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sabato 31 dicembre 2011

La Rete è davvero rivoluzionaria? - Wired.it

Condé Nast

©Edizioni Condé Nast S.p.A. - P.zza Castello 27 - 20121

Milano CAP.SOC. 2.700.000 EURO I.V. C.F e P.IVA - REG.IMPRESE TRIB. MILANO N. 00834980153

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La Rete è davvero rivoluzionaria?
Strumenti come Facebook e Twitter incoraggiano l’attivismo politico? C’è chi dice no, perché creano relazioni fittizie che non smuovono le persone. C’è chi dice sì, perché offrono ai ribelli nuovi strumenti d’azione. Ecco cosa ne pensano due intellettuali statunitensi
30 dicembre 2011 di Martina Saporiti
La questione non è nuova: il Web è davvero uno strumento capace di promuovere partecipazione politica e sociale? Facebook e Twitter riescono ad accendere le rivoluzioni? Domande che qualcuno aveva già sollevato un anno fa, ancor prima che arrivassero la Primavera Araba, i rivoltosi di Londra o il movimento Occupy. Tra gli altri (oltre a Wired Italia che aveva candidato Internet a nobel per la Pace nel 2010), a dibattere sul tema c’erano due intellettuali statunitensi, che si sono lanciati in un’accesa schermaglia verbale sulle pagine di Foreign Affairs.

La miccia che ha fatto esplodere la discussione è stata accesa da Malcom Gladwell, un giornalista del New Yorker, il quale in un articolo pubblicato nell’ottobre del 2010 sosteneva che i media hanno sopravvalutato il ruolo dei social network come strumenti di attivismo politico. Basandosi su uno studio pubblicato dal sociologo Doug McAdam della Stanford University (Usa) sulla lotta per i diritti civili negli anni ‘60, Gladwell divide le relazioni sociali in due categorie: quelle strette, che sono personali e ti spingono a metterti in gioco in prima persona per gli altri, e quelle deboli, che al massimo ti portano ad accettare un’amicizia su Facebook o a seguire qualcuno su Twitter. È inutile dire che, secondo il giornalista statunitense, le prime sono le uniche capaci di trascinare la gente in piazza.

Clay Shirky, invece, è un professore della New York University (Usa) che nel suo libro Here Comes Everybody (definito dallo stesso Gladwell come la bibbia dei social media) sostiene invece l’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione nella vita politica del mondo. In un lungo articolo pubblicato su Foreign Affairs in risposta a Gladwell, Shirky ha tirato in ballo accadimenti come l’ impeachment del presidente filippino Estrada del 2001, il blocco dell’importazione di carne bovina dagli Stati Uniti da parte della Corea del Sud dopo un caso di encefalopatia spongiforme nel 2008, la caduta del regime comunista in Moldavia nel 2009: tutti eventi in cui i social media hanno avuto un ruolo più che rilevante. Anche se Shirky riconosce che la maggior parte della comunicazione on-line è superficiale, non nega comunque le sue potenzialità sociali.

Arriviamo quindi al botta e risposta svoltosi sulle pagine di Foreign Affairs, dove i due intellettuali cercano di far valere le loro posizioni. “ Solo perché la comunicazione tecnologica si evolve, non significa che questa evoluzione sia davvero importante", scrive Gladwell, " per dirla in altro modo, se un’innovazione vuole fare la differenza, deve risolvere un problema reale. Per essere convincente, Shirky dovrebbe persuadere i suoi lettori che senza i social media tutto ciò di cui parla non sarebbe accaduto”.
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A caccia di pianeti (come la Terra) - Wired.it

Condé Nast

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I cacciatori di pianeti sembrano scatenati. Ormai, quasi non passa settimana senza una new-entry nel censimento del telescopio spaziale Kepler della Nasa, al quale danno manforte, qui in Terra, lo strumento Harps dell’Eso, montato all’Osservatorio La Silla in Cile, e chiunque abbia voglia di perdere un po’ di tempo al computer con il progetto Planet Hunters. Più di un migliaio i mondi alieni già schedati, di cui 700 confermati e una cinquantina potenzialmente abitabili, come i recentissimi Kepler-22b e la doppietta 20e e 20f, molto simili alla Terra.

Anche se la tentazione può essere forte, è ancora presto però per fare le valigie e cambiare aria. Già, perché (a parte gli insormontabili problemi logistici), “ se al momento siamo in grado di stabilire con certezza se un pianeta orbiti o meno nella fascia di abitabilità, cioè a una distanza dalla sua stella compatibile con la presenza di acqua liquida in superficie, non possiamo ancora pronunciarci sulla natura di questi mondi lontani”, spiega John Robert Brucato, astrobiologo e ricercatore presso l’ Osservatorio Astrofisico di Arcetri dell’ Inaf. “ Con le missioni spaziali di nuova generazione, saremo in grado di compiere quel salto tecnologico che ci consentirà di scoprire se sono realmente posti ospitali”. Sarebbe sconsiderato, insomma, cominciare a meditare l’acquisto di una casa a 600 anni luce da qui per trasferirsi su Kepler 22-b, o addirittura emigrare su KOI736.01, a detta degli scienziati del Planetary Habitability Laboratory, il posto nell’Universo più simile al nostro in graduatoria. Si rischierebbe di non riuscire a camminare per la mancanza di roccia sotto i piedi, trovare un clima mite, ma irrespirabile, arrostire per l’assenza di un’atmosfera.

Come possiamo stabilire se su un pianeta ci può essere vita? L’Esa ha stilato una roadmap per una delle sfide scientifiche e tecnologiche più eccitanti della moderna astrofisica. L’ipotesi d’inviare sonde perlustrative sul posto è scartata a priori. “ Troppo lontani”, sorride Brucato. “ Viaggiando alla velocità della luce, servirebbero secoli o millenni per raggiungere i più vicini. Possiamo solo basarci su misurazioni indirette”. La via privilegiata è la ricerca dei biomarkers, ovvero le “impronte digitali” della biologia.

“ Le principali agenzie spaziali stanno progettando future missioni, come Terrestrial Planet Finder della Nasa, Echo e Plato dell’Esa, mirate ad analizzare l’atmosfera nei candidati più simili alla Terra orbitanti, possibilmente ruotanti intorno a stelle di piccola massa”, prosegue Brucato. “ Nel transito dell’esopianeta di fronte alla sua stella, un telescopio di nuova generazione dovrebbe osservare prima l’alone dell’atmosfera, con una diminuzione della radiazione luminosa, quindi l’eclissi totale dovuta al passaggio del corpo celeste, di nuovo l’alone e infine la luce piena della stella.
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Downhill extreme: Rollerman overtaking motocycle! - YouTube

L’uomo rotella:
Che cosa ha spinto Jean Yves Blondeau a diventare Rollerman? Non lo sappiamo, d’altro canto in questo video lo cediamo sfrecciare a oltre 120 chilometri orari lungo pendii ripidissimi o piste da bob non ancora ghiacciate. Lui è un designer quarantenne francese che ha inventato lo speciale costume dotato di 31 rotelle che gli permettono di affrontare curve e discese a velocità folle.

Maquette numérique, Paris Métropole 2020 - YouTube

Parigi multitouch:
Volete vedere Parigi in alta definizione. Lo potete fare al Pavillon de l’Arsenal della capitale francese dove 17 computer, 48 schermi al plasma HD sincronizzati da Google Earth con l’iuto di un chilometro di cavi “raccontano” in scala 1/2000 (37 metri quadri) la Ville Lumière. Il tutto in multitouch.

Come funziona la stampa 3D? - Wired.it

DAILY WIRED NEWS TECH
Come funziona la stampa 3D?
Gioielli, giocattoli, prototipi, modellini: sono solo alcune delle applicazioni di un settore in crescita esponenziale. Nel giro di 10 anni punta a rivoluzionare la manifattura
30 dicembre 2011 di Fabio Deotto
Quando verso la metà degli anni ’80 cominciarono a circolare i primi macchinari per la stampa 3D, pochi erano pronti a scommettere che quella tecnologia avesse qualche chance di guidare una vera e propria rivoluzione in ambito manifatturiero. Al tempo l’unica tecnica disponibile era la stereolitografia, che consisteva appunto nello stampare strati di fotopolimeri modellati attraverso l’utilizzo di luce ultravioletta e via via sovrapposti a formare la riproduzione più o meno fedele di un oggetto tridimensionale. Si trattava di un processo lento e costoso (un macchinario poteva arrivare a costare anche 500mila dollari) e dunque poco appetibile per un’applicazione su vasta scala.

A quasi trent’anni di distanza la situazione è drasticamente cambiata. Il costo dei macchinari nel corso degli anni è letteralmente crollato, al punto che da più di 10 anni molte aziende sfruttano la stampa 3D per costruire prototipi tridimensionali in materiale plastico senza dover attivare un intero processo di produzione ad hoc. Ma è solo negli ultimi anni che i macchinari per la stampa tridimensionale hanno raggiunto costi talmente bassi da consentire una potenziale diffusione a livello domestico. Basti pensare che esistono compagnie come MakerBot che hanno già messo in vendita stampanti 3D di piccole dimensioni il cui prezzo non supera i mille euro (alcune addirittura si spingono sotto i 500).

Certo, il concetto alla base della stampa 3D è interessante: costruisci un modello tridimensionale sullo schermo del tuo computer e ordini alla stampante di utilizzarlo per forgiare una riproduzione reale in materiale plastico. Ma come potrà una simile tecnologia rivoluzionare il settore manifatturiero? Prima di rispondere a questa domanda, è il caso di entrare un poco nel dettaglio.

Le tecniche: il concetto di manifattura additiva
La maggior parte dei macchinari per la stampa 3D sfrutta una tecnica produttiva meglio conosciuta come manifattura additiva: l’oggetto desiderato viene modellato stampando uno strato alla volta e sovrapponendolo a quelli già stampati. Per fare ciò si può procedere in diversi modi. Le stampanti 3D a sinterizzazione laser creano l’oggetto riscaldando tramite laser delle polveri metalliche o termoplastiche e compattandole in una posizione specifica strato dopo strato. Nella modellazione a deposizione fusa viene utilizzato un ugello riscaldato che fonde il materiale di fabbricazione e lo depone tridimensionalmente in modo da riprodurre il modello 3D a schermo. Esistono poi altre tecniche utilizzate prevalentemente in ambito industriale, come ad esempio il Laminated Object Manifacturing, che consiste nell’impilare strati sottili di materiale che volta per volta vengono incisi mediante laser.
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Il progetto della Cina per conquistare lo Spazio - Wired.it

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Il progetto della Cina per conquistare lo Spazio
Il governo di Pechino vuole ottenere la leadership anche in questo settore e ha reso pubblico il suo piano quinquennale. Obiettivi la Luna, una stazione orbitante, una rete satellitare alternativa al Gps
30 dicembre 2011 di Caterina Visco
La sfida è stata lanciata. Il 29 dicembre il governo cinese ha rilasciato il Libro Bianco sulla Navigazione Spaziale 2011 con il piano delle attività dei prossimi cinque anni. Obiettivi principali la Luna - dal lancio di sonde esplorative che seguono quella del 2007 a quello di astronauti che calpestino il suolo lunare riportando a casa campioni da analizzare –, la costruzione di un laboratorio spaziale e il completamento del sistema di satelliti di posizionamento e navigazione Beidou. Potrebbero sembrare obiettivi non troppo ambiziosi o fuori portata, ma nonostante sia in prima linea nel business del lancio di satelliti, per quanto riguarda l’esplorazione dello Spazio, la Cina si trova più o meno dove si trovavano Usa e Russia a metà degli anni ’60.

