Non più Orbetello o Talamone, come poteva succedere qualche giorno fa. Dovesse fuoriuscire adesso, la marea nera stipata nelle ventuno cisterne della Concordia (che secondo la Protezione Civile si sta muovendo di 7 millimetri l'ora) finirebbe dritta sulle coste dell’isola. Sebbene la variabilità delle correnti sia molto alta, stando ai modelli di previsione di competenza dell’ Enea è assai probabile che fino a lunedì prossimo il mare spingerà verso il Giglio, il che significa che i veleni portati in dote dalla “ mini-petroliera”, così come l’ha definita il ministro dell'ambiente Corrado Clini, resterebbero tutti concentrati a ridosso dell’isola.
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La simulazione del Mohid grazie al sistema Argomarine
Oltre alle correnti, a far ritenere che le circa 2.400 tonnellate di combustibile tenderanno a stagnare nell’area in cui attualmente si trova adagiato il relitto è anche il livello di viscosità del gasolio. “Sono due le variabili principali sulla base delle quali è possibile fare delle valutazioni sulle possibili direzioni verso cui si espanderà il combustibile. Oltre alle correnti – spiega Paolo Ruti, responsabile dell’ Unità tecnica di Modellistica energetico-ambientale dell’Enea – bisogna considerare anche il grado di viscosità del carburante. Più è bassa la temperatura circostante, più rimane alta la sua viscosità e, in un certo senso, più tende ad aumentare il suo peso”.
Detto in altri termini, in caso di fuoriuscita l’attuale alta viscosità del gasolio tenderebbe a farlo rimanere esattamente lì dov’è. La pesantezza del carburante è inoltre di ostacolo anche per le operazioni di estrazione e, proprio per questo, la compagnia olandese incaricata di rimuoverlo, la Smit, lo sta riscaldando in modo da renderlo più fluido. Ora la temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 10-12 gradi, quanto quella della superficie.
“I modelli elaborati sinora sono tutti basati su previsioni calibrate a una profondità di 5 metri. Se la nave dovesse malauguratamente cominciare a sprofondare – spiega Ruti – dovremmo fare nuove proiezioni”. Al momento il relitto si trova adagiato sul fianco di dritta, poggiato su un fondale roccioso in prossimità di una scarpata che conduce a un batimetria di 50 metri. Un peggioramento delle condizioni meteo potrebbe provocare un inabissamento della nave e, quindi, a nuove condizione di circolazione degli idrocarburi in acqua.
“Anche se – precisa il ricercatore – allo stato attuale, considerata l’elevata viscosità del carburante, è molto probabile che se pure dovesse inabissarsi il gasolio rimarrebbe pressoché interamente lì”. I modelli di previsione dell’ Enea sono sviluppati all’interno del progetto pilota dell’ Agenzia Spaziale Italiana “ Primi”, diretto alla gestione del rischio ambientale e, in particolare, al monitoraggio dei rilasci di idrocarburi. Il sistema fornisce anche dati di vento, di onde e di correnti marine, individua gli sversamenti di petrolio, ne definisce le caratteristiche e ne prevede l’evoluzione.
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