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mercoledì 25 gennaio 2012

Cacciari, il filosofo commenta scioperi e malessere sociale - Politica

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Il filosofo Massimo Cacciari è nato a Venezia e di Venezia è stato sindaco. Ha scritto oltre 40 libri, ha fondato diverse riviste di filosofia e ha fondato la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno, ne è stato Preside e tutt’ora lì insegna "Estetica e forme del fare". Ha rilasciato una intervista nella quale gli è stato chiesto di commentare quanto sta accadendo in questo momento di grandi agitazione sociali.
Massimo Cacciari comincia dicendo: "È una serie infinita di proteste, ognuna con un proprio senso e una propria giustificazione, ma non si capisce in quale quadro d'insieme si collochino. Non si capisce chi governerà il Paese. Manca una direzione, una leadership, un ceto dirigente in generale, e non solo a livello politico".
"Non credo ci sia nulla di paragonabile a un attacco politico concertato contro il governo Monti."
"C'è un senso di disagio, insicurezza e precarietà che sta dilagando in tutte le categorie, anche in quelle più protette. Ma vedo anche una grande confusione sulle prospettive politiche generali. Questo è un Paese che ha bisogno di un governo e di una direzione politica, perché da ormai vent'anni non è governato. Tra lobbies che vedono minacciati i propri interessi e il 30 per cento dei giovani a spasso senza prospettive future, direi che le motivazioni per il dilagare di proteste avanzano. È già tanto che non si sia arrivati prima a questa crisi".
"L'aspetto più pericoloso è che questo movimento metta in fibrillazione le forze politiche che sono le responsabili maggiori di questo disastro. Temendo perdite di consenso, i partiti potrebbero mettere in crisi il governo Monti pur di raccattare qualche voto. Ma le elezioni nel pieno della manovra potrebbero portare davvero al tracollo della situazione. Speriamo che Pd e Pdl ragionino e non si facciano sedurre dalle estreme, come è successo troppo spesso in passato. La protesta si aggraverà se le forze politiche perderanno definitivamente la trebisonda. La paura di non avere più i voti di farmacisti, tassisti, autotrasportatori, notai potrebbe spingere i politici a gridare come fanno Bossi o i Rifondaroli e a chiedere di andare a votare".
Alla domanda: cosa farebbe se fosse il ministro dell'Interno? Il filosofo risponde: "Farei quello che i sindaci fanno in situazioni difficili, quando ci sono proteste politiche o sindacali. Sorveglierei senza interventi che possano drammatizzare la situazione. Essendo sicuro che dietro non ci sia un movimento politico-eversivo, non vedo la necessità di intervenire in modo pesante".
Infine, si cheteranno le proteste "quando nascerà in Italia una forza politica che, certamente non accontentando tutti, darà a tutti l'idea che siamo governati, che c'è una classe dirigente, che c'è un progetto o un'idea".

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