Tuttavia il governo di Pechino è consapevole che questo è proprio il momento migliore per spingere l’acceleratore nella corsa allo Spazio. Gli Usa, infatti, hanno tagliato i finanziamenti destinati a questo campo di esplorazione: il presidente Barak Obama ha definitivamente annullato il programma iniziato da George Bush per ritornare sulla Luna, a quasi 40 anni dalla missione Apollo 17 (l’ultima in cui un astronauta statunitense ha toccato il nostro satellite). Inoltre, lo scorso luglio Atlantis ha completato l’ultimo volo del programma Space Shuttle, mandato in pensione senza troppi rimorsi. La Russia dal canto suo è entrata in un loop di lanci falliti di satelliti dal quale non sembra riuscire a uscire.

Questa tregua, dunque, potrebbe favorire la riuscita del piano quinquennale cinese (il terzo nel suo genere dopo quello del 2000 e quello del 2006). Piano, bisogna ammetterlo, chiaro e dettagliato: ogni obiettivo è ben specificato, ne sono delineate fasi e obiettivi specifici. L’unica cosa lasciata sul vago sono i tempi, anche se la prossima passeggiata spaziale per astronauti cinesi sembra essere prevista già per il 2012: nove anni dopo il volo di Yang Liwei, grazie al quale la Cina è diventata la terza nazione a portare un uomo nello Spazio.

Quello che è certo è che per ottenere risultati nell’esplorazione spaziale servono adeguati siti di lancio e razzi in grado di trasportare materiale, navicelle e persone. E proprio per questo gli ingegneri sono al lavoro su una nuova generazione di razzi Long March: V, VI e VII. Il V è già in via di costruzione e il suo primo lancio è previsto per il 2014. Avrà una capacità di 25 tonnellate di materiale per i voli in bassa orbita terrestre (LEO) - più del doppio dei long march attualmente disponibili e comparabile al Delta IV Heavy della Nasa - e di 14 per l’alta orbita terrestre (GTO). Più piccolo dei Saturn che hanno servito le missioni Apollo, ma sufficiente dunque a portare nell’orbita terrestre materiale da assemblare per costruire il cuore di una nuova stazione spaziale.

Secondo gli esperti tuttavia, come spiega il New York Times, è anche di maggiore interesse e di quasi sicuro successo il completamento della rete satellitare Beidou, che dallo scorso 27 dicembre è in grado di fornire dati di navigazione e posizionamento su tutta la Cina e alcune aree circostanti.
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venerdì 30 dicembre 2011

7 video (virali) per promuovere la Basilicata - Wired.it

DAILY WIRED NEWS SCIENZA
Scoperte nuove creature marine
Vivono nell'Oceano Indiano, nei luoghi più inospitali sul fondale. Un sottomarino li ha individuati e filmati, apprezzano l'acqua molto calda che fuoriesce dal terreno. Ecco le foto
29 dicembre 2011 di Chiara Di Martino
Il cetriolo di mare
Vive nei fondali oceanici o poggiati sul fondo, a volte anche parzialmente sepolti


C’è vita nelle bocche idrotermali dell’ Oceano Indiano. Laddove si riteneva non fosse possibile il prosperare di ecosistemi, un team di ricercatori dell’ Università di Southampton ha scoperto l’esistenza di specie animali – tra le quali alcune mai individuate prima – a contatto con le fessure dei fondali oceanici indiani nella placca tettonica del South West Indian Ridge.

Cetrioli di mare, ma anche granchi yeti e lumache dai piedi squamosi vivono nei pressi delle cosiddette fumarole nere, uno degli ambienti marini ritenuti, finora, tra i più inospitali per le forme di vita. Queste bocche sul “pavimento” dell’oceano, scoperte nel 1977, emettono acque molto calde, ricche di sali minerali, eppure la scoperta dei ricercatori britannici dimostra che alcuni ecosistemi sono in grado di prosperare anche in queste condizioni. Utilizzando un robot subacqueo chiamato Kiel 6000 (prodotto dal tedesco Leibniz Institute of Marine Sciences - IFM Geomar) e guidato da un telecomando, il team dell’Università di Southampton ha potuto filmare la zona circostante lo sfiato intorno alle “fumarole nere”. Persino nei punti più caldi ha individuato la presenza di lumache e gamberi, cozze, cetrioli di mare e granchi.

La scoperta sembra ancora più sorprendente se si pensa che quest’area è una cresta a diffusione ultra-lenta, il che significa che è meno attiva di altre dal punto di vista vulcanico, con bocche piuttosto distanti le une dalle altre. “Ci aspettavamo che ci fossero somiglianze con ciò che sappiamo dell’Atlantico e delle bocche idrotermiche dell’Oceano Indiano", ha dichiarato il responsabile della missione, Jon Colpey, "ma abbiamo trovato anche specie animali che non sono tipiche di queste aree. Come per esempio alcuni cetrioli di mare, presenti nel Pacifico ma non in queste zone. Questo posto è un vero e proprio crocevia in termini di specie di questi tipo in tutto il mondo”.

La varietà di forme di vita trovate durante la spedizione, finanziata dal Natural Environment Research Council (NERC), è stata dunque la più grande sorpresa per il team. La scoperta potrebbe aiutare i ricercatori a comprendere come la vita si muove da una bocca all’altra: senza la capacità di saltare da un sistema all’altro, infatti, si estinguerebbe. “Questo è il motivo per il quale gli sfiati sono un ottimo posto per capire come le specie si disperdono e si evolvono negli oceani profondi, perché sono come piccole isole”, ha chiarito Copley.

Una nota dolente però c’è: alla Cina, infatti, è stata concessa una licenza esplorativa da parte dell’ International Seabed Authority, l’Autorità Internazionale per i Fondali Marini, per esplorare il potenziale minerario delle bocche idrotermali. “Questa zona copre la dimensione di un paio di campi di calcio ed è possibile che sia l’unico habitat esistente per alcune di queste specie", ha dichiarato preoccupato Copley: " Sembra prematuro iniziare a turbarlo prima di conoscere la reale portata di ciò che ci vive”.

(Credit per le foto: David Shale)

Scoperte nuove creature marine - Wired.it

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Scoperte nuove creature marine
Vivono nell'Oceano Indiano, nei luoghi più inospitali sul fondale. Un sottomarino li ha individuati e filmati, apprezzano l'acqua molto calda che fuoriesce dal terreno. Ecco le foto
29 dicembre 2011 di Chiara Di Martino
Il cetriolo di mare
Vive nei fondali oceanici o poggiati sul fondo, a volte anche parzialmente sepolti


C’è vita nelle bocche idrotermali dell’ Oceano Indiano. Laddove si riteneva non fosse possibile il prosperare di ecosistemi, un team di ricercatori dell’ Università di Southampton ha scoperto l’esistenza di specie animali – tra le quali alcune mai individuate prima – a contatto con le fessure dei fondali oceanici indiani nella placca tettonica del South West Indian Ridge.

Cetrioli di mare, ma anche granchi yeti e lumache dai piedi squamosi vivono nei pressi delle cosiddette fumarole nere, uno degli ambienti marini ritenuti, finora, tra i più inospitali per le forme di vita. Queste bocche sul “pavimento” dell’oceano, scoperte nel 1977, emettono acque molto calde, ricche di sali minerali, eppure la scoperta dei ricercatori britannici dimostra che alcuni ecosistemi sono in grado di prosperare anche in queste condizioni. Utilizzando un robot subacqueo chiamato Kiel 6000 (prodotto dal tedesco Leibniz Institute of Marine Sciences - IFM Geomar) e guidato da un telecomando, il team dell’Università di Southampton ha potuto filmare la zona circostante lo sfiato intorno alle “fumarole nere”. Persino nei punti più caldi ha individuato la presenza di lumache e gamberi, cozze, cetrioli di mare e granchi.

La scoperta sembra ancora più sorprendente se si pensa che quest’area è una cresta a diffusione ultra-lenta, il che significa che è meno attiva di altre dal punto di vista vulcanico, con bocche piuttosto distanti le une dalle altre. “Ci aspettavamo che ci fossero somiglianze con ciò che sappiamo dell’Atlantico e delle bocche idrotermiche dell’Oceano Indiano", ha dichiarato il responsabile della missione, Jon Colpey, "ma abbiamo trovato anche specie animali che non sono tipiche di queste aree. Come per esempio alcuni cetrioli di mare, presenti nel Pacifico ma non in queste zone. Questo posto è un vero e proprio crocevia in termini di specie di questi tipo in tutto il mondo”.

La varietà di forme di vita trovate durante la spedizione, finanziata dal Natural Environment Research Council (NERC), è stata dunque la più grande sorpresa per il team. La scoperta potrebbe aiutare i ricercatori a comprendere come la vita si muove da una bocca all’altra: senza la capacità di saltare da un sistema all’altro, infatti, si estinguerebbe. “Questo è il motivo per il quale gli sfiati sono un ottimo posto per capire come le specie si disperdono e si evolvono negli oceani profondi, perché sono come piccole isole”, ha chiarito Copley.

Una nota dolente però c’è: alla Cina, infatti, è stata concessa una licenza esplorativa da parte dell’ International Seabed Authority, l’Autorità Internazionale per i Fondali Marini, per esplorare il potenziale minerario delle bocche idrotermali. “Questa zona copre la dimensione di un paio di campi di calcio ed è possibile che sia l’unico habitat esistente per alcune di queste specie", ha dichiarato preoccupato Copley: " Sembra prematuro iniziare a turbarlo prima di conoscere la reale portata di ciò che ci vive”.

(Credit per le foto: David Shale)

Accessori per iPad, 8 pezzi che non puoi ignorare [foto] - Wired.it

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Accessori per iPad, 8 pezzi che non puoi ignorare
Tutto ciò che può servire a rendere unico il tuo tablet targato Cupertino
29 dicembre 2011 di Giuditta Mosca
miFrame
Con miFrame potete trasformare il vostro iPad in una cornice digitale, dando così un tocco geek alla vostra casa. Ovviamente quando non lo usate per fare altro. Il costo è di 79 dollari. Qui.




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L’ iPad è tra i doni che più hanno riempito i sacchi di Babbo Natale, perché non dare del filo da torcere anche alla Befana, chiedendo uno di questi accessori per renderne l’utilizzo ancora più fruibile? Ecco un galleria degli accessori più in del momento.

Ce n’è davvero per tutti i gusti e tutte le necessità, partendo dall’accessorio geek a quelli dedicati alle passioni più disparate.

