-->Compleanni
Eco, sotto il vestito pop
Gli 80 anni dello scrittore italiano più venduto al mondo.
di Bruno Giurato
-->Umberto Eco compie 80 anni, e a chi guarda ritratti e fotografie viene in mente che la barba di una volta e i baffi di oggi, i cappotti severi e i cappelli a tese larghe siano guardaroba teatrale. Forse, sotto la scenografia tricologica e sartoriale da semiologo, filosofo e intellettuale, lo scrittore italiano più venduto del mondo nasconde una tutina lamè, e c'è pure il sospetto che (a differenza di Woody Allen) il clarinetto lo suoni solo per i fotografi, ma che in realtà si diletti a fare musica dance. In breve che sotto il vestito filosofico Eco sia l'animale pop per eccellenza: meglio di Lady Gaga e di Madonna.
L'ATTRAZIONE FATALE PER IL POP. In fondo, nonostante gli studi di di semiotica, nonostante i libri di filosofia come Lector in fabula e Opera aperta, e i lavori sull'estetica del Medioevo, Eco si ricorda per il saggio su Superman (in Apocalittici e integrati, 1964), per la Fenomenologia di Mike Bongiorno (del 1961), per i Diari minimi, transfert del cazzeggio accademico sui giornali, e per le bustine di Minerva.
L'attrazione fatale di Eco è il personaggio pop, la rubrica pop, il giornale pop. Anche i suoi libri più venduti come il Nome della Rosa e Il pendolo di Focault, dietro alle pagine e pagine di erudizione che fa da scenografia, giocano molto con l'immaginario da Medioevo pop che ha fatto la fortuna di scrittori del calibro di Dan Brown.Pubblicizzare la cultura di massa studiandola
In breve molti sospettano che con la scusa di studiare i fenomeni della cultura di massa il filosofo e scrittore piemontese non abbia fatto altro che assecondarla, in modo astuto e proficuo. Era stato proprio Eco ad accusare Pier Paolo Pasolini di «ingenuità semiologica». Ecco, Eco ingenuo non lo è stato per niente, è stato invece furbissimo: ha fatto divertire tutti con le sue rubriche e ha sdoganato la cultura “bassa” (salvo poi lamentarsi che all'Università non si studia più come prima).
Per cui il lettore che trova un suo paragrafo intitolato: «isotopie discorsive transfrastiche a disgiunzione sintagmatica» non si pone il problema di che diavolo significhi, ma pensa a una qualsiasi frase suggestiva, un po' come quando ascolta «lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco» dalla voce di Franco Battiato.
E la cosa curiosa è che forse il lettore non ha torto.
GRANDI BARZELLETTE IN CASA FELTRINELLI. Tra l'altro lo scrittore e filosofo è noto come gran barzellettiere. Ed è diventata famosa la storiella che raccontò a una cena da Inge Feltrinelli, con il romanziere Gunther Grass, nel 2008: Gesù che risana lo storpio, ridà la vista al cieco, l’udito al sordo. «Poi arrivò uno svizzero. E al cospetto dello svizzero Gesù chinò il capo. Tacque. E pianse con lui». La cronaca di quella cena, in cui Eco, oltre a raccontare barzellette, fece battute su Ratzinger e Hannah Harendt fu scritta da Enrico Arosio dell'Espresso, che era tra gli invitati. E ne seguì una lettera di protesta del filosofo: Eco scrisse che in privato era libero di dire «sciocchezze» a gogò, e che all'Espresso (il “suo” giornale) non dovevano permettersi di raccontarle secondo i canoni del pettegolezzo.
Insomma l'uomo dell'ironia su tutto, dell'incredulità scettica e divertita, lo scrittore dal'anima pop si è rivelato né più e né meno che il solito intellettuale ingessato, viziato da certa «ingenuità semiologica», suscettibile quando lo si tocca. Speriamo comunque che i baffi, i cappelli e i cappotti, facciano il miracolo: speriamo nel Nobel.Giovedì, 05 Gennaio 2012
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venerdì 6 gennaio 2012
Umberto Eco, sotto il vestito pop - ATTUALITA
via lettera43.it
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