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giovedì 22 dicembre 2011

Le protesi per il seno sono cancerogene? - Wired.it

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Le protesi per il seno sono cancerogene?
La Francia ha già ordinato 30mila espianti d'emergenza, l'Italia deciderà domani. Ma nel Regno Unito sono cauti: non ci sono prove di tossicità
21 dicembre 2011 di Cristian Fuschetto
Sul silicone killer l’Europa è nel caos. Dopo l’anticipazione della stampa francese circa l’intenzione del Governo transalpino di chiedere l’espianto delle protesi mammarie prodotte dalla Pip (Poly Implants Prothéses) nelle 30mila donne che le hanno impiantate, il ministro della Salute italiano Renato Balduzzi convoca d’urgenza, domani alle 11.00, il Consiglio Superiore di Sanità per decidere interventi immediati. In tutt’altra direzione va invece il Governo inglese, che fa sapere che non procederà al ritiro delle protesi Pip, perché non ha trovato alcuna connessione con casi di tumore.

Tutto è cominciato con un articolo di denuncia del quotidiano Liberation , che ha rivelato la preoccupazione delle autorità sanitarie francesi sui tassi cancerogeni delle protesi Pip, “concepite – scrive il quotidiano – a partire da un gel non conforme, pertanto a rischio di strapparsi e provocare, oltre a delle infiammazioni, dei tumori”. Jean-Yves Grall, responsabile del ministero della Salute, aveva precedentemente riferito di otto casi di cancro segnalati su pazienti che portavano delle protesi Pip difettose. A conferma delle anticipazioni del giornale, la portavoce del Governo, Valerie Pecresse, ha quindi annunciato “l'urgenza che tutte le donne che portano delle protesi Pip ritornino dal chirurgo”. Le autorità francesi si sono accorte che le protesi Pip sono fabbricate con un gel al silicone industriale, diverso da quello dichiarato e valutato per ottenere il certificato necessario per commercializzare le protesi nell'Unione europea.

Secondo una prima stima effettuata dal chirurgo plastico Giulio Basoccu, dell'Università La Sapienza di Roma, le donne italiane ad aver impiantato le protesi sott’accusa potrebbero essere 5mila. “Secondo una stima generale - spiega Basoccu - le protesi Pip arrivate e utilizzate in Italia sono all'incirca il 10-15 per cento di quelle prodotte e utilizzate in Francia. Dunque stiamo parlando di 4, 5mila impianti". Ma non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Nel convocare d’urgenza il Consiglio Superiore di Sanità, lo stesso ministro Balduzzi ricorda in una circolare che, il 1° aprile del 2010, il dicastero aveva già provveduto a invitare gli operatori sanitari a non usare le protesi ritirate precedentemente in Francia, indicando l’opportunità di mettere le protesi incriminate in quarantena e di segnalare eventuali incidenti. Contemporaneamente era stato chiesto al Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute di verificare la presenza sul territorio nazionale del prodotto e di operare affinché non potesse essere più distribuito.

“Come in ogni settore – spiega Massimiliano D’Aiuto, chirurgo oncologo presso il Dipartimento di Senologia dell' Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Irccs Pascale di Napoli – ci sono prodotti di ottima qualità e prodotti di qualità scadente. Le protesi in questione costavano poco e da sempre nutriamo perplessità su prodotti del genere.
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