Lo Spazio del 2011 per immagini - Wired.it

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Lo Spazio del 2011 per immagini
Direttamente dalla Nasa, le fotografie più belle di quest'anno
29 dicembre 2011 di Alessio Lana
A 'Rose' Made of Galaxies
Arp 273, un gruppo di galassie interagenti noto per la sua fotogenicità




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Stellare, spaziale. Mentre ci avviciniamo alla fine dell'anno, le pubblicità ci tempestano di definizioni astronomiche per definire i 365 giorni che si apprestano a finire. Ma a guardare le foto del giorno della Nasa, quest'anno è stato davvero cosmico.

Fotografie che riprendono da vicino quello Spazio lontano lontano che continua a far sognare e a stimolare l'interesse di studiosi e appassionati. Immagini che lasciano sbigottiti nella loro bellissima perfezione, come nel caso della Rosa di galassie, nome romantico che designa il gruppo di galassie interagenti dal freddo nome scientifico di Arp 273.

Ma si torna anche con i piedi per terra (si fa per dire) con il ritratto della nave Soyuz partita proprio la scorsa settimana. Grazie all'enorme archivio dell'ente aerospaziale americano possiamo offrirti una scelta delle più belle immagini di quest'anno. Per un 2012 davvero spaziale.

(Photo Credits: Nasa)

Attacco hacker di Anonymous, ecco il bottino - Wired.it

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Il gruppo ha "bucato" il sito di un'agenzia di intelligence Usa. Wired.it è riuscita a catturare le immagini delle transazioni fatte con le carte di credito rubate. Ma il "meglio" deve ancora venire
29 dicembre 2011 di Alessandro Longo
Uno degli acquisti su Amazon


Anonymous si prepara a pubblicare 2,7 milioni di e-mail di corrispondenza top secret fra istituzioni, esercito Usa e grandi aziende, trafugate dai server di un’agenzia indipendente di intelligence e sicurezza. Il tutto per fare scoppiare un caso politico internazionale in nome della libertà e la democrazia, a mo’ di novella Wikileaks. E con conseguenze ancora tutte da scoprire.

È questo il significato di un furto che i più si sono limitati a bollare come un gesto simbolico, una presa in giro dei poteri forti. La beffa di Natale, di Anonymous: il gruppo di “hacker” ha bucato il sito e i server di Stratfor, agenzia di intelligence statunitense esperta di sicurezza. Qui Wired.it pubblica un assaggio del bottino. I pirati l’avevano pubblicato su vari siti e qualcosa persino sull’homepage bucata di Stratfor (“Strategic Forecasting”), che per altro era ancora “in manutenzione” due giorni dopo il fattaccio. Ci sono i dati personali e le carte di credito di almeno 54mila dei 90mila clienti di Stratfor. La copia di un’e-mail interna di Frank Ginac, che è (o forse, ormai, “era”) il Chief technical officer dell’azienda. Di Ginac ci sono anche vari dati personali, tra cui il numero di cellulare. Interminabile l’elenco delle password dei clienti di Stratfor: “coniglio”, “chitarra” (alcuni erano italiani, evidentemente), “password1”, “celtic” e una ottantina di “Stratfor”. Eppure, tra i clienti l’agenzia ha grandi aziende, multinazionali del calibro di Apple e Microsoft, persino l’Esercito degli Stati Uniti. Pagavano fino a 40mila euro l’anno per leggere analisi indipendenti su questioni internazionali e minacce alla sicurezza. Ma la colpa sarebbe soprattutto di Stratfor, a quanto dice Anonymous. Non solo perché aveva evidenti buchi di sicurezza nel server, ma anche perché conservava le password in chiaro (non criptate).

Su questo al momento non c’è né conferma né smentita da parte dell’agenzia, che si è limitata ad affermare di essere al lavoro per scoprire i responsabili e mettere in sicurezza il sito. Tutti i servizi sono nel frattempo sospesi. Il bottino dell’arrembaggio continua: ci sono immagini (gli screenshot delle transazioni si possono vedere nella gallery qui sopra) che provano come sono stati spesi i soldi presi dalle carte di credito. Donazioni ma anche acquisti personali. Sono gesti simbolici, più che altro, visto che le vittime bloccheranno le carte e otterranno gli storni.

Ci sono quindi donazioni alla Croce Rossa e a Save the Children con carte di credito rubate. Ma anche acquisti, su Amazon, di una decina di penne e di libri. Per addebiti da 200, 300 e 400 dollari, che decine di migliaia di malcapitati si sono ritrovati sulla propria carta, per un totale- dichiara Anonymous, senza smentite- di circa un milione di euro. In più gli hacker dicono di aver eliminato persino i backup di quei dati, che si trovavano sullo stesso server fisico.
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Governo: Bonino, bene riforme annunciate, si passi a fase attuativa

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icembre 2011 - 15:21
(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Il Presidente Monti ha ragione quando afferma che non esiste consolidamento sostenibile dei conti pubblici se il Pil non cresce adeguatamente, ponendo questa filosofia di fondo come premessa all'azione del suo governo. Da radicale non posso che applaudire - finalmente! - le iniziative annunciate da Monti in alcuni settori ancora carichi di antiche bardature e incrostazioni che hanno rappresentato un vero freno alla modernizzazione del paese''.

Lo afferma Emma Bonino, vice presidente del Senato, sui contenuti della conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Monti.

''Penso al mercato del lavoro - spiega Bonino - dove le tutele ci devono essere ma in una prospettiva di maggiore flessibilita', quindi ben venga una riforma che chiediamo da anni basata sulla flexsecurity e sulla revisione degli ammortizzatori sociali, e che miri a colmare il fossato che si e' creato, e che continua ad allargarsi in maniera drammatica, tra garantiti e non garantiti. Penso all'apertura dei mercati ad una reale concorrenza e alle liberalizzazioni, a partire dalle professioni, tra l'altro passando da un regime chiuso basato sulle tariffe ad un regime piu' aperto basato sui prezzi, e dei servizi locali, dai trasporti all'energia, liberalizzazioni e successive privatizzazioni che vanno appoggiate con forza. Penso alla fondamentale velocizzazione e snellimento della giustizia civile per non disincentivare gli investimenti stranieri. Penso, infine, al capitolo ricerca e valorizzazione del capitale umano come volano di crescita che reputo essenziale. Senza dimenticare che questa ampia azione deve avvenire nel quadro di una politica economica complessiva decisa a livello europeo, e in linea con l'accordo internazionale che sara' sottoscritto dai paesi dell'eurogruppo in marzo e che riguardera' anzitutto la disciplina di bilancio e politica fiscale comune. E con la consapevolezza che il cammino non sara' breve e che occorrera' il convinto sostegno da parte delle forze politiche che appoggiano il governo per portarlo a termine.

Visto l'orizzonte temporale che si e' posto questo governo e che l'economia non e' l'alfa e l'omega della sua azione, come ha detto Monti, mi attendo maggiori precisazioni su come intende muoversi sui grandi temi di politica estera, a cominciare dalle aree di crisi mediterranee e medio-orientali, che sono state sostanzialmente ignorate nella presentazione di oggi''.

com-ceg/mau

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Governo: Lupi (Pdl), gli slogan piacciono, adesso fatti concreti

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''E' difficile non essere d'accordo con il premier Monti sull'elenco delle priorita'. Liberalizzazioni, infrastrutture, riforma del mercato del lavoro, piu' crescita. Gli slogan piacciono e li condividiamo, ora aspettiamo i fatti concreti consapevoli che il dibattito e' quanto mai aperto e che solo attraverso un confronto che valorizzi il ruolo del parlamento si potranno mettere in campo misure eque che aiutino [...]
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(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Del Governo Monti, nelle scorse settimane, abbiamo apprezzato la disponibilita' del ministro Barca su una 'due diligence' sul Mezzogiorno e il concetto piu' volte ribadito dell'equita' sociale, pensiamo quindi che la cosiddetta 'fase due' debba cominciare dall'attuazione di questi due progetti cardine. Ci meraviglia molto quindi che oggi Monti non abbia affatto parlato di Mezzogiorno''. Lo afferma la senatrice [...]
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(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Nella lunghissima conferenza stampa di Monti oggi mi sarei aspettato anche l'annuncio di un pacchetto concreto di misure a favore del Mezzogiorno che invece non c'e' stato''. Lo ha detto il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario. ''Eppure proprio oggi i dati dell'Istat sono allarmanti perche' ormai un italiano su quattro e' a rischio poverta' e il fenomeno e' molto piu' frequente [...]
Governo: Berlusconi, noi responsabili, adesso riforme

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Noi abbiamo votato in Parlamento la manovra di questo governo perche' era il male minore, vista la situazione di assoluta emergenza in cui si trova l'unita' europea e lo stallo in cui la speculazione internazionale avevano fatto precipitare l'Italia''. Lo ha detto Silvio Berlusconi in una audiomessaggio ai Promotori della liberta'. ''Continueremo a seguire questo atteggiamento di responsabilita' verso [...]
Governo: Berlusconi, da Pdl sostegno leale ma pronti ad ogni evenienza

(ASCA) - Roma, 29 dic - L'azione di governo potra' essere ''piu' efficace'' se ''d'ora in poi, come io spero, i provvedimenti di governo prima di essere varati saranno concordati anche con noi che siamo forza di maggioranza relativa in Parlamento''. Lo afferma Silvio Berlusconi, in un audiomessaggio sul sito dei Promotori della Liberta'. ''Noi abbiamo assicurato il nostro leale sostegno al governo dei Professori - aggiunge Berlusconi [...]
Governo: Bersani, abbiamo mandato a casa Berlusconi non ci siamo alleati

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Non abbiamo una larga alleanza. Berlusconi l'abbiamo mandato a casa, non ci siamo alleati con Berlusconi''. Lo afferma in un'intervista a YoudemTv, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a proposito delle attuali e future alleanze. ''Ci siamo impegnati per un governo nazionale per una riscossa nazionale - spiega Bersani - e sosteniamo questo governo con lealta' e trasparenza. In un passaggio non semplice [...]
Governo: Cesa (Udc), su Riccardi pretestuose polemiche Pdl

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Non si capisce il nervosismo di alcuni esponenti del Pdl nei confronti del ministro Riccardi, che ha sempre espresso le sue idee alla luce del sole e ha gia' dimostrato in queste poche settimane di saper svolgere con autorevolezza il suo ruolo''. Lo afferma in una nota il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa. ''Queste polemiche pretestuose - aggiunge Cesa - creano solo confusione nel momento piu' sbagliato, [...]
Governo: Leone (Pdl), Monti indica traguardi ma non come raggiungerli

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Monti ha indicato molti traguardi, ma poco ha detto su come il governo intende spianare la strada per raggiungerli. Viviamo un clima di buone intenzioni a cui fa riscontro un quadro sconfortante della situazione''. Lo afferma Antonio Leone (Pdl), vicepresidente della Camera. ''La sola realta' della giornata odierna ci parla di benzina con prezzo ai massimi storici e soprattutto di aumento del numero delle [...]
Governo: D'Alia (Udc), appoggio partiti sia convinto

