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domenica 25 dicembre 2011

Maldive: tecnologie verdi per non finire sott'acqua - Esteri - Esteri - Home - Il Giornale della Protezione Civile

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aldive: tecnologie verdi per non finire sott'acqua
Sulla linea del fronte dei cambiamenti climatici, l'impegno del Presidente maldivano Mohamed Nasheed per salvare le barriere coralline e scongiurare l'erosione delle coste
Sabato 24 Dicembre 2011 - Esteri -
In questi giorni di feste e vacanze, che molti hanno deciso di trascorrere nei fantastici atolli, paradisi naturali, Mohamed Nasheed, Presidente delle Maldive in carica dal 2008, in un'intervista rilasciata all'Adnkronos spiega le "misure verdi e ad alta tecnologia" che ha deciso di adottare per salvare il suo Paese. Da qualche anno, infatti, è stato lanciato un allarme poiché le Maldive corrono il concreto rischio di sparire sotto le acque dell'oceano indiano.

Mohamed Nasheed, primo presidente eletto democraticamente nelle Maldive ed ex leader dell'opposizione, ha affrontato in patria carcere e torture, oltre all'esilio in Gran Bretagna, prima di vincere le elezioni alla testa del Partito Democratico delle Maldive nel 2008. Con il suo governo, ricorda la nota Adnkronos, il paese ha voltato pagina dopo 40 anni di governo dell'autoritario presidente Maumoon Abdul Gayoom. E l 'ambiente, in una nazione composta da un'arcipelago di oltre mille isole coralline nell'Oceano indiano, e' stato fin dall'inizio una priorità del nuovo Presidente.

"Siamo noi che dobbiamo salvare noi stessi. Nessuno lo farà per noi". Questo l'incipint determinato di Mohamed Nasheed all'Adnkronos "La crescita del livello del mare - spiega - significa che dobbiamo investire nella protezione delle coste: barriere e frangiflutti. Ma si tratta di interventi costosi che possono danneggiare le barriere coralline. Per questo il nostro governo sta sperimentando tecniche di ingegneria soft per prendersi meglio cura delle barriere coralline, che proteggono le isole dalle onde del mare in maniera naturale".
"Allo stesso tempo, le Maldive stanno cercando anche di arrivare ad una economia ad emissioni zero, con la riduzione della nostra dipendenza dal petrolio importato dall'estero". "Vogliamo dimostrare -continua il Presidente- che sviluppo e progresso non significano emissioni di anidride carbonica. Vogliamo dimostrare che si può crescere, ma crescere in maniera verde".
"Le Maldive -aggiunge- hanno stabilito d'investire il 2% del reddito nazionale in progetti di energia rinnovabile".
"Da quando è stato ratificato il protocollo di Kyoto, le emissioni globali sono cresciute e la situazione peggiora di anno in anno. Alle Maldive- sottolinea il Presidente- siamo sulla linea del fronte dei cambiamenti climatici. I maldiviani vivono nella natura, la maggior parte di loro a cento, duecento metri dal mare. Abbiamo 70 isole dove l'acqua del suolo e' contaminata, perchè l'acqua di mare ricopre il terreno e contamina l'acqua potabile. E abbiamo 14 isole dove il governo ha dovuto trasferire la popolazione perché è aumentata l'erosione delle coste".
"Sappiamo -continua Nasheed- che stanno cambiando i parametri del clima e che la maggiore umidità dell'aria porta più tempeste, il che significa più erosione e più contaminazione dell'acqua. Inoltre le temperature più alte danneggiano le barriere coralline, con danni per la pesca. Per le Maldive, come per molti altri Paesi, il cambiamento climatico non e' un problema futuro, ma una realtà di oggi".
I maldiviani - si legge nella nota Adnkronos - hanno fatto la loro scelta di modello sostenibile, ma non possono pensare di vincere da soli contro i cambiamenti climatici. Il 17 ottobre 2009 Nasheed scelse, con una provocazione di grande impatto mediatico, di riunire il primo consiglio dei ministri subacqueo per sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale sull'innalzamento del livello del mare. Ma il presidente maldiviano sa bene che i gesti non bastano. E oggi, dopo il compromesso raggiunto l'11 dicembre alla conferenza sul clima di Durban, propone di cambiare modo di negoziare.
"Il Mandato di Durban e' probabilmente il miglior accordo che si poteva raggiungere", afferma Nasheed, ma nei negoziati internazionali sul clima "ogni accordo raggiunto e' sempre al minimo comune denominatore" perché serve l'unanimità'. Ora bisogna invece cambiare sistema. Finora si e' continuato "a parlare delle necessità di tagliare le emissioni. Ma per i politici, specialmente nei paesi in via di sviluppo dove milioni di persone ancora non hanno accesso all'elettricità, parlare di tagli e' molto difficile. Nessun politico- riflette il presidente- può dire di voler tagliare la crescita economica, lo sviluppo o lo sforzo per ridurre la povertà".
"Per questo motivo- conclude Nasheed- non bisogna chiedere ai paesi di non fare cose, di non inquinare. Chiediamogli invece di fare più cose positive, d'investire nelle energie rinnovabili. Se chiederemo agli altri Paesi di impegnarsi a investire una percentuale del reddito nazionale nell'energia pulita, invece di chiedere una riduzione delle emissioni, avremo più successo e affronteremo meglio i cambiamenti climatici".

red/pc

fonte: Adnkronos

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