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giovedì 19 gennaio 2012

Concordia: il piano per salvare le acque del Giglio - Wired.it

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Concordia: il piano per salvare le acque del Giglio
Prima svuotare i serbatoi, poi inclinare la nave. Ma su come spostare il relitto non c'è ancora una strategia precisa
18 gennaio 2012 di Valentina Arcovio
Del piano d’intervento sulla Costa Concordia incagliata sugli scogli a poche decine di metri dalla costa dell’ Isola del Giglio si hanno poche certezze. Due soltanto sono al momento le cose sicure: bisogna agire al più presto per evitare il disastro ambientale e che ci vorranno mesi per liberare le limpide acque toscane dal relitto. Nonostante questo, un programma d’intervento, seppur generale, c’è.

La Smit & Salvage, la società olandese incaricata di procedere con i lavori, è già da stamattina pronta ad agire. Ma le operazioni non dovrebbero cominciare prima che l’ultimo passeggero sia tirato fuori dalla nave. Quello che si vuole evitare è che qualsiasi intervento possa compromettere la ricerca dei dispersi. In ogni caso è stato stabilito una sorta di scadenzario: un giorno per stilare un preciso piano di lavoro per svuotare i serbatoi dal carburante e 10 giorni per presentare un programma per rimuovere la nave con i suoi resti.

La prima mossa sarà quindi quella di svuotare i 17 serbatoi che contengono oltre 2mila tonnellate di carburante. Un’operazione, questa, che potrebbe durare dalla due alle cinque settimane, come riferiscono i tecnici della Smit. Si parla di circa 28 giorni. Si dovrebbe partire dalle 13 cisterne esterne per poi passare a quelle interne. La tecnica che dovrebbe essere adottata si chiama tappo riscaldato, che prevede inizialmente di portare alla giusta temperatura il combustibile che ora è troppo denso per il freddo. Nel frattempo è già da ieri arrivata da Piombino al Parco dell’Arcipelago Toscano, il pontone Moloria, la nave dotata delle attrezzature necessarie per preparare il travaso del combustibile con pompe e compressori, ma anche in grado di provvedere al preriscaldamento del combustibile.

Per la rimozione del relitto gli operatori non si sono ancora esposti, precisando che questa sarà un’operazione molto delicata che potrebbe durare diversi mesi. Le ipotesi di intervento sarebbero tre.

· La prima è quella di inclinare la nave. La società olandese ha avanzato l’idea di riparare prima la falla e poi raddrizzata la nave. Dovrebbero quindi essere posizionate delle enormi lastre sul lato opposto all’inclinazione della barca e, in seguito, la nave verrebbe imbragata e sollevata con l’aiuto di palloni galleggianti attaccati allo scafo. L’acqua presente all’interno dovrà essere asportata tramite delle pompe idrovore. Pali conficcati nella roccia dovrebbero invece agire come punti di attacco per la chiglia, la trave longitudinale a sezione quadrata o rettangolare che percorre l’imbarcazione da poppa a prua nella sua parte sommersa. Una volta a galla il relitto dovrà essere trainato per essere smantellato. Il rischio è che la nave non resista alle operazioni.

· La seconda ipotesi è quella di far galleggiare la nave, sollevandola con dei palloni d’aria messi intorno al relitto.
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