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Monti ha restituito velocemente all'Italia quella credibilita' che era stata smarrita e ora sta a tutte le forze politiche che sostengono il suo Governo appoggiarlo convontamente''. Lo ha detto il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, nel corso della trasmissione di Radio1 'Baobab', dedicata alla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, Mario Monti. ''Oggi Monti - ha [...]
Governo: Meloni, Monti tranquillizza tedeschi e preoccupa italiani

(ASCA) - Roma, 29 dic - ''Apprendiamo dallo stesso presidente Monti che sarebbe stato nominato alla guida del nostro Governo per tranquillizzare l'opinione pubblica tedesca. Sono contenta che ora i tedeschi siano piu' rilassati e sereni: il problema e' che a essere preoccupati sono gli italiani''. E' quanto dichiara il deputato del Pdl, Giorgia Meloni. ''Condividiamo i titoli illustrati oggi dal premier, ma dopo un decreto 'salva-Italia' [...]
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Borsa: listino chiude in rialzo (Ftse Mib +0,76%)
Monti: evitato baratro, da gennaio pacchetto 'cresci-Italia' (il punto)
Papa: oltre 2,5 milioni a celebrazioni nel 2011, in aumento sul 2010
Somalia: uccisi due operatori umanitari stranieri a Mogadiscio
Siria: repressione forze sicurezza, 13 morti
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Sara Tommasi e la filosofia dell'avvenire - Paperblog

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Sara Tommasi e la filosofia dell'avvenire
Creato il 29 dicembre 2011 da Ledevil

Su Sara Tommasi, salita alla ribalta mediatica ultimamente per aver mostrato la patata al Chiambretti Show, ho letto solo commenti negativi.
“Ma quand’è che fa un porno sta troia?”
“Questa si è laureata alla Bocchini, altroché Bocconi…”
“Zoccola.”
“Avere una laurea, ma essere privi di dignità serve a poco, secondo me.”
“Quanto mi sta sul cazzo... questa andrebbe proprio... vabbè va…”
“Senza vergogna né dignità!”
“Ma come si fa a non avere un minimo di rispetto per se stesse?”
“È un topo di fogna che per essere considerata dall'uomo italiano medio (cioè con un QI di un neurone e mezzo) ha bisogno di mostrarla al vento. Non mi vergogno per lei perché non mi rappresenta, ma donnicciole come lei sono la vergogna del mio genere.”
“Vabbè ma che palle questa...possibile che nella sua vita non voglia fare altro che spogliarsi davanti a tutti??”
“Rappresenta benissimo la donna italiana media, che invece di provare a rimboccarsi le maniche e lavorare preferisce imboccare qualcos'altro...”
“A me comunque fa pena. Non credo sia più di tanto un problema di zoccola, secondo me è proprio che ha problemi seri, è palesemente disturbata, emotivamente instabile. Temo sia avviata a una brutta fine, le auguro ovviamente di no. Ma mi fa pena.”
Ora, a parte il fatto che la notizia del Chiambretti Show è vecchia ed è stata tirata fuori ad arte, a parte i soliti moralisti del “sistema marcio” e delle “donne oggetto”, a parte le donne che si offendono perché vorrebbero che le donne fossero tutte brave, laureate e lavoratrici, a parte i commenti e le reazioni del popolino – io vorrei riflettere un attimo.
Siamo così sicuri che Sara Tommasi sia degna solamente di biasimo ed insulti triviali? Io proprio no.
Cosa fa, in fondo, Sara Tommasi? Mostra le sue nudità, gioca con il suo corpo, si spoglia dove e quando le pare, fa il bagno in una vasca piena di schiuma e fa giochi saffici con un'altra donna. Che c’è di male in tutto ciò?
Se tutte le donne facessero così, il mondo sarebbe peggiore o migliore? Immaginatevi a cena con amici, mentre mangiate una pizza e bevete vino; un’amica si alza è hop! Tira su la gonna e vi mostra la patatina. Non sarebbe divertente? Immaginate di essere in treno, in quella Vesuviana di merda tra ritardi, puzza nauseabonda e un viaggio noioso all’inverosimile; una ragazza si alza e hop! Comincia uno strip tease. Non sarebbe bello? Immaginate di essere in fila alla posta, incazzati per la fila, gli impiegati lenti e la bolletta da pagare; una donna si sgancia un attimo dalla fila e hop! Mostra il culo a tutti. Non sarebbe una dolce consolazione?
Credo fermamente che l’atteggiamento libero, fanciullesco e giocoso di Sara Tommasi sia un qualcosa da imitare e diffondere, non da condannare. Il fatto che ella ci mostri le zizze così, senza motivo, trovo che sia un messaggio rivoluzionario.
Sara Tommasi è una profetessa, latrice di un pensiero nuovo, sconvolgente. E si sa che all’inizio, i geni non vengono compresi e sono bollati come pazzi pericolosi.
Sara Tommasi è la nuova Eva, la Eva 2.0 del terzo millennio, colei che ci libererà dal giogo moralista della condanna del corpo nudo e dalle ipocrisie di una società bigotta e ipocrita.
Il nudo libero di Sara Tommasi salverà il mondo.

La Cina presenta il treno in grado di reggiungere i 500 chilometri all’ora! | Globalnewstech

giovedì 29 dicembre 2011

Nokia Mix Radio, una radio immensa - Wired.it

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GADGETLAND NEWS APPLICAZIONI
Nokia Mix Radio, una radio immensa
Il servizio annunciato sugli smartphone finlandesi con Windows Phone 7 parte con tanti canali
28 dicembre 2011 di Lorenzo Longhitano
Ne avevamo già fatto un breve accenno, ma durante il nostro test il servizio era ancora abbastanza limitato; adesso invece vale la pena spendere qualche parola in più. Con il lancio della serie Lumia (in Italia abbiamo già l'800, mentre per il 710 dovremo attendere l'anno prossimo) Nokia ha inserito in Windows Phone 7 il servizio Mix Radio, una delle caratteristiche esclusive che dovrebbe, fra le altre cose, spingere un utente a preferire lo smartphone finlandese rispetto ai concorrenti con uguale sistema operativo.

In mezzo a una concorrenza sempre più larga - che parte da Spotify e arriva a Rara.com - Mix Radio è il nuovo tentativo di Nokia di far incontrare il mondo della musica con quello degli smartphone dopo il naufragio del progetto Comes With Music. La multinazionale ora punta su una formula differente: apri l'app, scegli un genere musicale e la musica parte in streaming secondo playlist predeterminate e aggiornate settimanalmente. Tutto gratuito e supportato dal database immenso di canzoni che Nokia si è costruita negli anni. L'ascolto via wireless fila liscio come l'olio, mentre tramite rete cellulare bisogna mettere in conto qualche singhiozzo occasionale, nonché una bella rilettura del piano tariffario dell'operatore, giusto per evitare salassi improvvisi. Anche perché il futuro della musica sembra essere proprio lo streaming.

Se la canzone in onda non è di tuo gradimento, la salti come se fosse sul tuo lettore cd (hai un numero limitato di skip all'ora), mentre se te ne sei innamorato hai già titolo, artista e album completo di cover sullo schermo, più un pratico link per acquistare il pezzo dallo store libero dai drm. I più attenti alla batteria dello smartphone infine possono anche pre-caricare il flusso quando il telefono è collegato alla corrente: da Nokia assicurano lo stoccaggio fino a 15 ore di musica, anche se chiaramente non sarà possibile conservarlo sotto forma di mp3 distinti. Mix Radio è già attivo sugli smartphone Nokia Windows 7 con una lista di generi ad ampio spettro.

Italo, il trenino elettrico ad alta velocità - Wired.it

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GADGETLAND SPECIALE NATALE
Italo, il trenino elettrico ad alta velocità
Livrea rosso fuoco e vetri fumé per la copia in scala del treno più veloce del mondo
28 dicembre 2011 di Alessio Lana
Pochi fortunati hanno avuto modo di vederlo all'inaugurazione del 13 dicembre scorso, ancor meno persone hanno avuto la possibilità di incontrarlo nei suoi giri di prova su suolo italico, ma c'è persino chi ne ha una copia a casa.

Parliamo di Italo, il nuovo treno ad alta velocità prodotto da Alstom e acquistato da NTV, la prima compagnia ferroviaria privata in Italia. Dichiarato il treno più veloce del mondo, sarà in funzione da marzo nella direttrice Salerno-Torino ma, come dicevamo, c'è chi ce l'ha anche in casa.

La Lima, vecchia fabbrica vicentina di modellini oggi di proprietà di Hornby, ne ha creato una copia in scala in cui la livrea rosso fuoco corre lungo il locomotore di testa motorizzato, le due carrozze intermedie e il locomotore folle di coda interrotta solo dai vetri nero fumè.

Nello start kit si trovano anche un regolatore di velocità con interruttore per il cambio del senso di marcia, un trasformatore, un circuito di binari di forma ovale da 128x75 centimetri e quattro 4 binari diritti da 22 centimetri per allungare il percorso. Un buon acquisto per chi si avvicina per la prima volta al modellismo ma non abbastanza per ammirarlo in tutto il suo splendore.

Dove lo trovo? Hornby
Quanto costa? 84,91 euro

Alla scoperta della Luna - Wired.it

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Alla scoperta della Luna
Due sonde lanciate da Cape Canaveral lo scorso settembre stanno per entrare nell’orbita del nostro satellite. Ecco cosa ci riveleranno
28 dicembre 2011 di Caterina Visco
Ha ispirato grandi poeti – da Saffo a Giacomo Leopardi –, è stata osservata e ammirata da quaggiù per secoli, è stata calpestata, studiata, esaminata. Nonostante tutto questo, la Luna è ancora avvolta da molti misteri. Come si è formata? Cosa nasconde al suo interno? Perché la sua faccia nascosta è tanto più frastagliata di quella che mostra alla Terra? Alcune di queste domande, però, potrebbero presto trovare risposta grazie alle osservazioni di due sonde della Nasa, poco più grandi di una lavatrice, in procinto di entrare nell’orbita lunare.

Grail A e Grail B sono partite da Cape Canaveral lo scorso settembre ed entreranno nell’orbita del satellite rispettivamente il 31 dicembre e il 1 gennaio. Passeranno poi i successivi due mesi a galleggiare in formazione e rincorrersi intorno alla Luna fino a quando non si troveranno a circa 56 chilometri dalla sua superficie e distanti l’una dall’altra 200 chilometri (in media).

Da marzo, poi, cominceranno a raccogliere e a trasmettere dati sulla reciproca posizione. Man mano che le sonde orbitano intorno alla Luna, infatti, alterazioni nel campo di gravità le faranno accelerare o rallentare, provocando cambiamenti nella distanza che le separa. I segnali radio trasmessi dalle sonde consentiranno quindi ai ricercatori di mappare il campo gravitazionale sottostante. Usando le informazioni sulla gravità, i ricercatori potranno dedurre cosa si nasconde sotto le montagne e i crateri della superficie lunare.

Per festeggiare il loro ingresso nell’orbita, le due sonde riceveranno dei nuovi nomi. Questi, ancora top secret, sono il risultato di concorso indetto dalla Nasa e riservato agli studenti, dall’asilo alle superiori.

