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martedì 17 gennaio 2012

Il più grande sciopero di Internet - Wired.it

Condé Nast

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Reddit, Mozilla, BoingBoing, TwitPic, Minecraft, KnowYourMeme, Destructoid. Sono solo alcuni tra le centinaia di siti web che il prossimo 18 gennaio chiuderanno le saracinesche per 12 ore consecutive. Uno sciopero in piena regola, come non se ne erano mai visti nella storia di Internet. Il motivo? Protestare concretamente contro la controversa proposta di legge anti-pirateria Sopa che verrà discussa al senato americano il prossimo 24 gennaio.

Mentre NetCoalition, il carrozzone su cui sono saliti colossi del Web come Facebook, Google, eBay e Amazon, fatica a indicare con chiarezza se intende davvero mettere in atto la cosiddetta nuclear option (un blackout totale di Internet previsto per il prossimo 23 gennaio), il resto della Rete si sta attrezzando per uno sciopero generale di 12 ore fissato per il 18 gennaio.

“ Noi e il Sopa non potremmo mai coesistere”, scrive Cory Doctorow sul blog Boing Boing, seguitissimo da mediattivisti e difensori della libertà di espressione in Rete: “ Non potremmo pubblicare link ad altri siti a meno che non siamo del tutto sicuri che su quei siti non esistano link che rimandino a qualunque cosa che possa essere considerato una violazione del copyright. Inserire un solo link richiederebbe di controllare millioni (o decine di milioni) di pagine web, solo per essere sicuri di non stare in qualche modo minando la possibilità di cinque studi di Hollywood, quattro etichette discografiche multinazionali e sei editori globali di massimizzare i propri profitti.”

Man mano che la data si avvicina, in Rete si diffondono nuovi strumenti por il boicottaggio del Sopa. Tra tutte, segnaliamo Boycott Sopa, una app Android gratuita che ti permette di sapere se un prodotto è in qualche modo legato a uno degli 800 nomi che supportano il progetto di legge, a partire dalla lettura del suo codice a barre.

Nel frattempo, anche il collettivo Anonymous ha annunciato la sua adesione allo sciopero. Tra i nomi di maggior peso, invece, solo Wikipedia ha ventilato la possibilità di unirsi al blackout del 18 gennaio, ma di qui alle prossime ore altri siti importanti potrebbero seguire il suo esempio. Sul sito Sopastrike.com è possibile leggere la lista aggiornata dei siti aderenti, e unirsi a quanti stanno facendo pressione sui colossi del web perché scendano “in piazza” insieme ai loro fratelli minori.

Se fino a due settimane fa l’opzione di uno sciopero generale che coinvolgesse i vari Facebook, Google e Yahoo era plausibile, nelle ultime ore lo è sempre meno. Ciò è dovuto in parte alla presa di posizione della Casa Bianca, che ha duramente criticato il provvedimento, in parte al mezzo passo indietro del senatore Patrick Leahy, che negli ultimi giorni ha annunciato di voler proporre il ritiro dalla proposta di legge del controverso Pipa (Protect IP Act), che avrebbe consentito alle autorità di filtrare i DNS per bloccare i siti pirata.
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