Un forno da 14 tonnellate, capace di raggiungere i 540°C a 100 atmosfere e dotato di un impianto a iniezione di CO 2, acido solforico e altri composti corrosivi. Non stiamo parlando di un elettrodomestico infernale ma di un simulatore costruito per riprodurre sulla Terra le condizioni avverse di Venere. È proprio al suo interno che la Nasa vuole testare i materiali con cui realizzerà le sonde da inviare sulla superficie del pianeta. Da Wired.com emergono i primi dettagli del progetto Extreme Environment Test Chamber (Eetc).
L'idea è quella di spedire su Venere una serie di unità d'esplorazione – si parla di gingilli da un miliardo di dollari – che siano in grado di avventurarsi sulla superficie inospitale del pianeta per almeno 24 ore. In genere, le prime sonde spaziali approdate sul suolo venusiano sopravvivevano per circa 2 ore prima di essere distrutte dall'eccessiva pressione (84 atmosfere) e dalle temperature al di sopra dei 400°C. Tuttavia, sulla Terra finora è stato praticamente impossibile riprodurre delle condizioni tanto estreme.
Ma le cose cambieranno radicalmente non appena Eetc verrà messo in funzione, questa estate, presso il Glenn Research Center. Si tratterà del primo e unico simulatore terrestre in grado di riprodurre le condizioni di pressione, temperatura e composizione dell'atmosfera presenti su Venere. All'interno della sua camera da 3.200 litri, i tecnici della Nasa introdurranno diversi tipi di materiali con lo scopo di valutare quali siano i più adatti a sopravvivere all'ambiente ostile del secondo pianeta del Sistema solare. Dunque, che il test abbia inizio.
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