(Credit per la foto: Nasa)

Tre modi in cui il mondo potrebbe finire - Wired.it

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2012: Apocalisse, tre modi in cui il mondo potrebbe finire
Botti, gemiti, schianti: tre ipotesi per il nostro futuro si confrontano. Ma forse l’universo non finisce. O almeno, non nella maniera che ci aspettavamo. Parola di Piergiorgio Odifreddi
28 dicembre 2011 di Piergiorgio Odifreddi
"Se le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita" dice una frase atribuita erroneamente ad Einstein, senza che ve ne sia traccia nei suoi scritti. Nel 1994 la scrissero degli apicultori su un volantino. Sta di fatto che le api non stanno troppo bene, e nemmeno il nostro pianeta. La profezia Maya pende su di noi, e scade nel 2012. Quello che sta per iniziare potrebbe essere l'ultimo anno di esistenza del nostro pianeta. Su Wired.it pubblichiamo alcuni scritti usciti nel numero di dicembre del magazine. Il secondo è del noto matematico Piergiorgio Odifreddi. Buona Apocalisse a tutti.

Da dove veniamo, e dove andiamo, sono le grandi domande che l’uomo si pone da quando ha acquistato la capacità di porsi le grandi domande. Ma le grandi domande si possono intendere in senso più o meno grandioso, a seconda che vengano riferite solo agli individui che se le pongono oppure, in crescendo, all’umanità, al pianeta, al sistema solare, alla galassia, o addirittura all’universo stesso. Ed è appunto in quest’ultimo senso, il più grandioso di tutti, che se le sono poste le imprese intellettuali che, nel corso della storia, si sono succedute nell’elaborazione delle grandi domande e di risposte via via più significative: la mitologia, la religione, la filosofia e la scienza.

In questo processo, molti miti umanistici hanno subito una metamorfosi, trasformandosi in modelli scientifici. Ad esempio, il mondo illimitato nel tempo e nello spazio dei Jain indiani. La creazione della Genesi e le distruzioni delle varie Apocalissi, ebraiche e cristiane. L’uovo cosmico dei misteri orfici, da cui ha origine la vita. Il perenne gioco divino mediante il quale Brahma (un nome che deriva da brh, “espansione”) si trasforma nell’universo, e l’universo ridiventa Brahma. L’apparire e lo scomparire delle cose nel sogno di Vishnu, al suo chiudere e riaprire gli occhi in un alternarsi di sonno e veglia. L’incessante danza cosmica nel cerchio di fuoco attraverso cui Shiva, nei panni del signore della danza Nataraja, genera e distrugge il mondo. L’inesauribile energia shakti, che la dea Kali trasforma in vita e morte della sostanza. Il vorticoso girare della ruota della vita, che rappresenta il divenire dell’esistenza e della reincarnazione. L’Eterno Ritorno di Platone e di Nietzsche, che scaturisce dalla tensione fra il numero finito delle possibili configurazioni dell’universo e l’infinita estensione del tempo. E così via.

Ma come risponde alle due grandi domande la scienza? Anzitutto, ha cominciato a poterlo fare a partire dal 1915, quando Einstein pubblicò la teoria della relatività generale, e ad applicarla allo studio della cosmologia. Oggi sappiamo che in tutte le possibili soluzioni alle sue equazioni l’universo ha avuto un inizio, che viene chiamato Big Bang, o Grande Botto.
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In un farmaco la soluzione ai fastidi della menopausa - Wired.it

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Molti lo conoscono come semplice supplemento anti-invecchiamento acquistabile anche su Internet. In realtà, il Dhea (deidroepiandrosterone) potrebbe essere la pillola della felicità per le donne in menopausa che soffrono di fastidiosissimi disturbi. Uno studio italiano, condotto dall’ Università di Pisa, ha scoperto che questo supplemento può essere efficace quanto la terapia ormonale sostitutiva nel gestire i sintomi della menopausa, comprese le vampate di calore e il calo della libido. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Climacteric, il giornale dell’ International Menopause Society.

Il Dhea è un ormone naturalmente presente nel nostro organismo, che viene in gran parte prodotto dalle ghiandole surrenali sia dagli uomini che dalle donne. Questa sostanza agisce come un “ la madre degli ormoni”, che si trasforma in androgeni maschili e femminili (ad esempio testosterone ed estrogeni). I ricercatori italiani hanno trovato che il Dhea, non solo blocca le vampate e contrasta il calo del desiderio, ma aiuta le donne in menopausa che soffrono anche di annebbiamenti del cervello e di cali di energia.

“Questo è un sintomo", ha spiegato John Moran, direttore della Holistic Medical Clinic di Wimpole Street a Londra al Daily Mail, " strettamente connesso alla ghiandola surrenale e Dhea porta a un rinvigorimento quasi istantaneo e a una chiarezza mentale”.

Nonostante questo, c’è però preoccupazione per la mancanza di una corretta sperimentazione clinica. L’ultimo studio ha infatti coinvolto solo 48 donne di cui 12 stavano assumendo il Dhea, mentre una ricerca ancora precedente ha riguardato solo 24 donne. Accanto a questo, una revisione di dieci studi pubblicati sul Journal Of Clinical Endocrinology And Metabolism ha concluso che con il Dhea non ci sarebbe alcun “effetto significativo su ansia e benessere sessuale”.

“La commercializzazione dell'efficacia di questo supplemento", ha commentato Sally Hope, membro della British Menopause Society, " supera di gran lunga la sua scienza. Gli effetti a breve termine dell’assumere Dhea sono ancora controversi e sui possibili effetti nocivi a lungo termine si sa ancora poco”. Inoltre i medici sono divisi sulla possibilità che i supplementi di Dhea dovrebbero essere considerati con un’alternativa sicura alla terapia ormonale sostitutiva.

Alcuni critici sostengono che anche questo ormone “naturale” viene comunque realizzato in laboratorio più o meno allo stesso modo di quelli prodotti dalle aziende farmaceutiche. Secondo questa tesi, la differenza principale tra Dhea e le altre forme di terapia ormonale sostitutiva sarebbe la sua produzione, prescrizione e dosaggio che non sono regolamentate.

Non si può però nascondere che questo prodotto sta diventando sempre più popolare a causa delle richieste di ormoni femminili “ bio-identici”, a differenza degli ormoni “artificiali” di altre forme di terapia ormonale sostitutiva che negli ultimi anni hanno subito brutti colpi.
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I progetti più folli di Kickstarter - Wired.it

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I progetti più folli di Kickstarter
Sono da nerd, spesso inutili, ma affascinanti. Ecco i migliori apparsi sulla piattaforma web di raccolta fondi. Casualmente alcuni hanno ancora bisogno di soldi
28 dicembre 2011 di Philip Di Salvo
Portals
Usa una scatola e un vecchio monitor per simulare la realtà virtuale, bello ma non si capisce a cosa possa servire (1934 dollari)




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Kickstarter è una piattaforma di raccolta fondi in crowd funding. Hai un'idea, un progetto ma ti mancano i soldi? Lo carichi lì, cerchi di venderlo al meglio e aspetta che le donazioni arrivino. Funziona, e le possibilità di vedersi finanziare qualcosa sono molto alte. Ovviamente non tutto quello che viene proposto cambierà le sorti dell'umanità o setterà dei nuovi standard tecnologici. Molto spesso capita che su Kickstarter appaiano progetti deliranti, folli e meravigliosamente inutili. Mashable ha raccolto i migliori dieci.

Perché l' ingegno umano non ha confini: ecco una pista per biglie in marmo lunga mezzo chilometro, bicchieri commestibili, una macchina per creare la realtà virtuale che non serve a niente e un organo robotico che può essere suonato da chiunque tramite Internet. Mai più senza. Alcune idee hanno già trovato filantropi a sufficienza per essere realizzate, ma alte no. L'obiettivo è indicato, mettete mano alla carta di credito. Qui a Wired, a esempio, non possiamo più aspettare che i tipi della Decentralized Dance Party raccolgano i mille dollari di cui hanno bisogno per espandersi a Detroit. Li vogliamo da queste parti al più presto.

La tecnologia militare contro il vetro fasullo - Cronaca - la Nuova di Venezia

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MURANO
La tecnologia militare applicata al vetro per evitarne la contraffazione. E’ questo in sostanza il progetto presentato ieri a Murano per provare a far fronte a uno dei grandi mali del vetro artistico che, dati alla mano, vede almeno il 40 per cento del prodotto non originale sui mercati ma di provenienza asiatica e spacciato come tale. Protagonisti del progetto innovativo sono la Novarex di Martellago, che produce il chip e il software necessario alla tracciabilità del prodotto, e Linea Murano Art che ha deciso di tutelare per prima in questo modo la sua produzione legata principalmente ai lavori del maestro di fama internazionale Afro Celotto. «Tutto si basa sulla radiofrequenza _ osserva Bruno Martino, presidente di Novarex _ una tecnologia applicata da decenni nel campo aeronautico e militare, che noi stessi abbiamo utilizzato anche per la tracciabilità delle armi, ma che ha ampio utilizzo anche nella filiera dell’agroalimentare e di prodotti come il legno per l’edilizia». Il chip di Novarex, denominato RFId, viene applicato al vetro mediante una semplice etichetta. Ma, essendo questa nel caso rimovibile, può essere aggiunto e fissato a un’opera anche utilizzando delle speciali resine. Per toglierlo, a quel punto, sarebbe inevitabile la rottura del manufatto artistico. «Con il chip siamo in grado di dare ogni genere di informazione, basta realizzare il software adatto e specifico al prodotto che lo utilizzerà _ prosegue Martino _ Possiamo inserire dati, ma anche immagini legate all’opera. Poi, anche attraverso un computer e una antenna, apriamo il chip e ci dialoghiamo per capire la natura del prodotto». Da qui la volontà di Linea Murano Art di tutelare la propria attività e il proprio prodotto, partendo dalle opere in vetro artistico del maestro Afro Celotto, che ha lavorato accanto a nomi storici del vetro muranese come ad esempio Lino Tagliapietra. La volontà della azienda muranese e di quella di Martellago è di estendere in futuro la “protezione” a linee artistiche anche di altri maestri. A seguire ieri la presentazione a Murano c’erano anche rappresentanti delle forze dell’ordine, sempre in prima linea nella lotta alla contraffazione, un argomento che il Consorzio Promovetro porta avanti da anni con il proprio marchio del vetro artistico. In un periodo in cui la crisi economica ha messo in ginocchio molte aziende del comparto del vetro, limitare o annullare la contraffazione potrebbe risolvere molti problemi a Murano, isola le cui fornaci sono ora strette nella morsa della crisi internazionale e degli ammortizzatori sociali.

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2012, la tecnologia che verrà - Hitech e Scienza - Panorama.it

GUIDO CASTELLANO
di Guido Castellano
Non tutti gli anni sono così ricchi di innovazione come quello che sta per cominciare. Ecco come molte nostre abitudini cambieranno grazie all’utilizzo, nella vita di tutti i giorni, di nuove tecnologie.

