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lunedì 26 dicembre 2011

Pet therapy, se il dottore dice “bau!” - Wired.it

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Pet therapy, se il dottore dice “bau!”
Gli animali aiutano l’uomo a stare meglio? In alcuni casi sì. In altri, invece, è l’uomo che rischia di fare ammalare loro
24 dicembre 2011 di Martina Pennisi
L'ultimo caso di cronaca, in ordine di tempo, coinvolge un giovane marchigiano, alzatosi dalla sedia a rotelle grazie al contributo di un progetto di onoterapia. Il ragazzo, vittima di un incidente d'auto, ha affiancato alla tradizionale riabilitazione una serie di esercizi con un asino e l'attività, supportata da professionisti, lo ha aiutato a rimettersi in piedi, seppur con l'ausilio di un deambulatore.

Recente anche l'iniziativa del carcere Spini di Gardolo (Trento): dieci detenuti per ragioni legate alla tossicodipendenza hanno preso parte a un corso di agility dog, uno sport cinofilo, e al termine del periodo previsto hanno svolto con il cane assegnatoli gli esercizi richiesti. A livello psicologico, l'obiettivo era un aumento di autostima e del senso di consapevolezza del sé ed è stato centrato. Due, questi, esempi della cosiddetta Pet Therapy, terapia basata sull'interazione fra uomo e animale.

La teorizzazione dei benefici del rapporto con gli animali si deve allo psichiatra Boris Levinson e risale alla metà del secolo scorso. In Italia, una legge del 2003 parla chiaramente di utilizzo " della Pet Therapy per la cura di anziani e bambini" e il ministero della Salute ha delegato nel 2009 all' Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie sperimentazioni e ricerca di standard in materia. Si parla, come ha spiegato a Wired.it il direttore scientifico dell'Istituto Lino Cavedon, di un ambito specifico, da non restringere ai 'pet' - piccoli compagni d'appartamento - e allo stesso tempo da non allargare al semplice rapporto positivo fra uomo e animale.

Il piacere di avere un cagnolino fra i piedi o l'aiuto a socializzare che garantisce se lo si porta a spasso, per capirci, non contano. La ricerca voluta dal ministero si propone di individuare le aree in cui la presenza di conigli, furetti, cani, asini e cavalli è d'aiuto nel recupero del paziente. La lista degli animali citati non è causale: in quanto (anche) domestici o, nel caso di asini e cavalli, storicamente impiegati a fini riabilitativi, gli unici indicati dall'Istituto come sfruttabili nel senso in esame. Le scuole di pensiero sono tuttavia svariate e, racconta Cavedon, si può tranquillamente sentir parlare " iguane, serpenti o lama".

Il delfino, citato in svariate fonti, è stato eliminato dalla suddetta lista perché " sarebbe irrispettoso confinarlo in contesti impropri". Altro aspetto di cui tener conto è la differenza fra:
semplice attività, incontro fra paziente e animale;
educazione assistita, vedi i detenuti trentini;
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