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Perché l’attività fisica ci fa bene
Fare sport aumenta il riciclo cellulare, aiutando l’organismo ad adattarsi alle nuove richieste energetiche e nutrizionali. Lo studio su Nature
30 gennaio 2012 di Anna Lisa Bonfranceschi
Ce lo ripetono da quando siamo piccoli: l’ attività fisica fa bene alla salute. Aiuta a contenere i livelli di stress, a non ingrassare e ad allontanare lo spettro di malattie come il diabete. Ma se dovessimo spiegare cosa accade alle nostre cellule mentre corriamo al parco o durante la lezione di aerobica in palestra, avremmo poco da dire. Perché poco si conosce dei meccanismi molecolari messi in moto dall’attività fisica. Un gruppo di ricercatori guidati da Beth Levine della University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas (Usa) è però riuscito a scoprire che i benefici dell’attività fisica proverrebbero, almeno in parte, da un’efficiente attività di riciclo cellulare.
Come spiegano gli scienziati dalle pagine di Nature, lo sport induce un particolare meccanismo biologico: l’ autofagia, il processo con cui la cellula divora alcune sue parti (come certi organelli), destinandone al riutilizzo i diversi componenti. In pratica si tratta di una forma di economia cellulare: in caso di necessità, si smonta qualcosa per trovargli un nuovo utilizzo. E l’autofagia è tanto un processo fisiologico, quindi normale, quanto un meccanismo innescato da condizioni patologiche, come sistema di difesa (per esempio contro cancro, infezioni, invecchiamento o insulino-resistenza, come è stato dimostrato nei topi).
Per capire se l’autofagia fosse legata anche all’ attività fisica, i ricercatori hanno allenato, sottoponendoli a intenso sforzo, alcuni topi in cui questo meccanismo fosse stato geneticamente compromesso, in cui cioè fosse alterato il gene BCL-2, un regolatore importante dell’autofagia (in realtà, in questi animali non risultava danneggiato il meccanismo in sé, ma solo quello indotto dall’esercizio fisico). Se, infatti, i topi normali mostrano un ritmo intenso di autofagia in seguito all’esercizio fisico (sia nei muscoli scheletrici sia in quello cardiaco), non accade lo stesso nei topi mutanti.
In questi animali inoltre, l’assenza del meccanismo è correlata a una serie di sintomi, come diminuita resistenza fisica e metabolismo del glucosio alterato. Ma non solo: senza riciclo cellulare, i topi sviluppano più facilmente intolleranza al glucosio se alimentati con una dieta ricca di grassi, una condizione prediabetica che invece l’esercizio fisico normalmente riesce a contrastare.
Secondo i ricercatori, l’effetto benefico dell’ autofagia sarebbe dovuto alla capacità delle cellule di adattarsi (attraverso il riciclo dei componenti cellulari) ai bisogni energetici e nutrizionali dell’organismo in seguito all’ attività fisica (per esempio regolando il metabolismo del glucosio). Qui, la via bio-molecolare legata alla proteina prodotta da BCL-2 sembra essere fondamentale, tanto da poter immaginare di utilizzarla in futuro nei trattamenti delle malattie metaboliche.
(Credit per la foto: Priscilla Gragg/Blend Images/Corbis)
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