LA TV CON LA MELA

Jhonathan Ive, il designer che ha dato forma alle idee di Steve Jobs disegnando iMac, iPhone e iPad ha detto in occasione della recente morte del fondatore della Apple: «Steve ci ha lasciato idee capaci di cambiare il mondo per i prossimi 10 anni almeno». E non è stata una boutade di circostanza. Secondo 9to5mac.com, il blog di indiscrezioni sulla Apple più cliccato al mondo, infatti, il testamento di Steve Jobs arriverà nel 2012 e trasformerà il salotto in un iSalotto. Sia il New York Times sia 9to5mac ormai danno per certo l’arrivo una tv targata Apple che potrebbe diventare il regalo di Natale del 2012. Tutti i rumor coincidono su un un punto: avrà un sistema di riconoscimento vocale intelligente che manderà in pensione il telecomando. Parleremo quindi con la televisione e, prestissimo, anche con i telefonini: dopo il debutto solo in inglese, è attesa infatti per il prossimo anno la versione italiana di Siri, l’assistente vocale che risponde alle nostre domande e che è la grande novità dell’iPhone 4S. Sempre restando in casa Apple il 2012 dovrebbe anche essere l’anno del lancio di due nuovi e attesissimi gadget: l’iPhone5 previsto per la prossima primavera insieme all’iPad3.

DENARO DI CARTA ADDIO

Via le banconote e via pure le monete: il 2012 sarà l’anno dei micropagamenti digitali. Basterà avvicinare il proprio telefonino a un lettore per addebitare sul credito residuo o sulla propria carta di credito il conto del bar o il costo del giornale comprato in edicola. Tanti smartphone già in circolazione e la quasi totalità di quelli in arrivo sono equipaggiati con la tecnologia NFC (Near Field Communication), senza fili e a corto raggio, che rende questa operazione possibile. Per capire la portata del fenomeno basti pensare che tra le aziende in prima fila c’è la Google con il suo Google Wallet, un sistema che include un lettore in grado di dialogare con il telefonino in maniera rapida e intuitiva per prelevare i fondi.

LA RETE MOBILE AVRA’ IL TURBO

Pagine internet che si caricano senza aspettare nemmeno un secondo, video fluidi, senza scatti o interruzioni, e download rapidissimi, di pochi secondi pure per file mastodontici. Il 3G è cosa vecchia, nel 2012 il web sul cellulare conoscerà una grandiosa accelerata grazie all’LTE, abbreviazione di Long Term Evolution. Semplificando è la nuova generazione delle reti, che permetterà di toccare i 100 Mpbs, qualcosa di paragonabile a una matura fibra ottica. Una Ferrari in tasca che farà sembrare l’Adsl di casa un vero e proprio macinino. La copertura interesserà in un primo momento le grandi città per poi estendersi al resto del territorio nazionale.

LA CONTROFFENSIVA DI WINDOWS

Si è mosso obiettivamente in ritardo mentre il fenomeno iPad esplodeva a braccetto con l’iPhone ed è rimasto un po’ stordito dai numeri scoppiettanti di Android. Ma ora la Microsoft sta facendo il definitivo salto di qualità anche su mobile e il 2012 sarà l’anno della definitiva consacrazione. Già l’ultima versione del sistema operativo Windows Phone è convincente e performante e l’ecosistema delle app è più che soddisfacente, visto che offre il 90 per cento di quelle più richieste su altre piattaforme, ma con l’arrivo del nuovo e atteso Windows 8, pc, smartphone e tavolette dovrebbero dialogare a meraviglia come già succede ai dispositivi di casa Apple. Per saperne di più bisognerà aspettare il Ces di Las Vegas di gennaio, ma a quanto pare il nuovo sistema operativo dovrebbe entrare a regime per la metà del prossimo anno.

TWITTER FA BOOM

Il 2011 è stato l’anno di Facebook, dell’amore folle e incondizionato per il social network per eccellenza, a dispetto di quelle accuse di violazione della privacy che mai hanno risparmiato la creatura di Marc Zuckerberg. Nel 2012 saranno i cinguettii a fare definitivamente tendenza: Twitter sarà il luogo d’incontro privilegiato per conoscere cosa sta succedendo nel mondo, quali sono i veri fenomeni di costume, gli argomenti caldi, cosa è «in» e cosa sta già passando di moda. Merito dell’immediatezza del meccanismo, della possibilità di seguire solo chi e ciò che interessa veramente e di assorbire in poco tempo un enorme flusso di informazioni senza perdersi nel mare magnum di canzoni, foto delle vacanze e giochini di Facebook.

LA CARICA DELLE NUOVE CONSOLE

La data, l’unica ufficiale del settore dei videogiochi, è il 22 febbraio 2012, quando in Europa arriverà la PlayStation Vita, la nuova console portatile di casa Sony. Un giocattolino davvero interessante con uno schermo mai così definito, 80 giochi in sviluppo e una forte vocazione social, con una finestra sempre aperta sul web. Insomma, un oggetto del desiderio che alzerà l’asticella del gaming in mobilità. Per le novità casalinghe bisognerà invece aspettare giugno e tendere l’orecchio verso Los Angeles: all’E3, il tradizionale appuntamento annuale per il mondo dei videogiochi, si conosceranno altri dettagli sulla Wii U, l’erede della Wii della Nintendo che, alla classica esperienza sul televisore, abbina una tavoletta-controller che raddoppia l’esperienza. Un secondo schermo su cui seguire l’azione da una diversa prospettiva, visualizzare mappe nei giochi di strategia, oppure, se qualcuno in casa vuole vedere un altro programma, da usare per continuare a giocare. Non è escluso inoltre che all’E3 gli altri due colossi del settore, Sony e Microsoft, stiano a guardare. In rete si rincorrono le voci di una Xbox 720 e di una Playstation 4. Staremo a vedere.

IL CLOUD METTE LE CUFFIE

Ormai si conoscono le opportunità offerte dal cloud, la possibilità di accedere ai programmi e ai propri dati in qualsiasi angolo del mondo perché i software e i documenti non stanno su un dispositivo fisico ma vengono salvati in rete, nella nuvola per l’appunto. Nel 2012 anche la musica migrerà verso il cloud trainata da due grandi servizi che stanno muovendo i primi passi negli Stati Uniti. Uno è targato Apple e si chiama iTunes Match: è una copia virtuale del proprio archivio di canzoni, incluse quelle scaricate altrove (legalmente o illegalmente non è dato sapere), accessibili su tutti i dispositivi della mela in automatico, senza sincronizzarli. Stesse note su sponda Android e in casa Mountain View grazie a Google Music: sincronizzazione automatica su tutti i dispositivi senza mai collegare un filo e variazioni in salsa social, vista la possibilità di ascoltare i brani con gli amici condividendoli su Google+.

App per bimbi con tecnologia padovana - Veneto - il Mattino di Padova

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PADOVA. Il digital publishing dedicato ai bambini parte da Padova. Ad esplorare le frontiere della pubblicazione digitale è proprio una start up veneta. Si chiama Ware’s me (www.waresme.com) e si è data come prima missione quella di coniugare tecnologia e arte, mentre ora ha sviluppato il primo prodotto editoriale italiano dedicato a un pubblico nuovo, ma per cui l’interazione con la parola scritta (e resa immagine, suono, colore) è fondamentale. Si tratta dei bambini un target per il quale il digital publishing presentava una lacuna, almeno in Italia. Spiega Nicola De Bello, uno dei fondatori dell’azienda, «l’esperienza di lettura di un e-book deve essere molto vicina a quella che si fa con un libro vero, se il lettore è un adulto. Ma se è un bambino le cose cambiano, c’è la necessità di creare un esperienza di lettura il più possibile interattiva, in cui ci siano suoni, immagini, colori».
Inseguendo questo obiettivo hanno realizzato la prima uscita di un libro per i più piccoli trasformato in app interattiva, nonché il primo caso di successo del modello di business di solo revenue-sharing, cioè condivisione delle sole entrate dalla vendita dell’appsenza costi aggiuntivi di implementazione del progetto per l’editore/scrittore. L’app è l’aggiustamento per tablet di Chissà, una storia di Marinella Barigazzi illustrata da Ursula Bucher, edito da Kite Edizioni ed è frutto della partnership tra Ware’s Me e Altera (altra società patavina nata nel 1999 e oggi piccola “boutique di eccellenza” nel settore software).
Ware’s Me, fondata nel 2010 a Padova, è l’ennesima avventura imprenditoriale nel mondo di software, codici e dintorni di De Bello e Michele Morbiato. I due hanno quindici anni di comune esperienza imprenditoriale negli ambiti tecnologici, avendo fondato e gestito assieme varie aziende di successo, poi acquisite da gruppi sia nazionali che internazionali. Nel 1996, ad esempio, hanno realizzato ISYI srl (in cui c’era anche Matteo Centro di Altera), poi acquisita ad agosto 2000 da ISS, multinazionale americana quotata al Nasdaq, a sua volta acquisita poi da Ibm.

Il TEMPO secondo Simone Weil - Paperblog

Simone Weil attirò subito la mia attenzione di giovane filosofo, non solo perchè era una delle pochissime donne incontrate durante lo studio della Storia della Filosofia, ma soprattutto per la sua peculiare biografia.
Mi limito a ricordare il suo periodo nelle frabbriche metallurgiche di Parigi, nel 1934-35, perchè voleva conoscere da vicino la condizione operaia e il fatto che nel 1936 si aggregò ai repubblicani anti-franchisti nella guerra civile spagnola.
Morirà giovanissima, a trentaquattro anni, nel 1943.
Stasera vi regalo un breve appunto sul tempo che trovo estremamente godibile da leggere e un ottimo punto di partenza per ulteriori speculazioni su uno dei temi più affascinanti per la mente umana.

Inizio
Il tempo è la preoccupazione più profonda e più tragica degli essere umani; si può persino dire, l’unica veramente tragica. Tutte le tragedie immaginabili si riducono a una sola e unica tragedia: il trascorrere del tempo. Il tempo è anche la fonte di tutte le schiavitù.
È la fonte del sentimento del nulla dell’esistenza, come Pascal ha sentito con molta profondità. È la fuga del tempo a far sì che gli uomini abbiano tanta paura di pensare. Il divertissement ha lo scopo di far dimenticare il corso del tempo. Si cerca di perpetuarsi lasciando dietro di sé delle cose, ma sono solo cose.
Si può concludere la parte iniziale dicendo che l’uomo ha una tendenza invincibile all’eternità.
C’è una contraddizione insolubile tra il pensiero umano, che non può mai fondarsi sul tempo (leggi scientifiche), e la vita umana.
Tutto ciò che è bello ha un carattere di eternità, come i sentimenti puri verso degli esseri umani: amore, amicizia, affetto (sentimento di Rodrigue per Chimène, di Polyeucte per Pauline, di Dante per Beatrice). Questi sentimenti non solo si considerano eterni, ma considerano eterno il loro oggetto. Dunque, non c’è niente in noi che non protesti contro il corso del tempo, e tuttavia tutto, in noi, è sottomesso al tempo.

