non è in linea con le esigenze del futuro.

L’autore si rende molto incisivo riportando alcuni aneddoti molto istruttivi da tutto il mondo, riguardanti il web, la società, la politica e l’economia. Così possiamo scoprire che quasi sempre gli esseri umani agiscono in modi poco collaborativi poiché “se pensiamo che la gente sia soprattutto egoista concepiamo sistemi che premiano gli egoisti”. Di solito diamo troppa importanza ai guadagni presenti rispetto a quelli futuri.

L’economista premio Nobel Elinor Ostrom ha descritto questo genere di fenomeni nel libro “Governare i beni collettivi” (Marsilio, Venezia, 2006). D’altra parte alcuni studi sulle motivazioni sociali hanno dimostrato “che le transazioni di mercato non vanno meramente ad aggiungersi alle altre motivazioni umane: le alterano con la loro semplice presenza […] Apporre un prezzo a una transazione prima estranea al mercato può renderci meno disponibili a trattare gli altri come persone con cui potremmo avere delle relazioni a lungo termine” (Uri Gneezy e Aldo Rustichini, pubblicato sul “Journal of Legal Studies” nel 2000).

Nelle nostre società moderne e nelle società tradizionali, certi valori “non possono essere creati dal mercato, ma solo da una serie di assunti condivisi che si coordinano a vicenda: in altre parole, dalla cultura” della comunicazione potenziata dall’economia della condivisione. Quindi “Un modo di aiutare un gruppo di partecipanti a migliorare la sua capacità di funzionare è la creazione e il mantenimento di una cultura condivisa” (p. 109), basata sulla possibilità di comunicare liberamente tutte le informazioni a tutte le persone a tutti i livelli.

L’americana Elinor Ostrom “ha dimostrato che, in certi casi, il gruppo che usufruisce della risorsa sa gestirla meglio sia del mercato sia dello Stato. Il patto stretto dal gruppo spesso si basa su comunicazioni e interazioni ripetute tra i membri, di solito in un luogo fisico comune […] Poggia su un’azione visibile e reciproca dei membri, una dedizione credibile agli obiettivi comuni e una capacità di punire le infrazioni” (si vedono di persona le ricadute ambientali delle varie azioni).

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