Il noto filosofo Vittorio Possenti, docente di filosofia politica presso l’Università Cà Foscari di Venezia e autore di oltre 25 volumi e centinaia di saggi di ambito politico, etico e ontologico, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e direttore resso l’Università Cà Foscari di Venezia del Centro interdipartimentale di ricerca sui diritti umani (Cirdu), ha offerto qualche ragione circa l’opposizione alla fecondazione artificiale eterologa. E’ sempre bene fare un ripasso e rimanere preparati sulle ragioni.
La Fivet, spiega Possenti, è vietata dalle legge 40 e pone delicati problemi morali e giuridici che riguardano l’esistenza o meno di un diritto al figlio, il mercato dei gameti, la (ir)responsabilità del genitore biologico, l’interesse del nato a conoscere le proprie origini, e l’appropriatezza del termine di «donatore», poiché la «donazione» è spesso a pagamento (forse sarebbe meglio parlare di cedente o di fornitore). Tra i motivi più fondamentali rientra sicuramente la distruzione di decine e decine di embrioni umani, il cui impianto è reso altamente difficile proprio dall’artificiosità del processo. Inoltre, su questo si concentra il filosofo, vi è la violazione dell’etica della responsabilità da parte del genitore biologico. Tale etica, nell’accezione resa canonica da Max Weber, stabilisce di rispondere delle conseguenze prevedibili delle proprie azioni e conseguentemente di assumersi le responsabilità che vi si connettono. L’irresponsabilità morale oggettiva del cedente nei confronti del figlio generato col proprio gamete è palese, continua Possenti, nel senso che il primo non assume alcun obbligo verso il figlio: il genitore biologico taglia consapevolmente sin dall’inizio ogni relazione con quest’ultimo e non assume doveri verso di lui, lasciandolo deprivato della conoscenza e della relazione con chi gli ha dato origine, nonché della conoscenza della modalità della propria procreazione, eventi che non possono essere recuperati se non molto parzialmente da tardive acquisizioni sulle modalità della propria generazione e l’identità del cedente.
In altri termini, continua Possenti, la Fivet eterologa assume a propria base non detta proprio quel criterio di irresponsabilità che nega alla radice l’etica della responsabilità quale fondamento della società e principio adeguato alla persona umana e alla sua dignità. La fecondazione eterologa finisce dunque per rafforzare l’irresponsabilità – specialmente maschile – nella procreazione, la quale viene aggravata dal rimborso spese/compenso che spesso è riconosciuto al cedente. Questo elemento fa entrare la procreazione umana nell’area strumentale del valore economico, introducendo un ulteriore criterio di disordine morale alla radice dell’evento procreativo. Certamente riconoscendo il diritto del nato a conoscere le modalità della propria origine e l’identità del genitore biologico, la questione migliora, tuttavia non viene sanato il vulnus al principio di responsabilità operato dalla Fivet eterologa proprio sulla relazione umana primaria e fondante tra tutte, quella tra genitore e figlio. Dico primaria e fondante, conclude il filosofo, in quanto tra le molteplici figure sociali la più universale in assoluto si concentra nel figlio: se non tutti sono padri o madri, rigorosamente tutti sono figli, e di per sé figlio dice relazione al genitore e dovere/responsabilità di questo verso quello. In merito, a livello costituzionale soccorre l’art. 30 della nostra Carta sul dovere dei genitori di prendersi cura dei figli, anche se «illegittimi».
In sostanza la Fivet eterologa, separa genitorialità biologica e genitorialità sociale, favorendo un’inammissibile irresponsabilità del genitore biologico, operata nella più fondamentale e universale tra l
Nessun commento:
Posta un commento