Prima parte. Schiavitù del tempo

1) Il presente: che resterebbe del nostro pensiero se si sopprimessero tutti i pensieri che si riferiscono al futuro e al passato? Non resterebbe niente. Dunque, ciò che noi possediamo, il presente, è un nulla che passa immediatamente, che arriva alla coscienza solo allo stato di passato.
Quindi, per la legge del tempo, noi non abbiamo alcuna esistenza reale.
Questo carattere fuggevole del tempo è la causa del nostro sentire che la vita è un sogno, che il mondo esterno non esiste.
2) Il passato: si pensa il passato solo come esistente in qualche luogo dietro di noi. “Che rimane del bel tempo che fu?”. Il passato non esiste affatto. Il passato è irreparabile e, in quanto irreparabile, è fatale. L’idea che si ricava dal passato è l’idea della fatalità. (Cfr. Maine de Biran: “Io sono modificato”).
3) L’avvenire: si manifesta come caso, quindi anche come qualcosa di cieco.
Dunque, la nostra impotenza è completa: noi non possiamo niente sul presente perché esiste (dal momento che è presente, è un fatto); non possiamo niente sul passato perché non esiste più; non possiamo niente sull’avvenire perché non esiste ancora.
Si cerca di sfuggire al senso d’impotenza con il divertissement: vertigine della colpa, ricerca dell’ebbrezza (che la causa sia vile o nobile, si tratta di una rinuncia a sé).

Seconda parte. Tesi contraria

1) Il tempo è reale, è l’unica cosa reale perché, anche se pensiamo che il mondo sia un sogno, questo sogno è sempre sottomesso al corso del tempo. Dunque, il tempo deve essere la fonte di tutte le verità.
Kant: “Il tempo è a priori, e di conseguenza universale”.
Si tratta qui di superare un certo paradosso di Bergson: opposizione tra tempo e durata (forma e materia). Il tempo è astratto, la durata è concreta. Egli, però, confonde la forma e la materia. Il tempo è l’unica cosa veramente universale. Il tempo è la fonte di conoscenze a priori. (Ciò che è prima non può essere dopo. Il tempo è irreversibile. Tra due tempi c’è un’infinità di istanti intermedi, ecc.) È la prima cosa che ci dà l’idea del continuo.
2) Il tempo implica l’eternità.
Il rapporto tra passato e avvenire è un rapporto eterno; lo stesso trascorrere del tempo è eterno.
3) Il tempo, ridotto alla forma astratta dell’ordine, è all’origine di tutte le verità eterne.
4) L’idea stessa del tempo implica una certa presa sull’avvenire: idea di causalità che ha una grande importanza morale.

Terza parte. Impotenza e potenza dell’uomo. L’azione metodica trasferisce l’eternità nel tempo

Ci sono due atteggiamenti possibili.
Si può dunque lasciare scorrere il tempo (ad esempio, il bambino con il rocchetto) o sforzarsi di riempirlo, cosa che conferisce ai momenti che passano una valore eterno.
Se si concepisce la morte come un passaggio nell’eternità, bisogna necessariamente concepire che ci sia stato qualcosa di eterno nella vita. Cfr. Mallarmé: “Come in se stesso infine l’eternità lo cambia”.
Dunque, l’unico problema che si pone all’uomo è la lotta contro il tempo.

Leandro Agrò, l'Interfaccia Utente, la filosofia e l'Italia: “un paese culturalmente conservatore” – Intervista | Tech Fanpage

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DIALOGHI DIGITALIpubblicato da Anna Coluccino28 dicembre 201117:51
Leandro Agrò, l’Interfaccia Utente, la filosofia e l’Italia: “un paese culturalmente conservatore” – Intervista
Abbiamo intervistato Leandro Agrò, Global Director User Experience presso la Publicis Healthware, partner della Sr Labs e presidente di Frontiers of Interaction. Agrò è un talento assoluto nel settore User Interface, un attento osservatore dei fenomeni sociologici legati alla tecnologia e un fine studioso di tutto quanto ruota intorno all'interazione uomo-macchina anche in termini "umanistici". Se non lo conoscete, approfittate di questa intervista.
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Leandro Agrò è -come lui stesso si definisce- un ibrido: un uomo di scienza avvezzo alla speculazione filosofia e al culto dell’arte, una persona abituata a pensare in maniera non canonica, non standardizzata, non lineare e -proprio per questo- capace di creare oltre che eseguire.

Un paio d’anni fa la rivista Wired lo ha inserito nell’elenco degli “ItAliens”, vale a dire nel novero degli italiani che si sono talmente distinti per acume e capacità da poter essere addirittura classificati come “intelligenze aliene”. E scorrendo il curriculum di Agrò non è difficile comprendere come mai Wired abbia fatto ricadere la sua scelta su di lui e perché venga ritenuto -in generale- una delle migliori menti della sua generazione.

Tra le molte attività che caratterizzano il presente di Leandro c’è quella di geek of health, è infatti Global Director User Experience presso la Publicis Healthware e partner della Sr Labs per la quale ha sviluppato la creazione di cui va più orgoglioso: iAble; software nato per aiutare persone affette da deficit motori più o meno gravi a comunicare con il mondo e ad agire all’interno di esso per mezzo di un computer. “Amo l’idea di aver fatto qualcosa di davvero importante per gli altri, usando la conoscenza della interazione uomo macchina”, questo afferma Leandro quando gli chiediamo che cosa ha significato per lui aver contribuito alla creazione di iAble, ma i suoi meriti non si fermano certo a questo.

Già nel 1997, quando decise di partecipare all’Apple Design Project, l’azienda di Cupertino ne riconobbe subito il talento e decise di premiare il suo progetto (realizzato in collaborazione con altri e di cui parliamo nell’intervista che segue); da allora si sono susseguiti diverse avventure, diverse non solo perché “molte” ma anche e soprattutto perché differenti l’una dall’altra. Leadro Agrò ha fondato Idearum e WideTag, profuso impegno in Frontiers of Interaction -di cui è attualmente presidente; nel 2009 il New York Times sceglie una sua applicazione per iPhone tra le migliori dieci della sua categoria (WideNoise) e Yahoo ha inserito la conferenza di Frontiers of Interaction (da lui organizzata) nella classifica degli 10 eventi più importanti del 2010; come se non bastasse, è stato uno dei 14 personaggi selezionati per immaginare il futuro dell’Italia nel 2050 in occasione della Biennale dell’architettura di Venezia.

Nell’intervista che segue, però, abbiamo cercato di tracciare -prima di tutto- il profilo umano di un innovatore che consideriamo davvero peculiare. Abbiamo voluto conoscere la sua opinione riguardo i cambiamenti sociologici e filosofici verso cui la tecnologia sta traghettando il pianeta; avevamo il desiderio di sapere cosa pensasse dell’arretratezza italiana. In buona sostanza, oltre che per la grande carica innovatrice, abbiamo voluto parlare con Leandro Agrò perché in lui abita quella scintilla che lui chiama ibrida ma che per chi osserva il suo modo di agire nell’universo tech non può che essere definita anche da un altro aggettivo: visionaria.

Intervista a Leandro Agrò

L’interazione uomo-macchina, alla quale lavori da molti anni, ha interessato decenni di letteratura e cinematografia fantascientifica. Da questo punto di vista, quali sono le tue opere narrative preferite e qual è l’invenzione (momentaneamente) impossibile di cui ti piacerebbe essere artefice?
Hai presente “Star trek IV: rotta verso la Terra”?
Ad un certo punto del film l’equipaggio della Enterprise si ritrova sulla Terra all’inizio degli anni ’80 e c’è un esilarante momento in cui Scott si ritrova a dover usare un computer “terrestre”. Beh. Dopo alcuni tentativi di parlare al computer, gli mostrano il mouse e lui, lo afferra con sicurezza e ci parla dentro:”HELLO COMPUTER”. Grandioso.

Start Trek IV - Rotta verso la terra
Scotty, alle prese con un computer terrestre, tenta di dialogare con la macchina.

Il cinema, con le sue interfacce “fake” non ha il ruolo di realizzare sistemi di interazione che funzionano davvero. Ad esempio: In moltissimi considerano Minority Report una pietra miliare in tal senso… Spettacolare certo. Però io non mi vedo a fare il direttore d’orchestra a casa mia per scegliermi il posto dove andare in vacanza o fruire l’equivalente futuro delle email.

Oggi, la UI di Minority Report si può realizzare, con il Microsoft Kinect, a basso costo e senza avere strani guanti luminosi. Insomma, il futuro estremo di quel film è diventato passato senza mai essere Presente.

Nella categoria Fiction (o “fake”) User Interfaces, finisce quasi tutto quello che vediamo al cinema; il cui ruolo è d’altro canto, quello di ispirarci e aprire la nostra mente e non di progettare al posto nostro.

Minority Report - User Interface
Tom Cruise, i guanti luminosi e l'interfaccia utente

Sul tuo profilo Facebook hai dato ospitalità a un intervento di Roberto Bonzio dal titolo “Dobbiamo tutto agli hippie” in cui si illustra come la filosofia hippie abbia influenzato tanto positivamente San Francisco da farne la capitale dell’innovazione tecnologica. Perché sei d’accordo con la visione di Bonzio? E, soprattutto, ti va di illustrarci le ragioni del tuo commento all’intervento, ovvero: “ecco perché l’Italia non è una potenza tecnologica”?
Si, concordo con quanto dice Bonzio, ovvero che: Il ’68 da noi è finito con il salto della quaglia, dalle barricate alle poltrone, senza che la rivoluzione culturale si compisse davvero. Non c’è stata una “generazione zero” che ha avuto il compito e la responsabilità di ripensare il Paese.

Siamo culturalmente conservatori perché non abbiamo mai attraversato una fase in cui –davvero- tutto è stato rimesso in discussione.

By Peugeot
E di contro, l’innovazione sboccia dove le idee circolano più liberamente, dove gli individui si sentono in grado di segnare il loro presente. Quanti, oggi, dei nostri giovani di talento, hanno la sensazione di poter davvero incidere in questo sistema? Viviamo –al contrario- in un sistema senza ascensori sociali, bloccato da classi di privilegi e caste, con troppo pochi e troppo poco celebrati esempi positivi. Ecco anche questo della celebrazione dei propri eroi è un particolare rilevante. Noi in Italia celebriamo i morti, i vip vaporosi, e poco –troppo poco- i tanti esempi imprenditoriali che abbiamo. Eppure i leader di aziende come Armani, Technogym, Eurotech, Yoox, etc, di cose sensate da dire ne hanno certamente di più di quante ne sentiamo in anni di TV.

