TORINO
La storia di Apple comincia con un furgone Volkswagen, che Steve Jobs vende per 1300 dollari: con quel denaro acquista i componenti per costruire il primo computer con la Mela. E con il furgone Volkswagen si apre anche la prima esposizione italiana che ripercorre la vita e la carriera di Jobs, a nemmeno due mesi dalla sua scomparsa.
La mostra, che s’ inaugura oggi e rimarrà aperta fino alla fine di febbraio, occupa il secondo piano del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino ed è divisa in dieci aree tematiche, scandite da frasi dello stesso Jobs tratte dalla biografia di Walter Isaacson. Si va dalla fondazione di Apple nel 1976 nel garage della casa dei genitori (pure riprodotto in grandezza naturale) al licenziamento di Jobs dalla sua stessa azienda, dove tornerà nel 1997, portandola in 14 anni a diventare la più importante del mondo per capitalizzazione. C’è spazio anche per la storia di Pixar, che ha rivoluzionato l’industria del cartone animato e ridato vita a Disney, e non manca un ricordo di Torino, dove Jobs passò due settimane nel 1974, quando lavorava per Atari.
Su uno scaffale del garage ecco gli interessi e le passioni del guru di Cupertino: dal buddhismo ai Beatles, dal cibo vegetariano alla controcultura californiana. Nella mostra compaiono testimonianze eccellenti di persone che lo hanno conosciuto e che con lui hanno lavorato, a partire da Steve Wozniak, il padre del primo computer Apple. Anche l’Apple I fa parte dell’esposizione, perfettamente funzionante dopo il restauro a cura del Politecnico torinese: da un anno uno dei pochissimi esemplari rimasti è di proprietà di Marco Boglione, presidente di BasicNet, che ha organizzato la mostra insieme con l'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.
Boglione racconta così il suo omaggio a Jobs: «È un approfondimento culturale sul fare impresa in modo contemporaneo. E di un omaggio a un uomo al quale dobbiamo essere riconoscenti, perché ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e di pensare. Steve Jobs ha dimostrato che si può cambiare il mondo senza che il mondo cambi te». Cultura, già: perché le invenzioni di Jobs, prima ancora di entrare nella storia dell’informatica, sono entrate nella storia. Era targato Apple il primo computer con interfaccia grafica per uso domestico, il primo riproduttore di Mp3 diventato simbolo di una nuova era della musica, il primo vero telefonino intelligente, la tavoletta più famosa del mondo dopo quelle di Mosè. E al Museo delle Scienze Naturali sono esposte tutte, dal primo Mac del 1984 (anche nella sua reincarnazione come iMac quattordici anni dopo) all’iPod, dall’iPhone all’iPad. «Non c’è tutta la produzione Apple» - spiegano i curatori Cecilia Botta e Massimo Temporelli - «Ma solo gli apparecchi che hanno rappresentato un momento di svolta per la tecnologia e la cultura».
La mostra, curata per la parte informatica dalla torinese Euphon, è ovviamente iper tecnologica e interattiva, e sfiorando i pannelli immagini e video prendono vita: arte e tecnologia insieme, come sarebbe piaciuto a Steve Jobs.
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