E ora veniamo alle tue attività principali. Nel manifesto di Idearum, associazione ed eZine/community dedicata al dibattito sui temi dell’interaction design da te fondata, si legge “Crediamo che per troppo tempo, la dimensione biologica, pulsionale ed emozionale della intelligenze e della comunicazione sia stata sottovalutata nell’ A.I. quanto nello studio e sviluppo dell’Interaction Design. Innanzi alla nascita di nuove domande e scenari, l’obiettivo di Idearium è quello di far incontrare e valorizzare tutti quelli esperti ‘ibridi’ che incarnano, come persone e come professionisti, questa convergenza di competenze”. Cosa significa, per te, essere “ibrido”, quali domande si pone un “ibrido”, come agisce e come pensa alla tecnologia?
La faccenda dei talenti ibridi è di fondamentale importanza per il Paese. Immaginate per un istante che un novello Leonardo Da Vinci, stesse facendo un colloquio in una grande azienda. Avrebbe di fronte un tipo delle Risorse Umane che si spaventerebbe per il genio del suo interlocutore, il quale non sarebbe “controllabile” e rischierebbe di ridicolizzare di fatto la gerarchia nella quale andrebbe a incastrarsi. Anzi, nella quale non troverebbe alcun incastro, per via della sua poliedricità, quindi del suo essere ibrido.

Se –come spesso avviene- il valutatore di Leonardo ha a cuore il “minore impatto organizzativo”, allora è immediato che cercherà di NON assumere Leonardo o –grottescamente- di sconsigliarlo ad entrare in quella azienda.
Le risposte saranno del tipo: “sei troppo senior”, “sei troppo imprenditoriale”, “a noi serve uno specialista”, “ti annoieresti presto” o simili. Così Leonardo, frustrato ed incredulo se ne andrebbe a casa e l’azienda perderebbe una persona di quelle che –più di altre- avrebbe potuto contribuire alla innovazione.

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata, è indistingubile dalla magia.

Arthur Clarke
Dirò una cosa scomoda: io non credo alla crisi. Credo semmai che questa sia –sin troppo spesso- una conseguenza della inedia o della mediocrità sistemica. Google non è nata ricca e non era certo il primo motore di ricerca. iPod non era certo il primo lettore MP3 (ed è una ferita che questo standard sia stato inventato da un italiano senza che potesse generare reale ricchezza). Prodotti come un termostato o una bilancia pesapersone sembrano mondi morti e sepolti sinché non arriva NEST o WITHINGS e li rianimano creando incredibili mercati mondiali.

Personalmente mi sono preso la briga di scrivere delle “Leggi” per il design degli oggetti del futuro, raccontandole pubblicamente in varie occasioni, compreso un recente TEDx. È ben chiaro cosa fare se si vuole crescere e prosperare: serve innovare. E per questo, il primo punto dell’agenda di ogni azienda, dovrebbe essere quello di trovare i propri ibridi.

Qualche tempo fa, la rivista Wired ti ha inserito nel ristretto gruppo dei cosiddetti ItAliens, ovvero le intelligenze superiori del Pianeta Italia. In effetti, ne hai fatte di cose per meritare tale appellativo, e vorrei partire prima di tutto da iAble. Ci racconti la genesi di questo straordinario software e un aneddoto che esemplifichi il peso di questa invenzione nella tua vita?
Prima quando parlavamo di Cinema, non ho risposto alla domanda: di cosa vorrei essere stato l’autore? Beh… mi accontento di avere costituito e diretto il team che ha usato l’eye-tracking per consetire ai malati di sclerosi di continuare a comunicare con il mondo, usando il loro semplice movimento degli occhi. Insieme, abbiamo ridisegnato da zero alcuni principi di interazione uomo macchina per arrivare a quel risultato. Così, una interazione futuribile sta –oramai da anni- avendo il suo presente. E per molte persone è –letteralmente- vitale. Non è molto cinematografico forse, ma amo l’idea di aver fatto qualcosa di davvero importante per gli altri, usando la conoscenza della interazione uomo macchina. iAble è questo. E quando ti abitui al fatto che il tuo computer scrolli la pagina di testo assecondando il tuo sguardo, gli altri computer che NON sono in grado di fare lo stesso, ti sembrano STUPIDI o ROTTI.

Stefano Borgonovo scrive -usando iAble- durante la partita MILAN GLORIE vs. REAL MADRID

Tempo fa hai scritto: “penso che Jack Dorsey sia il nuovo Jobs”. Chi era –per te- Steve Jobs, cosa ti ha insegnato e che cosa bisogna essere per aspirare a somigliargli?
Il mio mestiere è fatto di pochi fondamentali ingredienti. La formula ibrida di cui parlavamo prima è alla base di tutto. Un pensiero critico positivo, che si manifesta attraverso continue (a volte ossessive) review di progetto, sono uno strumento quotidiano rilevantissimo. Saper fare le review è davvero una arte che impatta sull’intera azienda per la quale si lavora, perché ne cambia non solo il prodotto ma anche la cultura.

Jobs è stato un uomo eccezionale a cui tutti dobbiamo qualcosa, e –al contempo- non certo esente da difetti che io troverei intollerabili. Credo si possa TUTTI imparare ad assomigliargli nella sua capacità unica di “vedere” il prodotto, facendolo crescere attraverso review ferocemente costruttive, nonché assomigliargli nell’ essere e scegliere collaboratori ibridi. Jobs direbbe “persone capaci di unire i puntini”.

Osservando l’immagine sottostante, pescata sul tuo profilo Facebook, mi è venuta in mente una questione che posi proprio nella giornata del decimo anniversario del crollo delle Twin Towers: il rapporto tra quanto accaduto il 9/11 e l’innovazione tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi 10 anni. Anche tu ritieni che l’11 settembre abbia accelerato l’innovazione tecnologica? In che modo è cambiato il rapporto dell’essere umano con la tecnologia da quel giorno in poi?

9/11 - Twin Tower, Tribute in Light

Il 9/11 è stato uno dei giorni peggiori della mia vita. Quel giorno –di fatto- è andata a picco la prima azienda che avevo creato, e in cui lavoravano più di cento persone tra Milano e Boston.

Il percorso della tecnologia è stato certamente influenzato da quel singolo evento. La videoconferenza –ad esempio- è stata utilizzata prima per necessità che non per reale maturazione delle persone verso quella modalità di comunicazione. E poi, un po’ alla volta, ci siamo abituati ed oggi è indispensabile. Nel frattempo, al supermercato si possono acquistare Droni telecomandati e robot di guardia o aspirapolvere autonomi. Anche queste cose sono state influenzate dal 9/11. Così come lo è stato la –mai sufficiente- rivoluzione green scoppiata in Silicon Valley. Permettimi però di aggiungere che –per quanto un singolo evento catastrofico possa cambiare la nostra cultura- il mercato lo cambi di più con le scelte di acquisto che fai ogni giorno.

Ci racconti del tuo incontro primo con Apple, la Silicon Valley e San Francisco? In cosa consisteva il progetto che ti valse il plauso e l’attenzione di Cupertino nel lontano 1997?
Whao. Roba davvero vecchissima.

Vivevo ad Agrigento, quando scoprii l’esistenza di una Scuola di Design qui a Milano –Domus Academy- che faceva un Corso di Interaction Design. Nessuno sapeva molto allora di cosa fosse questa disciplina ma io me ne innamorai subito, quindi ricordo di aver venduto tutte le carabattole informatiche che avevo (compresi dei mitici Quadra 700 ed 800) e mi comprai un allora costosissimo Powerbook 1400. A quel punto, con 500mila lire in tasca, il corso pagato e nulla altro che il mio portatile, andai in Domus. Lì c’erano due competition, una al MIT MediaLab ed una in Apple. Partecipai ad entrambe, e fui selezionato per andare a Cupertino a mostrare il progetto “Memories of Relations”. Il progetto era mirato a portare soluzioni per la collaborazione nelle Biblioteche antiche. Mi inventai tutta una roba di Realtà Aumentata (!!! 1997) fruibile attraverso dei tools come lenti di ingrandimento e segnalibri da fantascienza. Quando rivedo le immagini dei volti delle persone che lasciavano dei commenti ai libri, visualizzati come fossero una cloud sospesa a mezzaria… beh, vedo le tag clouds dei blog venute oltre dieci anni dopo, o le facce a cui facebook ci ha così profondamente abituato. Insomma, abbiamo maneggiato un pezzo di futuro allora. Se ce ne fossimo resi davvero conto, sarebbe stato grande! :D

1997 - Pranzo a Cupertino

Negli ultimi mesi mi è capitato molto spesso di avere a che fare con notevoli talenti tecnologici, moltissimi dei quali provenienti dalla Sicilia. Tu sei uno di questi. A questo punto mi permetto una provocazione: ma se tornaste tutti in patria, non sareste forse in grado di dar vita a una piccola Silicon Valley? Entriamo nel regno delle ipotesi e azzardiamo un abbozzo di analisi SWOT. Quali sarebbero i punti di forza e debolezza, e quali i rischi e le opportunità di un’operazione del genere?
Assolutamente no.

L’ho scritto più volte. Environment complessi come quello della Silicon Valley non nascono in un istante e non sono basati su una sola forza trainante. La Silicon Valley ci ha messo 50anni di finanziamenti militari per nascere e gli imprenditori che l’hanno fatta grande si sono CO-EVOLUTI in un sistema dove incontravano sia i capitali di ventura che le ricerche ed i talenti provenienti dalle grandi Università Californiane.

Anche io –quando avevo 25 anni- pensavo si potesse fare tecnologia in Sicilia e servo ancora i numeri di una rivista della Camera di Commercio dove dicevo esattamente queste cose. Ma sbagliavo.
Se io, Giuseppe, Michele, Roberto e mille altri tornassimo a casa non troveremmo ne i capitali, ne un fertile sistema di ricerca e generazione di talenti. Mi spiace, ma da quando io sono capace di intende e volere, non ho mai visto un Governo sufficientemente abile per comprendere quelle poche semplici cose utili a rifare l’Italia.

Tecnologia a parte. Quali sono le altri grandi passioni della tua vita?
Sono una sorta di Geek creativo. Uno a cui devi dare famiglia, banda larga, una sfida e un posto vivibile dove stare. Non mi serve molto altro.

Quali sono i più importanti mutamenti sociali indotti dalle moderne tecnologie? Quali pensi saranno i paradigmi relazionali del prossimo futuro?
Siamo un piccolo pianeta. Prima era un fatto geografico. Adesso un fatto Sociale. I sei gradi di separazione sono già stati ridotti a 4.2. Non poco se pensiamo che cinque anni fa, i social networks praticamente non esistevano e la fatica necessaria per risalire i sei gradi teorici di separazione, era enorme. Oggi, Facebook è il campo di gioco con cui l’umanità sta imparando a comunicare su scala planetaria. La fatica per passare da un grado di separazione all’altro, ridotta a zero. Visto in prospettiva, tutto questo potrebbe farci maturare delle abilità da fantascienza. Come in quei film di fantascienza dove c’è un popolo che usa la telepatia per comunicare. Beh, cloud computing, facebook e wearable interfaces o innesti neurali: eccoti servita la telepatia. Sir Artur Clarke ha sempre ragione: ogni tecnologia sufficientemente avanzata, è indistingubile dalla magia.

Qual è l’aspetto che più ti entusiasma del tuo lavoro?
D’istinto direi: Progettare, progettare, progettare. In realtà, adoro creare dei team, lavorare con gente talentuosa, raccontare in pubblico le idee che sono nate, e… progettare l’avevo già detto?

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